Oristano
10 Gennaio 2015
Cari amici,
credo che nessuno sia
talmente soddisfatto della propria condizione economica da non desiderare di
cambiarla in meglio! Tutti, anche quelli appartenenti ai ceti più abbienti,
sono attratti dall’idea di "tentare la fortuna" partecipando alle varie lotterie, sperando di essere ancora più fortunati e incassare premi
miliardari, e migliorare ancora di più il loro tenore di vita. Sono, però, i
meno fortunati, quelli che lottano ogni giorno per la sopravvivenza e che
stentano ad arrivare a fine mese, a “tentare la fortuna”, capace, almeno in teoria, di cambiare d’un
colpo la loro vita grama e poco appetibile. Sono questi, sopratutto, a
ingrossare quel grande esercito di giocatori che tutti i giorni dilapida i
pochi spiccioli posseduti al banco del lotto o nei vari “punti vendita della
fortuna”, dove una miriade di tagliandi colorati promettono vincite miliardarie
in cambio di qualche euro.
La passione per il
gioco d’azzardo nel mondo è sempre esistita. A cercarne storicamente le origini
risulta che in Cina, tra il 205 e il 187 a.C., durante la Dinastia Han, si
svolgessero già delle lotterie destinate a finanziare le grandi opere pubbliche
della nazione. Anche in Italia la passione per il gioco è scoppiata in tempi
antichi. Risulta, per esempio, che a Milano il 9 Gennaio 1449 si tenne in
piazza Sant'Ambrogio una lotteria che, si presume, sia stata la prima lotteria
della storia italiana; lo scopo era quello di aiutare le esangui casse della Aurea Repubblica Ambrosiana, allora in
guerra contro Venezia. L'idea venne a certo Cristoforo Taverna, un banchiere
milanese, che la mise in atto.
In Francia nel 1520 il
re di Francia Francesco I legalizzò ufficialmente con un editto le lotterie,
autorizzando la loro organizzazione in cinque "ruote" (nome con il
quale venivano denominate le urne contenenti i biglietti da estrarre) nelle
città di Parigi, Lione, Strasburgo, Bordeaux e Lilla. In Inghilterra, invece, le
lotterie "sbarcarono" nel 1566, e nel 1567 vennero autorizzate dalla
regina Elisabetta I, che diede il via ad una lotteria allo scopo di raccogliere
fondi per la riparazione di cinque porti inglesi.
Inizialmente, dunque,
le lotterie si diffusero con un fine ben preciso: sostenere opere di pubblica
utilità o, comunque, con scopi benefici. Come, però, spesso avviene, gli
organizzatori una volta accertato che gli introiti derivanti erano consistenti,
le trasformarono in buona fonte di lucro e iniziarono ad affiorare i sospetti che si
trattasse di operazioni truffaldine. Da queste prime ‘lotterie sociali’ nacque
successivamente quel gioco, straordinariamente contagioso, che ancora oggi
affascina e incanta: il gioco del Lotto. Napoli, in particolare, era e rimane la capitale
incontrastata di questo gioco.
Tornando alle nostre
lotterie, in particolare quelle più recenti, la più famosa è certamente la Lotteria Italia. Anche quest’anno, il 6
di Gennaio (volutamente la scelta è caduta sul giorno dell’Epifania,
tradizionalmente simbolo di festa e di doni) la trasmissione dei “Pacchi”,
condotta da Flavio Insinna, ha calamitato sul piccolo schermo milioni di
italiani. Il primo premio da 5 milioni di euro è andato quest’anno a Veronella,
in provincia di Verona (il numero del tagliando vincente è il G 050111), mentre
il secondo premio, da 2 milioni di euro, è stato venduto a San Nicola La Strada
(in provincia di Caserta (il numero del tagliando è Q 146948); venduto invece a
Roma il biglietto E 367077 abbinato al terzo premio da un milione e mezzo di
euro, mentre il quarto premio da un milione di euro è andato a Varese, dove è
stato venduto il tagliando N 235789. A seguire i premi minori: da 500 mila euro
fino a 20 mila e così via.
Se la passione per il
gioco degli italiani è davvero forte (credo che non abbiamo niente da invidiare
ai cinesi), altrettanto forte sembra anche la “distrazione” dei tanti che, pur
in possesso del biglietto vincente, non sono così solleciti a presentarsi per la riscossione! Insomma c’è chi, pur avendo vinto, non si presenta ad incassare. “I dati forniti dai Monopoli – si legge nel quotidiano La
Stampa di Torino - raccontano che dal 2002 a oggi oltre 23 milioni di euro di
montepremi non sono mai stati reclamati. Il caso più eccezionale nel 2009: non
è mai stato presentato all’incasso il biglietto del primo premio da cinque
milioni di euro venduto a Roma”! Nel
2014, invece, sono rimasti nelle casse dell’Erario quasi due milioni, tra cui
il quarto premio da un milione di euro, finito all’Aquila e mai reclamato; a
questo bisogna aggiungere sei premi da 60 mila e diciannove da 20 mila. Una delle cause della ‘dimenticanza’ potrebbe
essere il fatto che i biglietti della lotteria di Capodanno sono venduti con
molto anticipo rispetto al momento dell’estrazione, e questo certamente aiuta il
possessore a dimenticare.
La domanda che sorge
spontanea, a questo punto, è: che fine fanno i soldi che non vengono reclamati?
Il denaro resta nei forzieri dei Monopoli, a disposizione per i futuri concorsi.
Le regole della lotteria, infatti prevedono che “per poter riscuotere il premio
è necessario, entro i 180 giorni,
presentare il tagliando integro e in originale agli sportelli della Banca
Intesa Sanpaolo o all’ufficio Premi di lotterie nazionali dei Monopoli”, come
si legge nel quotidiano di Torino prima citato. Quest’anno le vendite dei
biglietti sono cresciute del 13,5%: sono stati staccati 8 milioni e 700mila
tagliandi. Ma nel 1988 furono quasi 38 milioni. Più di uno a testa. Il motivo
del calo è abbastanza semplice: la gente preferisce i giochi dall’esito
immediato: Slot, Bingo, Gratta e Vinci.
Cari amici, per
chiudere questa riflessione voglio ricorrere non tanto alle mie considerazioni ma a quelle di
uno studioso ben più importante, uno dei padri della moderna economia: Adam
Smith. Nel suo famoso libro “La
Ricchezza delle Nazioni”, nel capitolo "Dei salari e dei
profitti nei diversi impieghi del lavoro e dei fondi" (libro I, capitolo
X), dedica un paragrafo anche alle lotterie. Eccone alcuni tratti:
«Non è mai esistita e
mai esisterà al mondo una lotteria perfettamente equa, tale cioè che il
guadagno totale compensi la perdita totale, poiché il gestore non ne
ricaverebbe niente [...] La vana speranza di guadagnare uno dei grandi premi è
la sola ragione [...] Anche le persone più equilibrate difficilmente
considerano una follia pagare una piccola somma in cambio della possibilità di
guadagnare dieci o ventimila sterline, perché non sanno che quella somma, pur
piccola, è superiore del venti o trenta per cento al valore della probabilità
che rappresenta».
Penso che ogni ulteriore
commento sia superfluo.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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