Oristano
6 Aprile 2018
Cari amici,
Il lavoro è diventato una chimera. I giovani under 25 senza
lavoro in Europa sono 3,5 milioni, con situazioni variegate, ma tutte assai
problematiche. In Grecia il 45 per cento dei giovani risulta disoccupato, in Spagna
la percentuale è del 35,5, mentre in Italia è del 32,8 per cento. Nel nostro
Paese, inoltre, i giovani che lavorano risultano in gran parte occupati in lavori
flessibili, che, spesso, li costringono a lavorare nel fine settimana; secondo i
dati appena pubblicati da Eurostat il 40,5 per cento dei giovani tra i 15 e i
34 anni occupati nel nostro Paese, lavora
“regolarmente” il fine settimana, percentuale appena più bassa di quella
della Grecia, con oltre dieci punti in più, però, rispetto alla media dell'UE, dove la percentuale risulta essere del 29,6 per cento.
Nell’UE, infatti, tre
persone su dieci di età compresa tra i 15 e i 34 anni lavorano nel fine settimana,
ma questa percentuale è ben più alta in Grecia (dove è pari al 47,5 per cento)
e in Italia, dove come detto supera il 40 per cento. La Grecia e l’Italia sono
dunque le nazioni pilota, dove la percentuale delle aperture di negozi e punti
commerciali il Sabato e la Domenica è più alta che altrove, grazie all’impiego
di forza lavoro ‘più fresca’, costituita appunto dai giovani.
A rilevarlo è EUROSTAT, l’Istituto di Statistica Europeo
(responsabile del coordinamento e rafforzamento della Governance del sistema
statistico europeo, SSE), che di recente ha pubblicato i dati relativi al 2016.
Se per alcuni Stati membri – Ungheria, Portogallo e Polonia – il fine settimana
è considerato ancora come ‘sacro’ (con la quota di giovani al lavoro nei fine
settimana che oscilla dall’11% al 13%), per altri Paesi come il nostro, invece,
le cose sono molto cambiate, rispetto al passato.
Si, amici, i dati
Eurostat hanno certificato che tenere aperti i negozi di Sabato e Domenica è stato
possibile solo grazie all’elevato impiego degli under 35, avvenuto anche utilizzando un
certo marchingegno! Si, amici, utilizzando
una specie di ‘cavallo di Troia’:
quello dell’apprendistato e del tirocinio obbligatorio. In questo modo, sempre
secondo Eurostat, sia in Grecia che in Italia, tramite l’ingegnoso sistema
della ‘formazione professionale’, si è imposto ai lavoratori più giovani di
rinunciare al week-end. Infatti, le percentuali riferibili all’apprendistato e
alla formazione sono state in Grecia del 43,7 per cento e in Italia del 40,0
per cento, dati praticamente quasi identici a quelli prima rilevati come globalità.
L’Eurostat nelle sue
statistiche ha evidenziato anche molto altro. Per esempio in Italia i giovani tra
i 18 e i 34 anni che vivono ancora in casa con i genitori sono ben due su tre (oltre il 66 per cento), mentre nell’UE il dato è pari al 42,6 per
cento. Ammonta inoltre a meno del 30% la percentuale dei giovani che ha completato la formazione professionale effettuando un’esperienza lavorativa mentre studiava (forse anche perché
chi fa un’esperienza lavorativa durante il percorso di studi da noi spesso non
riceve compenso, come affermano oltre un terzo di coloro che dichiarano di aver
lavorato). Nell’UE, invece, lavorare mentre si studia è molto più frequente, con
quasi la metà dei giovani (il 46%), che durante il corso di studi riescono a fare un'esperienza lavorativa venendo regolarmente
retribuiti.
Cari amici, credo che
nell’anno appena trascorso (2017) i dati siano cambiati di poco, mentre il parco
giovani continua a restare senza lavoro (che appare sempre più un
miraggio), e, soprattutto, a subire quel poco di lavoro, in gran parte precario, che li costringe a sottostare a pesanti condizioni che non appaiono certo di grande soddisfazione.
Personalmente penso che anche questa situazione abbia influito non poco sull’esito delle elezioni appena trascorse, mettendo all’angolo senza riserve un Partito Democratico che in passato era stato per i giovani il portabandiera delle loro aspirazioni. Il malcontento generale, sempre più diffuso, ha irrobustito il voto di protesta, privilegiando, quasi a valanga, il Movimento 5 stelle, dove sicuramente sono confluiti non pochi voti di contestazione nei confronti di una politica che ha abbandonato i giovani.
Personalmente penso che anche questa situazione abbia influito non poco sull’esito delle elezioni appena trascorse, mettendo all’angolo senza riserve un Partito Democratico che in passato era stato per i giovani il portabandiera delle loro aspirazioni. Il malcontento generale, sempre più diffuso, ha irrobustito il voto di protesta, privilegiando, quasi a valanga, il Movimento 5 stelle, dove sicuramente sono confluiti non pochi voti di contestazione nei confronti di una politica che ha abbandonato i giovani.
Che succederà ora?
Difficile dirlo. Con un’Italia spaccata in due, dove le due anime degli
italiani appaiono antitetiche, quindi incapaci di mettere insieme le poche cose
che in realtà potrebbero accomunarle, trovare la soluzione non sarà facile. In questi giorni si svolgono le
consultazioni del Capo dello Stato Mattarella; il Presidente cercherà di capire se dal Cilindro potrà uscire un’ipotetica
maggioranza, in grado di esprimere un Governo in grado di affrontare le emergenze che bussano alla porta. I problemi non mancano, e sono di grande delicatezza! Trai primi quello dell’immigrazione fuori controllo, a cui si aggiungono i problemi
di sicurezza, delle necessarie correzioni di bilancio richieste dall’Europa, della riduzione
delle tasse ai cittadini e alle imprese, della creazione di posti di lavoro per i giovani, e, per finire, last but non list, trovare la quadra sull'attuale sistema pensionistico.
Personalmente non sono
molto fiducioso, soprattutto perché certe soluzioni appaiono quasi impossibili, anche per carenza finanziaria, se non si applica un freno agli sprechi. Anche
tornare subito alle urne (in caso di impossibilità a governare), credo che poco o nulla cambierebbe, se non si
provvederà, prima, a modificare l'attuale legge elettorale, trovando la
soluzione per consentire allo schieramento che vincerà le elezioni di governare, bene o
male che sia, assumendosene la piena responsabilità.
Solo così potremmo, davvero, uscire dalla pericolosa palude in cui l’Italia si trova.
Solo così potremmo, davvero, uscire dalla pericolosa palude in cui l’Italia si trova.
A domani.
Mario
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