Oristano
11 Gennaio 2015
Cari amici,
ieri sera, Domenica 10
Gennaio 2016, è stato solennemente inaugurato il nuovo altare della Cattedrale
di Oristano. È composto da un basamento, costituito da un blocco di marmo Bianco
Michelangelo e da una mensa in marmo Rosso di Francia. Sul basamento, nella
parte rivolta al pubblico, è stato scolpito un bassorilievo che raffigura
Daniele nella fossa dei leoni, mentre la parte retrostante risulta
caratterizzata da un intaglio che segue l’inclinazione della luce solare. A
lato, sulla parte sinistra la data d’inaugurazione, il nome dell’Arcivescovo
Ignazio Sanna, il suo stemma e l’albero degli Arborea.
Dopo un lungo iter,
durato ben 9 anni, che ha visto sia lo smontaggio che il ricollocamento dell’altare
settecentesco (vedi per i dettagli il mio post del 18 Settembre 2015 http://amicomario.blogspot.it/2015/09/oristano-e-il-suo-glorioso-passato-la.html),
un nuovo altare, adeguato e consono al solenne luogo di culto, è stato prima
realizzato e poi inaugurato in “pompa magna”, benedetto e reso operativo dal
nostro Arcivescovo, Mons. Ignazio Sanna, dopo un commovente e coinvolgente antico
rito cerimoniale.
La necessità di
adeguare la celebrazione delle cerimonie eucaristiche, come ha ricordato l'Arcivescovo
Mons. Ignazio Sanna, risale alle disposizioni del Concilio Vaticano II; "per
la precisione ad Aprile del 2007, quando nella nostra Diocesi si avviò l'adeguamento
liturgico della Cattedrale", ha detto Mons. Sanna, una modifica
che prevede come il celebrante debba sempre rivolgersi direttamente ai fedeli,
senza mai porgere le spalle.
Personalmente il nuovo
altare ‘bianco e rosso’ mi è piaciuto molto e, se mi è consentito usare con Voi
un pizzico di sana ironia, voglio farvi partecipi di un pensiero che mi è
venuto ieri, osservando durante la cerimonia il nuovo aspetto che l’organico,
rinnovato complesso del Presbiterio presentava, a seguito dell’integrazione
apportata dal nuovo altare e dal nuovo ambone. A ben guardare, sia la nuova
“mensa” che l’ambone, luogo principe, deputato alla lettura della parola di
Dio, non solo si integravano perfettamente con il vecchio altare e la credenza
laterale, realizzate da Pietro Pozzo nel 1741-42, ma richiamavano alla mente, ovviamente
in senso metaforico, il significato dell’antico stemma che identificava e
ancora identifica la storia di Oristano: l’albero degli Arborea (che l’architetto
ha voluto intelligentemente riportare a fianco dello stemma dell’Arcivescovo).
Perché, direte Voi, ho
fatto dentro di me questa considerazione? Semplicemente perché il nuovo altare,
pur nella sua modernità essenziale, si integra perfettamente con quello antico
preesistente, tanto da confermare il principio che l’innovazione deve sempre tener
conto del passato, che il moderno deve risultare, per inserirsi armoniosamente,
perfettamente integrato con l’esistente: nuovo e vecchio insieme, come un albero
che, pur costantemente rinnovandosi, resta saldamente legato alle sue radici. E
l’albero degli Arborea, presente ancora oggi come simbolo della nostra città,
può esserne una chiara dimostrazione.
Credo che la gran folla
che ieri sera ha riempito la Chiesa madre della nostra Arcidiocesi (è la più
grande Cattedrale della Sardegna), abbia riportato le mie stesse positive
sensazioni. Ma veniamo alla cronaca della bella cerimonia di ieri. A benedire e
inaugurare il nuovo altare, oltre il nostro Arcivescovo erano presenti molti
altri vescovi sardi, che non sono voluti mancare ad un evento di tale
importanza. In tutto erano presenti 9 vescovi, tra i quali l’arcivescovo
emerito di Oristano Mons. Pier Giuliano Tiddia, l’Arcivescovo di Sassari Mons.
Paolo Atzei, Mons. G. Paolo Zedda Vescovo di Iglesias, Mons. Mauro M. Morfino
di Alghero-Bosa, Mons. Corrado Melis di Ozieri, Mons. Mosè Marcìa di Nuoro,
Mons. Sebastiano Sanguinetti di Olbia e Mons. Pietro Meloni, Vescovo emerito di
Nuoro.
Complesso e
coinvolgente il sacro rito della benedizione del nuovo altare, un tipo di
cerimonia alla quale non avevo mai partecipato. Prima che il rito avesse
inizio, l’architetto Angelo Ziranu, il professionista che ha diretto il
delicato intervento, ha voluto rendere noto al pubblico l’iter che aveva
portato alla realizzazione del nuovo altare e dell’ambone. Riepilogando i 9
anni di studi progettuali e realizzativi, ha anche fatto la sintesi dei lavori:
dalla ricerca dei materiali più idonei, capaci di integrarsi senza stridere con
quelli esistenti, alla professionalità delle maestranze che vi hanno partecipato,
capaci di amalgamare in modo ottimale i materiali utilizzati. Ha detto di aver
cercato con grande attenzione e determinazione il risultato, e, convinto di
averlo ottenuto, ha voluto ringraziare tutti; nel citarli non ha dimenticato di
elogiare l’architetto oristanese Silvia Oppo, che ha con grande passione apportato
generosamente il suo contributo.
Anche l’Arcivescovo Mons.
Sanna nel suo discorso-omelia ha voluto riepilogare il complesso e lungo iter
seguito, dando poi il via all’antico rito della benedizione-inaugurazione del
nuovo altare. Parlando della nuova mensa ha precisato che mentre ogni Chiesa ha
la sua dedicazione ad un Santo o a più Santi, l’altare, quale mensa del
sacrificio, può essere dedicata solo a Dio. Ha poi dato inizio alle operazioni
rituali. Dopo la benedizione dell’altare e dei presenti con l’acqua benedetta
ha fatto seguito il rito dell’incenso, che si è svolto con l’utilizzo di un
braciere posto al centro del nuovo altare, dove l’Arcivescovo ha versato non
solo dei grani d’incenso ma anche di petali di rosa, il cui profumo, misto a
quello dell’incenso, ha creato un clima particolarmente mistico.
Al termine del rito
dell’incenso è seguito quello dell’unzione della mensa. Sulla bellissima lastra
di marmo rosso (del tutto simile a quello usato in precedenza nel vecchio altare),
è stato versato l’olio del sacro crisma: prima al centro e poi ai 4 lati;
subito dopo è stato spalmato in tutta la superficie con le mani da Mons. Sanna,
a significare la “sacra unzione” del Cristo. Dopo l’offertorio (in un vassoio d’argento
sono state presentate anche le reliquie di Sant’Archelao, di S. Giusta e di S.
Ignazio), i preziosi resti dei Santi sono stati “murati” al di sotto del nuovo
altare, unitamente alla pergamena di inaugurazione sottoscritta dall’Arcivescovo
Sanna e controfirmata dai Vescovi partecipanti e dal cancelliere arcivescovile
Mons. Tonino Zedda.
Subito dopo alcune pie
donne hanno provveduto all’astersione del sacro Crisma dal piano del nuovo altare
ed a prepararlo per la prima celebrazione eucaristica. I diaconi, su una nuova,
immacolata tovaglia bianca che per la prima volta copriva il piano di marmo, hanno
sistemato i sacri simboli della celebrazione, ovvero le candele accese, il
messale, il calice, l’acqua e il vino e la patena con l’ostia. La prima Santa
Messa nel nuovo altare è proseguita nel modo solito, e, al termine della
partecipata cerimonia, anche i fedeli, dopo i Vescovi e il Clero, sono stati
autorizzati a salire nel presbiterio ed a baciare e “toccare con mano” la nuova
mensa.
Cari amici, posso dirvi
che sono felice di essere stato presente a questo suggestivo rito. La nostra
già bella Cattedrale, dedicata a Santa Maria, ha certamente accolto con grande
ospitalità questi nuovi ospiti marmorei: questi sacri simboli del Sacrificio
Divino sapientemente realizzati in bianco Michelangelo e rosso di Francia,
nuovi ma perfettamente integrati con i preesistenti. Un connubio che tutti i
presenti hanno ritenuto felice e certamente auspicio di nuova spiritualità per
il popolo arborense.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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