lunedì, gennaio 25, 2016

LA REGIONE SARDEGNA E LA SUA FINTA AUTONOMIA. QUANDO ESSERE AUTONOMI ANZICHÉ “LIBERI DI SCEGLIERE” SIGNIFICA SOLO RESTARE SUDDITI. DOPO LE GRAVOSE SERVITÙ MILITARI ORA È A RISCHIO ANCHE LA PROTEZIONE AMBIENTALE.



Oristano 25 Gennaio 2016
Cari amici,
il recente accoglimento (parziale) da parte della Consulta della richiesta di referendum sulle trivelle, voluto da nove Consigli Regionali, in seguito all’approvazione da parte del Governo del “Decreto sblocca Italia”, che di fatto ha sottratto all’autonomia delle singole Regioni la decisione (concessione del VIA, valutazione impatto ambientale) sulla richiesta di perforazioni petrolifere, se da un lato fa fare un primo respiro di sollievo, non risolve, comunque, il problema. Vediamo in dettaglio i fatti.
L’articolo 38 della legge voluta dal Governo Renzi (più nota come Decreto sblocca Italia) stabilisce che, in caso di «progetti d’interesse nazionale primario e strategico», la competenza regionale del rilascio della valutazione d’impatto ambientale (VIA) sulle «attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e di stoccaggio sotterraneo di gas naturale», passa a quella nazionale, con la conseguenza di espropriare di fatto, su questi punti specifici, tutte le Regioni della possibilità di decidere in materia di tutela ambientale.
Il decreto “Sblocca Italia”, come si sa, istituisce un regime di “manica larga” sulle valutazioni d’impatto ambientale delle «grandi opere» considerate di «interesse strategico», dalla Tav in Val di Susa sino alle nuove autostrade come la Napoli-Bari. Il contenuto del decreto, però, non riguarda soltanto infrastrutture e trasporti, ma anche il settore della produzione di energia, in particolare l’autorizzazione alle trivellazioni a mare. In Sardegna, per esempio, l’approvazione del decreto governativo mette a rischio la nostra autonomia, formalmente “a statuto speciale”, nel delicato settore ambientale. L’articolo 38 prima menzionato, infatti, potrebbe ribaltare il «no» dei cittadini di Arborea al Progetto Eleonora, potenzialmente in grado di distruggere l’area naturalistica di S’Ena Arrubia.
La recente sentenza della Consulta, che ha autorizzato lo svolgimento del referendum richiesto dai nove Consigli Regionali richiedenti, non esaurisce il problema, in quanto i quesiti referendari proposti erano ben sei! La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile solo quello riguardante la durata delle autorizzazioni alle esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti petroliferi già rilasciate. In un primo tempo l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti e sei, ma a seguito dell’introduzione da parte del Governo di una serie di nuove norme, tra cui il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine, alla fine ha ritenuto ammissibile solo il sesto: il quesito riguardante la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la "durata della vita utile del giacimento".
Senza entrare nel merito (una disquisizione su vantaggi e svantaggi delle perforazioni sui nostri mari, rispetto al necessario acquisto all’estero, sarebbe lunga e anche poco produttiva, considerato che il modestissimo risparmio conseguito a seguito di ulteriori ritrovamenti, comporterebbe spese ben più consistenti per rimediare agli enormi danni causati all’ambiente e al turismo), oggi voglio riflettere con Voi non del caso specifico che, pur importante, è secondario rispetto ad un bene ben più grande: quello della libera determinazione dei popoli sul loro avvenire nella loro terra.
La Sardegna, credo di averlo affermato innumerevoli volte è stata per molti secoli “Colonia” e, purtroppo continua ad esserlo. La nostra autonomia, ben prevista dalla Costituzione, è solo un bel termine ma che produce pochi effetti pratici. Se è vero, come è vero, che siamo parte integrante dell’Italia, vorrei che mi si dimostrasse che siamo – a tutti gli effetti – uguali agli altri cittadini delle altre Regioni sui vantaggi e gli svantaggi dell’appartenenza! E che non siamo uguali, che non abbiamo gli stessi diritti, lo tocchiamo con mano tutti i giorni. Dalle servitù militari (in Sardegna è dislocato il 60% delle servitù nazionali) alla continuità territoriale che non esiste proprio, senza parlare dell’autonomia finanziaria impositiva, il cui contenzioso con lo Stato dura da non so più da quanto tempo e della concreta possibilità di utilizzare l’Isola (nonostante la totale indisponibilità dimostrata da tutti i sardi) anche per quel “deposito unico” di scorie nucleari che, a dar corpo alle voci, si sta già predisponendo.
Ora lo Stato intenderebbe espropriarci anche le decisioni relative all’autonomia in materia ambientale!  Credo che anche la nota grande pazienza dei sardi sia arrivata al limite! Il vaso è colmo oltre misura! Una cosa mi meraviglia: l’opportunismo dell’attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che all’inizio avevo considerato la persona capace di far riprendere quota all’Italia dopo un periodo di lunga crisi. Se è vero che come “pacchetto voti” la Sardegna conta solo come una ricca città del Nord, credo sia opportuno non dimenticare che i sardi sono testardi oltre misura: amano e odiano con un’intensità molto forte, capace di vincere anche quando meno te lo aspetti. Un esempio pratico lo possiamo leggere nella storia: i romani mai riuscirono a domare i sardi del centro-Sardegna, i barbaricini, che anche se in pochi riuscirono a tener testa all’invasore.
La Sardegna, cari amici, merita ben altro che una nuova “perdente” industrializzazione! Ci bastino gli errori del passato (meglio definirli orrori): Portovesme con l’alluminio, Sarroch con la raffineria, Porto Torres e Ottana. La vocazione dell’Isola sarebbe dovuta essere, considerata la sua stupenda collocazione geografica, quella agricola (produzione di bio-qualità di eccellenza), turistica (non solo mare ma storia e archeologia), e naturalistica (dalle oasi naturali alla grande biodiversità, dai fenicotteri agli aironi), fruibile praticamente per tutto l’anno.
Chiudo con grande amarezza, riportando quanto scritto da Costantino Cossu, sul Manifesto, che in due battute taglienti evidenzia nel titolo del post, senza bisogno di ulteriori commenti, il problema: 
“Sardegna, se la trivella vale più degli aironi…”.
Grazie, amici, a domani.
Mario

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