Oristano
14 Gennaio 2016
Cari amici,
la notizia è di quelle
che non si trovano certo tutti i giorni sui giornali: un imprenditore, Piero
Macchi, patron della Enoplastic di
Bodio Lomnago nel Varesotto, ha disposto nel suo testamento una donazione da un
milione e mezzo di euro al personale della sua azienda. L’industriale, deceduto
nello scorso Giugno a 87 anni, prima di andarsene a seguito di una grave
malattia, ha voluto ringraziare così i 280 dipendenti che lo hanno aiutato a
far diventare la sua azienda una realtà internazionale. Insomma, in un’Italia
che sembra non conoscere più la solidarietà, è apparso un “gigante buono” a
ricordarci che capitale e lavoro possono andare ancora “a braccetto”, d'amore e d'accordo.
L’inusitato premio, suddiviso in importi variabili
a seconda dell'anzianità e del livello di servizio, è arrivato ai dipendenti
unitamente alla mensilità di Dicembre. Immaginiamoci la grande felicità dei
suoi ex dipendenti che certo non si aspettavano un regalo così cospicuo. I
premi, che andavano dai 2.000 euro per i più giovani, ai 10.000 per i più
anziani, ha visto anche premi ancora più generosi per alcuni dipendenti
particolarmente legati alla famiglia Macchi. Considerata la grande riservatezza
sempre dimostrata dalla famiglia Macchi, la notizia è diventata di pubblico
dominio solo perché i lavoratori beneficiati hanno voluto diffonderla!
Per questo motivo la vedova
dell’industriale ha voluto consegnare agli affezionati dipendenti anche una
lettera, nella quale ha voluto ribadire il profondo legame sempre esistito tra
il marito ed suoi dipendenti, considerati da sempre parte ‘vera’ e integrante della famiglia.
La bella «favola di Natale», certamente inusuale ai nostri giorni, dunque, si è invece
avverata: a Bodio Lomnago, un piccolo paese in riva al lago di Varese, dove
l’imprenditore Macchi aveva fatto nascere e crescere la sua bella azienda, la
Enoplastic. Fondata nel 1957 è oggi leader nel settore di capsule e chiusure
per bottiglie di vino; ben inserita nel mercato, conta anche quattro filiali all'estero: in
Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti.
Macchi fin dall'inizio ha avuto
con i suoi dipendenti un rapporto di tipo “familiare”, mai da padrone a operaio, ma sempre da
padre a figlio. A rendere ancora più stretto il legame tra azienda e personale
ha contribuito anche l’armonia familiare esistente all’interno della famiglia
Macchi, che ha sempre condiviso questa visione. Si, anche in questa operazione di
donazione, i familiari del defunto hanno fatto in modo che tutto fosse curato nei minimi dettagli, dai soldi alla lettera di ringraziamento: la busta con il dono di commiato è stata recapitata per tempo a tutti i dipendenti, poco prima del
25 Dicembre, giorno di Natale. Intervistata dal Corriere della Sera la figlia Giovanna ha detto: «Mio padre Piero Macchi ha disposto un lascito testamentario complessivo di un milione e
mezzo di euro. Ha agito, come sempre, nella piena autonomia delle proprie
decisioni, con la collaborazione di un notaio di fiducia e di un consulente del
lavoro...». Ecco la toccante lettera di ringraziamento consegnata insieme ai soldi agli operai da Giovanna, la moglie dell'imprenditore.
L’imprenditore, stabilendo il consistente lascito, non ha voluto lasciare
niente al caso, fissando di persona la ripartizione dei fondi ai suoi operai, tenendo
conto di tante circostanze, prima fra tutte gli anni passati al lavoro sotto i
capannoni della Enoplastic. «Forse a qualcuno il gesto ha cambiato la
vita e questo era in fondo lo scopo del lascito» sottolinea la figlia
del benefattore. Al rientro in azienda, molti dei beneficiati hanno chiesto di
incontrare Giovanna per ringraziarla di persona, commossi per il nobile gesto.
A seguito della grande pubblicità
creata dalla donazione, i familiari dell’imprenditore, subissati da mille
cronisti, hanno voluto svelare qualcosa di più sulla generosità del defunto: «Mio
padre in vita ha fatto tanta beneficenza – ha dichiarato la figlia Giovanna -
sempre in maniera riservata, elargendo somme ad enti, ospedali e associazioni.
Posso raccontare un episodio. Era malato da tempo. In una delle sue ultime
trasferte per le cure a Varese si accorse che l’ambulanza non era in buono
stato. Quando arrivammo in ospedale, disse ai volontari: “Se vengo fuori anche
stavolta, vi compro l’ambulanza nuova”. Ne venne fuori, perché era un uomo
forte, e la prima cosa che fece fu proprio comprare l’ambulanza nuova».
Cari amici, notizie
come questa riescono a dare a tutti noi “iniezioni di fiducia”; in un mondo che
vive, forse a causa della grande incertezza che vi regna, un egoismo senza
limiti, che ha dimenticato del tutto la solidarietà, quella di Piero Macchi è un’azione rasserenante e
di speranza. Mi vengono in mente le parole usate dal Papa Leone XIII
nell’Enciclica “Rerum Novarum”: “il capitale e il lavoro non possono che essere
complementari: il profitto deve andare di pari passo con la retribuzione, ed
essere non esclusivamente egoistico, ma dedicato anche a farne un uso sociale”.
Ecco, Macchi, grande e saggio imprenditore, ha utilizzato appieno questa
massima, in modo lungimirante, equo e solidale. La speranza è
che il gesto di Macchi non resti isolato, ma sia un esempio trainante,
capace di limare quell'eterno conflitto, ormai insanabile, tra capitale e
lavoro.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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