Oristano
12 Gennaio 2016
Cari amici,
finora siamo sempre
cresciti nella paura degli esami, tanto da far nascere anche il proverbio che
nella vita gli esami non finiscono mai! Eppure stanno per piombarci addosso,
anche in questo campo, novità incredibili: una di queste è che, a breve, non
saranno più i professori a giudicare gli alunni ma una formula matematica, il
così detto algoritmo. Anche se molto ignorano il reale significato di questa
parola l’algoritmo è già imperante in moltissimi campi, per cui è meglio sapere
di cosa esattamente stiamo parlando.
Algoritmo già di per se
è una parola difficile, figuriamoci il suo reale significato! Forse, per meglio
capire, è meglio rivolgersi ad un esperto, come ad esempio al fisico Roberto Cingolani, Direttore
scientifico dell’I.I.T. (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova, che,
interpellato, ha provato a spiegarlo e, considerata anche la specificità della
domanda, a difenderlo. «L’algoritmo non ha responsabilità – ha
detto
- è solo un’espressione matematica
basata su parametri che nascono dalla misurazione oppure, quando è predittivo,
da ipotesi. Se chi l’ha strutturato ci azzecca, la formula è corretta.
Altrimenti siamo di fronte a un errore, ma non per questo bisogna
scandalizzarsi. Vuol dire che si dovrà studiare e lavorare ancora per
migliorare il modello».
Risposta sibillina data
da scienziato, che proviamo a vedere nella sua pratica applicazione. Per farlo
dobbiamo partire da una considerazione: le nostre azioni quotidiane sono sempre
più guidate da formule matematiche e questo aiuta a dimostrare che, ormai,
l’algoritmo non è più un concetto astratto ma qualcosa di pratica applicazione.
Ormai i calcoli numerici sono alla base di un’infinità di attività della nostra
esistenza: dalla durata del verde dei semafori (se i valori sono giusti non ci
saranno lunghe code né troppi pedoni in attesa sul marciapiede), alle ricerche
su Internet (anche Google in cima alla lista posta le richieste più cercate, in
modo semplificare la ricerca che ci interessa), dai software che scovano
l’anima gemella (finché dura) a quelli che utilizzano le forze di polizia per
sapere in anticipo dove e quando il criminale colpirà. «Senza gli algoritmi non
funzionerebbe l’aeroplano e neppure il ferro da stiro – aggiunge
Cingolani - oppure la sonda spaziale che ha raggiunto Plutone, grazie a
elaborazioni di grande complessità».
Ovviamente l’algoritmo
non fornirà risposte esatte, ma solo previsioni il più possibile vicine alla reale
probabilità. Non sempre, infatti, si ottiene il risultato previsto e sperato, e
questo non fa che mettere in discussione tutto il sistema. E’ stato addirittura
creato il nuovo termine «algoritmo-crazia» per mettere in evidenza come tra
internet, smartphone e social network si sono imposti tali e tanti «suggerimenti»
che si è persa la libertà di scegliere da soli.
Durante un’intervista,
sempre il fisico Cingolani, ha affermato: «La nostra è una società profondamente
digitalizzata; la quantità di informazioni che produciamo è enorme: è stato
stimato che ogni giorno facciamo circolare dati 10 volte superiori al sapere
contenuto in tutte le biblioteche degli Stati Uniti. Sono stati elaborati
modelli avanzati che analizzano grandi dati, dalle preferenze culinarie ai
gusti commerciali, agli itinerari che fanno gli utenti individuando la loro posizione
con i cellulari. Miliardi di informazioni che, attraverso algoritmi
probabilistici, vengono utilizzate per capire dove va il mercato. È un sistema
sicuramente invasivo ma pensiamo a questi stessi procedimenti di “big data
analytics” applicati alla salute: algoritmi che raccogliendo dati genetici o
sul consumo delle medicine, consentano di prevedere le malattie. È una
eccezionale possibilità offerta soprattutto dai nuovi super computer che hanno
una potenza di elaborazione inaudita. E in questa direzione infatti si stanno
muovendo grandi aziende come Google o Yahoo!, e anche i gruppi di ricerca
scientifica».
L’ultima trovata, cari
amici, è quella degli esami, sempre con l’utilizzo degli algoritmi. L’ipotesi,
diciamo concreta, quella dell’addio ai classici esami nella scuola: a valutare
gli studenti ci penserà tranquillamente un algoritmo. Un nuovo tipo di
algoritmo, messo a punto dai ricercatori della Stanford University e da quelli
di Google, potrebbe rivelarsi così efficace da eliminare i test o gli esami in
uso oggi, i soli capaci di verificare le conoscenze di uno studente. Sviluppato
in California, il nuovo metodo consente di analizzare lo studente sulle competenze possedute,
individuando i punti critici, e arrivando a valutare la reale preparazione
e conoscenza.
L'idea di usare un
software per monitorare i progressi nell'apprendimento non è nuova, anche se i pochi
tentativi fatti finora, hanno sfruttato solo l'apprendimento profondo,
analizzando, nel contempo, grandi quantità di dati. Chris Piech, leader del team che opera alla Stanford University,
seguendo questa strada ha applicato una nuova metodologia, basata su analisi di
milioni di test, inserendo nel loro sistema più di 1,4 milioni di risposte di
matematica fornite dagli studenti sulla piattaforma di apprendimento online
Khan Academy. Hanno quindi ordinato domande per argomenti, tipo quelle che
coinvolgono radici quadrate o i diagrammi cartesiani; con tutte queste
informazioni, il sistema, poi, ha cominciato a studiare le conoscenze del
singolo studente relativamente ad ogni tipo di domanda.
La risultante è stata che il nuovo Sistema potrebbe eliminare la necessità
degli esami, essendo in grado di individuare precisamente le lacune di
apprendimento e quindi dove rivolgere gli sforzi per colmarle. Alla fine, il
sistema potrebbe diventare abbastanza preciso per farla finita del tutto con
gli attuali esami. "La nostra intuizione ci dice che se si presta abbastanza
attenzione a ciò che gli studenti realmente imparano, non ci sarebbe bisogno di
farli sedere a fare una prova", commenta Chris Piech.
Cari amici, continuando
di questo passo, credo che molte cose cambieranno ancora! A poco a poco le
macchine stanno prendendo in ogni campo il sopravvento, e di conseguenza all’uomo
non resterà altro da fare che lasciarsi guidare! Ma siamo sicuri che questo ci
gioverà davvero? A mio avviso siamo sempre più vicini a situazioni come quelle del Grande fratello di
George
Orwell…
Ciao, amici, a domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento