Oristano
24 Gennaio 2016
Cari amici,
il post di oggi voglio
dedicarlo al coriandolo: non preoccupatevi, non è del Carnevale imminente che
voglio parlarvi, che di coriandoli si nutre, ma del Coriandolo pianta erbacea
simile al prezzemolo, utilizzata in cucina da tempo immemorabile e capace
anche, opportunamente utilizzata, di depurare le acque inquinate dai metalli
pesanti. Prima di parlare della lunga storia di questa pianta, vediamo insieme
le caratteristiche botaniche che la contraddistinguono.
Il coriandolo
(Coriandrum sativum, L. 1753), comunemente noto come prezzemolo cinese, è una
pianta erbacea annuale della famiglia delle Apiaceae (o Umbelliferae).
Appartiene alla stessa famiglia del prezzemolo, del cumino, dell'aneto e del
finocchio. Il suo nome scientifico Coriandrum è latino (la pianta era stata già
citata da Plinio nella sua Naturalis Historia), e la radice del termine è
ancora più antica: risale alla parola greca corys o korios (cimice) seguita dal
suffisso -ander (somigliante), in riferimento alla rilevata somiglianza
dell'odore emanato dai frutti acerbi o dallo sfregamento delle foglie della pianta,
con quello dell’insetto. La pianta risulta originaria dell’Africa del nord e
dell’Asia sudoccidentale; è glabra, lucente e, come detto, di odore sgradevole
se stropicciata; si presenta con fusto eretto alto fino a 60 cm e con foglie
bi-tri pennatosette, segmentate. I fiori bianchi (anche rosa) sono riuniti in
infiorescenze ad ombrello; i frutti sono diacheni aromatici, di forma ovoidale,
zigrinati a coste, e contenenti un olio essenziale costituito in gran parte da linalolo,
pinene e geraniolo.
Il Coriandolo è noto fin dall'antichità: risulta impiegato nella civiltà egizia anche nel 5000 a.C.; apprezzato come pianta
aromatica e medicinale non solo dagli Egizi ma anche dagli Ebrei, dai Greci e dai Romani, che ne facevano uso sia nel campo alimentare che medico. Questa spezia si trova raffigurata in
alcune tombe egizie come offerta rituale, mentre da parte dei Micenei il suo
utilizzo è attestato in alcune tavolette, dove appare definito già come
"koriandono". I Romani usavano molto questa spezia, ed Apicio ne fa
la base di un condimento chiamato appunto "Coriandratum". Secondo
Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XX, 82), mettendo alcuni semi di
coriandolo sotto il cuscino al levar del sole si poteva far sparire il mal di
testa e prevenire la febbre.
L’uso di questa spezia nelle civiltà successive continuò nel tempo senza interruzioni; ci basti pensare che, da informazioni
giunte fino a noi, proprio dai semi di coriandolo ricoperti di zucchero è nata
la tradizione degli allegri omonimi di Carnevale! Essi durante il Rinascimento venivano lanciati per festeggiare matrimoni e festività in maschera.
Successivamente questi semi colorati furono sostituiti da piccole palline colorate, fatte di gesso o di carta, a cui seguì l’usanza attuale dei cerchietti di carta multicolori che allietano non solo il carnevale di oggi ma anche numerose altre feste.
Il suo uso alimentare è
ancora oggi a 360 gradi: numerosissimi sono gli impieghi culinari del coriandolo. Esso
entra nella preparazione di alcuni salumi, insaporisce carne, pesce e verdure,
ma profuma anche birre, biscotti, confetti e il panpepato; i semi vengono
utilizzati come spezia dai mille usi. Questi sono meno piccanti delle foglie, di sapore dolce, con un lieve gusto di limone. Macinati, i semi di coriandolo
costituiscono uno degli ingredienti principali del curry. Le foglie, in
Oriente, sono utilizzate al posto del prezzemolo. A Tenerife si usa nel Mojo
Verde (salsa). Nell'Africa Meridionale vengono inseriti nel boerewors, una
salsiccia spiraliforme abbondantemente speziata. In passato, in Italia, lo si
trovava nella mortadella. Nella città di Monte San Biagio e in alcuni paesi
sulla costa Ionica della Basilicata il seme di coriandolo viene ancora usato
per condire l'impasto della salsiccia.
Il coriandolo apporta
ai cibi un tocco delicato, che aiuta a esaltare i sapori senza sovrastarli: per
questo si sposa bene con verdure e zuppe, ma accompagna bene anche pesce e
carne. In cucina viene spesso aggiunto alle conserve perché ne preserva il
sapore e la qualità. In Inghilterra è parte attiva nella preparazione dei
dolci, mentre nella zona balcanica è considerata ‘spezia delicata’ per
insaporire il pane. Del coriandolo si possono consumare le foglie, sia fresche
che secche, mentre i semi sono utilizzati a maturazione completa. Si conservano
in barattoli di vetro a chiusura ermetica e si macinano nel momento
dell’utilizzo. In Oriente del coriandolo vengono utilizzate anche le radici:
nella cucina thailandese servono per preparare un condimento particolare,
insieme ad aglio e pepe. Dai fiori del coriandolo viene ricavato anche un rinomato
miele. È il miele di coriandolo, che ha un sapore molto intenso, tipo “caramella
al miele”, con un leggero retrogusto mentolato di finocchio selvatico. Ha una cristallizzazione
fine, risulta ben spalmabile e può essere utilizzato sulle fette biscottate, al
posto di una marmellata.
Oltre il suo
insostituibile uso in cucina, il coriandolo, per le sue proprietà medicinali, è
ben utilizzato anche in erboristeria. Grazie alle sue numerose proprietà benefiche
aiuta la digestione, contrasta l’affaticamento e stimola l’attività cerebrale.
Un infuso di coriandolo è un toccasana per lo stomaco stressato dal cibo. Il
coriandolo può essere usato come infuso contro i dolori di stomaco, è
consigliato anche per problemi di aerofagia e le emicranie ed ha pure una funzione
antidiarroica. In Sri Lanka le popolazioni tamil utilizzano i frutti per la
preparazione di un decotto che, dolcificato con il miele, viene assunto per
alleviare la tosse.
Ricordo
sempre a tutti che l’uso delle proprietà medicinali delle piante va sempre autorizzato
dal medico o dal farmacista: è un problema di dosi e di intolleranze, in quanto
anche una buona sostanza va somministrata nell’organismo con grande cautela,
attenzione e competenza. Le generiche informazioni qui riportate non sono
consigli medici e potrebbero essere travisate o mal espresse. I contenuti hanno
solo scopo illustrativo e non sostituiscono il parere del medico, che, prima
dell’utilizzo, va sempre e comunque consultato.
Ebbene, amici, quanto
detto sul coriandolo è già tanto ma non è tutto: il coriandolo ha in serbo anche un’altra
straordinaria proprietà. Al 246esimo
Meeting ed Esposizione Nazionale della Società Chimica Americana il
ricercatore Douglas Schauer, riportando una ricerca svolta dagli studenti dell'Ivy
Tech Community College di Lafayette (Usa), ha dichiarato che il coriandolo, noto anche come cilantro, può essere usato per
purificare l'acqua potabile dai metalli pesanti. In effetti risulta in grado di svolgere una
funzione “bio-assorbente”, capace di rimuovere dall’acqua contaminata piombo ed altri
metalli pesanti potenzialmente tossici.
Schauer, che è un
ottimo ricercatore, ha reclutato i suoi studenti in questa ricerca, lavorando
insieme ad altri scienziati dell’Università Politecnica Francisco I Madero di Hidalgo. Intervistato, Schauer ha spiegato che il Messico non ha un sistema per
filtrare i metalli pesanti dall’acqua, ma il coriandolo li è molto presente, cresce
spontaneo in grandi quantità, e può dunque essere utilizzato. I loro esperimenti su
piccola scala hanno indicato che il coriandolo può essere più efficace del
carbone attivo nel rimuovere dall'acqua metalli pesanti come il piombo. Schauer ritiene
che i bio-assorbenti come il coriandolo potrebbero svolgere facilmente questa
funzione: confezionati in pacchetti simili alle bustine del tè, in cartucce
filtro riutilizzabili o anche in palline da infusione, potrebbero essere in grado di rimuovere dall'acqua i
metalli pesanti nocivi.
Che dire, amici miei,
la natura è veramente una grande miniera ancora tutta da scoprire! L’ho sempre detto
che in natura c’è tutto quello che ci serve: sta all’uomo ed alle sue capacità, utilizzare la
grandezza del creato al meglio, senza stravolgimenti.
A domani.
Mario
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