giovedì, aprile 10, 2014

DISCRIMINAZIONI DI GENERE: MAMME CHE NASCONDONO LA FEDE NUZIALE PER CERCARE LAVORO. ABERRAZIONI DI UN MONDO ECONOMICO SEMPRE PIU’ RETROGRADO E MEDIOEVALE.




Oristano 10 Aprile 2014

Cari amici,
la storia che sto per raccontarvi è metà reale e metà di fantasia. Ho dovuto modificare diverse cose proprio per evitare che la persona di cui parlo fosse indentificata dai tanti amici. Anche il nome, Maria, è di fantasia. 
Ecco la sua storia.

Maria ha 37 anni. Nata in una famiglia con padre impiegato e madre casalinga ha un fratello un po’ più grande di Lei che ha scelto la vita militare: non certo per passione ma per avere uno stipendio modesto ma sicuro. Dopo il diploma di Maestra Elementare ha fatto una infinità di supplenze ma non è mai riuscita a passare di ruolo. Con grande dignità non ha mai voluto pesare sulla famiglia (il marito è un operaio del settore edile) ed ha fatto una infinità di lavori saltuari: commessa, assistenza anziani, babysitter, dama di compagnia, aiuti domestici, ripetizioni, e quant’altro. Di carattere mite, gentile, servizievole, non ha mai avuto problemi nel lavoro. Il vero problema, però, è che oggi il lavoro non c’è proprio, o meglio dire non c’è, in particolare, per una come Lei, sposata e madre di un ragazzo di 14 anni, pur bravo, autonomo, che studia già alle superiori. Il suo orgoglio non Le permette di stare a casa (con un marito che lavora saltuariamente è sempre più difficile amministrare con grande parsimonia le magre risorse): Lei vorrebbe lavorare ne ha il tempo e le capacità, ma la gran parte delle volte trova di fronte a se una muraglia invalicabile. I motivi non sono solo la crisi economica, o la totale mancanza di lavoro ma ben altri. Eccoli.
L’ultimo colloquio di lavoro l’ha fatto la settimana scorsa. L’azienda dove si è recata, ben avviata e operante nel settore dell’elettronica, aveva necessità di personale femminile di vendita. Maria, vestita in modo sobrio, si è presentata al responsabile del personale ed ha presentato il suo curriculum. Nulla da eccepire sui precedenti: positive referenze, capacità, serietà, apprezzata la bella presenza e la capacità di dialogo, compresa la disponibilità ad eventuali turni anche domenicali. Maria, man mano che il colloquio procedeva, fase dietro fase, si era quasi convinta: questa volta l’azienda l’avrebbe assunta. Il gradimento che vedeva nello sguardo del funzionario sembravano rassicurarla e attendeva con ansia un si che le pareva, ormai, quasi scontato. Maria, un po’ a disagio, cercò con le mani di sistemarsi la borsa e, per un attimo, la lucida fede che portava al dito, colpì lo sguardo del funzionario. Questi, dopo un attimo di esitazione, Le disse: vedo che è sposata, ha figli?
Imbarazzata dalla domanda, rossa in viso e con un filo di voce, Maria rispose di si: uno. Il funzionario commentò: Lei è ancora giovane, magari ne desidera altri. Lei non commentò. Il clima sereno e colloquiale di prima si era in un istante trasformato: scomparsi i sorrisi, gli sguardi erano diventati sfuggenti e l’atmosfera aveva assunto quel gelido e freddo aspetto di un anonimo incontro formale. Poche altre battute, poi una gelida stretta di mano pose fine al colloquio, accompagnata dalla solita frase: grazie, Le faremo sapere.
Come sicuramente avrete già capito, Angela non ricevette successivamente nessuna lettera o chiamata per l’assunzione. Quella fede al dito l'aveva tradita, era diventata un handicap insuperabile, uno “sbarramento” terribile: il Suo status di donna sposata e con un figlio la penalizzava, era quasi una condanna, che la marchiava come donna “non libera”, e quindi non adatta alla vita lavorativa! 
Per una donna essere sposata e allevare dei figli è un deterrente forte, che spesso, troppo spesso, le impedisce di accedere al mondo del lavoro, a prescindere dalle sue qualità e dalla preparazione. Per questo motivo molte, ai colloqui di lavoro, mentono ed evitano di mettere la fede e di parlare di marito e figli. Se non è giusto mentire e ancora più ingiusto escludere una lavoratrice solo perché è sposata ed ha prole!

Non si dovrebbe scegliere in base alla capacità ed alle competenze?
Cari amici, è questo il mondo che vogliamo?   
Credo che ogni commento su questo triste argomento sia superfluo.

Mario


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