Oristano
24 Aprile 2018
Cari amici,
Incredibile ma vero:
secondo un nuovo studio effettuato dagli esperti della Heriot-Watt University (Scozia), pubblicato su 'Environmental Pollution', in un anno finiscono nel nostro piatto
circa 70.000 fibre plastiche "potenzialmente pericolose". Ciò vuol
dire che praticamente in ogni pasto arriviamo a consumare un centinaio di
minuscole particelle di plastica (si tratta delle cosiddette microplastiche)
che entrano con il cibo nel nostro organismo, anche se apparentemente non ci
accorgiamo.
Ho già avuto modo su
questo blog di trattare il rischio che la plastica crea nella nostra
alimentazione (oltre che inquinare profondamente il nostro ecosistema sia
terrestre che marino); chi volesse può andare a leggere quanto ho avuto
occasione di scrivere l’11 Novembre del 2016, cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.it/2016/11/linvasione-della-plastica-nella.html.
Si, la triste realtà è che tutti i giorni “condiamo” i nostri cibi non solo con
sale, olio e aromi, ma anche con un pizzico di plastica. Ma com’è che siamo
riusciti a rilevare che ogni giorno introduciamo nel nostro organismo tanta
plastica? È presto detto, lo hanno fatto per noi gli esperti.
La plastica ormai è presente nel confezionamento della gran parte delle risorse alimentari.
Tutto quello che troviamo nei nostri supermercati dall’acqua alle altre
bevande, dalla carne al latte, dalle verdure al pane, tutto è “avvolto” in
sottili fogli di plastica. Plastica che è soggetta a frantumarsi, anche in
piccolissime parti che galleggiano nell'aria, e che, oltre che essere respirate, si depositano planando lentamente sugli alimenti che mangiamo. Le microplastiche, appartenenti alle diverse categorie di plastica, ci fanno ormai compagnia dalla mattina alla sera, notte compresa.
I ricercatori, per quanto riguarda gli alimenti, sono
giunti alla loro scoperta collocando delle piastre
di Petri (sono dei recipienti di vetro o plastica di forma cilindrica,
utilizzati in diversi campi della biologia per la crescita di colture
cellulari, che hanno preso nome dal batteriologo Julius Richard Petri,
assistente di Robert Koch, che li inventò nel 1877), munite di 'trappole'
appiccicose per la cattura delle polveri, accanto alle pietanze servite
in tre case private durante tutti i pasti.
Ebbene, l’esperimento ha
rilevato fino a 14 pezzi di plastica in ciascuna piastra dopo 20 minuti.
Tenendo conto delle dimensioni maggiori dei piatti, si è stimato che circa 114
fibre di plastica cadano con buona probabilità nel nostro pasto ogni volta che
ci sediamo a tavola, per un totale compreso tra 13.713 e 68.415 ogni anno.
Numeri che sono più alti persino di quanta plastica si arriverebbe a consumare
mangiando ogni giorno frutti di mare come le cozze, spesso considerate le spazzine del mare e quindi ricche di
residui di questo tipo.
Si amici, come detto
sono stati i ricercatori dell’Università di Heriot-Watt di Edimburgo, a
scoprire questo pericolo mix di microplastiche che quotidianamente ingeriamo
senza saperlo, provenienti non solo dagli involucri di plastica dei cibi che
mangiamo, ma anche da mobili e tessuti sintetici, frammenti microscopici che
entrano costantemente nella polvere domestica, e con questa si posano poi sui
nostri piatti, entrando nel nostro organismo.
Il problema appare
davvero molto serio, se pensiamo che questo mix di polvere ad alta presenza di
microplastica, oltre a essere respirato in continuazione lo ingeriamo con i cibi,
insomma lo mangiamo! L’esperto Julian Kirby, del Friends of the Earth, a questo
proposito ha detto: “Le microfibre di plastica si trovano nella polvere delle nostre case”;
aggiungendo poi: “Abbiamo urgente bisogno che i governi adottino un piano d’azione per
porre fine all’inquinamento plastico e indagare sui possibili impatti della
plastica ambientale sulla salute umana”.
Cari amici, nel mio
precedente post dell’11 Novembre 2016 ho parlato senza mezzi termini della
pericolosità dei diversi tipi di plastica, in particolare degli ftalati. I ftalati sono una famiglia di
sostanze chimiche ampiamente utilizzate in saponi, materie plastiche, adesivi,
gomme, inchiostri e profumi. Anche se queste sostanze chimiche non sono
intenzionalmente aggiunte agli alimenti, queste vengono a contatto attraverso
il processo di trasformazione e imballaggio, risultando presenti dunque lungo
tutta la catena alimentare, essendo facilmente assorbite dalle cellule adipose
del prodotto; in questo modo si spostano dalla confezione di plastica nel cibo
e, dal cibo alle persone. Secondo gli Istituti Sanitari Nazionali, queste
sostanze chimiche sono considerate come disgregatori endocrini, in grado di
interferire con il sistema ormonale del corpo.
Credo che tutti
dovremmo riflettere non poco sui danni presenti e futuri che il grande consumo
di plastica, purtroppo sempre in crescendo, continua ad arrecare nel mondo. Personalmente
penso che dovremmo, davvero, rivederne quanto prima l’utilizzo, tornando per
esempio all’uso dei contenitori di vetro. Il discorso, però, è lungo complesso e
prevede un accordo a livello mondiale che tenga conto della salvaguardia del
Pianeta, del suo equilibrio e del suo abitante principale: l’uomo.
A domani.
Mario
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