Oristano
5 Gennaio 2015
Cari amici,
ieri, come spesso mi
capita la Domenica, sono stato a messa in Cattedrale, anziché nella chiesa
della mia Parrocchia. Contrariamente alla consuetudine, non celebrava il
Parroco titolare, Mons. Giuseppe Sanna, ma Don Costantino Usai, suo predecessore. Conosco bene Don Titino: studioso e cultore della sacre scritture,
dotato di buona favella e capace di rendere semplici anche i concetti più difficili, ma soprattutto uomo
dotato di grande carisma. Seduto nei primi banchi, leggendo il
foglietto domenicale, ho pensato subito che la Sua omelia sarebbe stata interessante (ero da
molto senza sentirne una delle Sue), ed ero soprattutto curioso, considerata la particolarità del tema del
Vangelo del giorno, di sapere in che modo avrebbe reso quei difficili concetti ai fedeli.
L’argomento di Domenica
scorsa era tratto dal Vangelo di Giovanni, e riepilogava la creazione, l’originaria comunicazione di Dio con l’uomo (il Verbo) e la successiva venuta di Cristo (l'incarnazione del Verbo), nella descrizione fattane dall’evangelista
Giovanni. Don Titino, commentando il classico e ultra noto passo: “In principio era il Verbo, il
Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di
tutto ciò che esiste”, con la Sua sagace capacità oratoria, ha
cercato di rendere semplice, come suo solito, il difficile concetto di “far comprendere”, anche ai meno colti, il significato
di “Verbo”, inteso come “Parola”,
come grande mezzo espressivo e comunicativo, strumento principe della
trasmissione del pensiero tra gli uomini, e, in primis, utilizzato da Dio per
comunicare all’uomo la Sua volontà. Dio ha da principio usato il Verbo parlandoci
attraverso i profeti, e successivamentecon con l'invio sulla terra del Suo unico figlio, Gesù.
Ecco, ha detto nell'Omelia, il
Verbo è l’inizio di tutto, è antecedente a qualsiasi altra cosa; il Verbo, la
parola di Dio, precede tutto, anche la creazione del mondo; dopo averci creato è
attraverso la Sua parola che Egli ci ha resi partecipi del Suo volere, del suo
affetto verso di noi, dimostrandocelo anche in modo tangibile: inviando il Suo unico figlio sulla
terra, prendendo sembianze umane con l'incarnazione nel seno della Vergine Maria. Dono immenso, concessoci per poterci riscattare dai
nostri peccati, attraverso il sacrificio delle Sue spoglie terrene, immolato sulla croce. “E il Verbo si è fatto carne”, ha
detto Don Titino, volendo Dio dimostrare all'uomo, in modo inequivocabile, il Suo immenso amore che può arrivare anche al
sacrificio estremo. Verbo, dunque, come parola di Dio diretta all'uomo, come espressione di costruttivo dialogo reale, concreto, di salvezza.
Quell’iniziale Verbo di
Dio, da iniziale sacro strumento di comunicazione è divenuto poi
il linguaggio corrente degli uomini, strumento fondamentale della comunicazione nel
mondo. Linguaggio, quello umano, che nel tempo ha assunto le forme più svariate del sapere,
dell’intelletto: Verbo diventato parola-poesia, parola-logos, parola-dialogo,
parola diventata sapienza, conoscenza, diritto, filosofia, logica, matematica,
economia, scienza e quant’altro.
Eppure l’uomo di questo
straordinario mezzo di comunicazione ha spesso abusato; lo ha spesso svilito, usato
impropriamente, imbrattato, insozzato, travisandone la funzione iniziale;
in sintesi l'uomo, travisando il Verbo, questo straordinario mezzo di comunicazione, di
arricchimento interiore, di meraviglioso tramite anche con Lui, nostro Dio
Creatore, lo ha trasformato in veicolo per lordare, per sporcare. Spesso, a detto Don Titino, anziché
usare la parola donataci da Dio per salutare, lodare, ringraziare, dialogare positivamente
con gli uomini o pregare, l'abbiamo svilita, utilizzandola per inveire,
denigrare, criticare, dire il falso, offendere, imprecare e bestemmiare.
Parola, dunque, trasformata da positiva in negativa, gettata
nel fango, usata non come mezzo di ringraziamento per il dono della vita, come
annuncio di gioia, come lode al Creato e al Creatore, ma abusata, diventata strumento di odio,
di condanna, mezzo di morte. L’uomo sempre più spesso continua a rifiutare
la grande offerta di salvezza fattagli da Dio, e, pur potendo, stenta ad
abbandonare i piaceri terreni e a distaccarsene, anziché pentirsi e chiedere
perdono per essere redento dal peccato.
Cari amici, sono
rimasto molto colpito dall’omelia di Don Titino, fatta con il suo solito
calore, il suo forte entusiasmo, la sua competente preparazione; le sue parole catturano
sempre l’attenzione e fanno riflettere, perché sono capaci di entrare in profondità
dentro chi lo ascolta. Rientrando a casa, al termine della sacra funzione,
ho riflettuto ancora. Ho pensato che se fossimo tutti un pochino più umili, più
responsabili, potremmo cogliere, in quest’anno speciale, la grande opportunità
dataci da Papa Francesco con il Giubileo della Misericordia: quella di
riprendere con fiducia il dialogo spesso interrotto con Dio.
Tutti possiamo,
attraversando una delle “Porte Sante”, tornare ad essere in piena sintonia con Lui,
ritrovando, attraverso la Sua Misericordia, quell’amicizia che Egli non ci ha
mai negato. Egli ci aspetta, fiducioso del nostro pentimento; aspetta la
ripresa di quel dialogo interrotto, attende il nostro ritorno alla casa del
Padre; Egli ci aspetta tutti, peccatori pentiti, attende le nostre preghiere,
fatte più di sentimento, di pensiero, che di parole. Il Suo amore non ci abbandonerà mai! Lui, Misericordia Infinita,
ci chiede solo di “Essere misericordiosi come lo è Lui con noi, sempre”.
A domani.
Mario
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