Oristano 11 Aprile 2018
Cari amici,
Uno degli ultimi casi di
bullismo riportato dai giornali è quello avvenuto nei giorni precedenti le
vacanze di Pasqua in una scuola superiore di Alessandria. Qui un gruppo di
studenti facinorosi non si è limitato alle parole di scherno nei confronti di una loro
insegnante, ma ha addirittura legato alla sedia la professoressa prendendola letteralmente a
calci.
La notizia, rimbalzata su tutti i media (pubblicata per prima da La Stampa di Torino), ha fatto il giro in tempo reale sul Web, in particolare sui social, acuendo quella sensazione di disfattismo che la nostra scuola ormai presenta. Altro che "Buona Scuola"! Sicuramente un’ulteriore dimostrazione di una scuola che sta diventando sempre più “marcia”, se consideriamo anche il fatto che del misfatto sono stati girati dei video con i telefonini, che hanno poi fatto il giro su moltissimi cellulari e sui social.
La notizia, rimbalzata su tutti i media (pubblicata per prima da La Stampa di Torino), ha fatto il giro in tempo reale sul Web, in particolare sui social, acuendo quella sensazione di disfattismo che la nostra scuola ormai presenta. Altro che "Buona Scuola"! Sicuramente un’ulteriore dimostrazione di una scuola che sta diventando sempre più “marcia”, se consideriamo anche il fatto che del misfatto sono stati girati dei video con i telefonini, che hanno poi fatto il giro su moltissimi cellulari e sui social.
Il triste episodio è l’ennesimo
atto di violenza che avviene all’interno delle strutture scolastiche, una volta
deputate alla formazione e all’educazione delle nuove generazioni. Questa violenza "in crescendo" è una dimostrazione
lampante che i fatti e i misfatti che si consumano, con scadenza
drammaticamente quotidiana, nelle aule scolastiche non sono più un'eccezione.
Altra seria considerazione è che questo tragico atto di bullismo è stato messo in atto nei confronti di una persona non totalmente autonoma (si è infierito infatti su una donna fragile, dalla corporatura minuta e, soprattutto, afflitta da difficoltà motorie). La vittima dell’aggressione, nonostante tutto e per benevolenza, ha scelto di non sporgere denuncia, nei confronti di un siffatto gravissimo atto teppistico. Ma veniamo alla triste realtà dei fatti, che meritano di essere raccontati.
Altra seria considerazione è che questo tragico atto di bullismo è stato messo in atto nei confronti di una persona non totalmente autonoma (si è infierito infatti su una donna fragile, dalla corporatura minuta e, soprattutto, afflitta da difficoltà motorie). La vittima dell’aggressione, nonostante tutto e per benevolenza, ha scelto di non sporgere denuncia, nei confronti di un siffatto gravissimo atto teppistico. Ma veniamo alla triste realtà dei fatti, che meritano di essere raccontati.
In una classe di prima
superiore di un Istituto di Alessandria, fa lezione un’insegnante supplente che
viene, anziché ascoltata, stancamente sopportata dagli allievi. Nell’insofferenza
generale, la lezione di quella professoressa inizia a non essere più tollerata;
la donna, tra l’altro con difficoltà motorie e con problemi di salute, pur accorgendosi
del loro atteggiamento sbeffeggiante, nulla può fare se non continuare. Poco
conta il ruolo da lei esercitato in classe, come docente oltre che come donna, una
figura che normalmente ha sempre incarnato l’autorità e la regola. Ad un certo
punto un gruppo, quello dei più facinorosi, si alza e raggiunge la cattedra, parandosi
proditoriamente di fronte all’insegnante.
Il gruppo, dopo le risate e lo
scherno verbale vuole proseguire materialmente l’opera di demolizione della sua
figura di docente, delegittimandola dal ruolo esercitato. E così i componenti, sordi a
qualunque richiamo interiore comportamentale ed etico, mettono in atto la
terribile bravata. Accerchiano la prof è con il nastro adesivo la legano alla
sedia della cattedra e, non ancora paghi, la prendono a calci, mentre il resto
della classe plaude con urla e grida animalesche mentre riprende la scena con i
cellulari. Filmati che poco dopo verranno diffusi dai solerti filmakers di
turno, e poi divulgati online sia nei telefonini che nel social più diffusi.
Follie, follie che
viene difficile capire, considerato il luogo e l’età dei protagonisti, appagati
non solo dall’indecente, vile comportamento, ma anche dalla diffusione ad altri
gruppi di ragazzi violenti come loro, delle immagini trasmesse come registi di
questi turpi gesti. Il tristissimo gioco al massacro della povera insegnante ha
avuto termine solo dopo che uno studente di un’altra classe, richiamato dalle
grida provenienti dall’aula, accorgendosi del misfatto, ha chiamato il bidello
liberando l’insegnante.
Un gesto, amici, a dir
poco da far restare chiunque senza parole e che, in altri tempi, avrebbe
comportato per gli autori l’espulsione da tutte le scuole della nazione.
Sapete, invece, quel è stata la punizione comminata all’intera classe? Come riferisce
il quotidiano La Stampa, la punizione stabilita per i terribili ragazzi, è
stata quella di un mese di sospensione con l’obbligo di frequenza, e, in
aggiunta, la pulizia dei cestini delle altre aule durante l’intervallo. Pensate
che sia una punizione adeguata al comportamento messo in atto? Io penso proprio di no!
«Una punizione per nulla
esemplare, e un messaggio sbagliato agli studenti che rispettano la scuola e
gli insegnanti», hanno dichiarato al quotidiano torinese
La Stampa diversi docenti, in quanto pene così leggere non fanno altro che sminuire la
portata di certe bravate e di certe manifestazioni di bullismo. Solo pene ben
più severe possono riportare i giovani, che pensano che tutto sia loro
permesso, sulla strada della correttezza, con comportamenti consoni alla loro crescita educativa e sociale.
Cari amici, su questo
blog ho parlato spesso di scuola, di bullismo, di abbandoni scolastici (anche
di recente) e di quella così detta “Buona
Scuola” che – almeno per quanto mi riguarda - proprio buona non è. Noi, adulti e genitori, dovremmo cercare di
riflettere non poco. Oggi il lavoro del corpo insegnante è considerato quasi di
serie B, quando una volta era di alto livello, con i docenti stimati,
rispettati e tenuti nella massima considerazione (soprattutto dai genitori), ritenuti l’asse portante della
classe educativa. Nella società di oggi le famiglie hanno invece abdicato al loro ruolo educativo, creando, a cascata, una classe di insegnanti demotivati, vedendo svilito il loro ruolo formativo, mentre la Società civile sembra poco preoccupata dell’avvenire dei nostri giovani.
Siamo
sicuri, allora, di essere nel giusto? Il futuro delle Nuove Generazioni è nelle
nostre mani, oggi! Abdicare al nostro ruolo di genitori e di cittadini
consapevoli oggi, significa, domani, essere presi tutti a calci (non solo
metaforici) da quei giovani che non siamo stati capaci di educare!
A domani.
Mario
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