lunedì, aprile 14, 2014

IL GIACINTO D’ACQUA, UNA INFESTANTE E INVASIVA SPECIE ALIENA, PIANTA KILLER DEI NOSTRI BACINI E DELLE NOSTRE PESCOSE LAGUNE.



Oristano 14 Aprile 2014
Cari amici,
del giacinto d’acqua, di questa terribile e invasiva pianta acquatica, ormai, tutti ne parlano ma nessuno ha trovato soluzioni per debellarla. Introdotta in Sardegna casualmente si è talmente ben installata, trovando un habitat favorevole, da creare serissimi problemi al nostro eco sistema lagunare. I danni già rilevati sono incredibilmente seri, tanto grandi che alcuni hanno ipotizzato addirittura l’uso dell’esercito per sconfiggere questa peste! Prima di entrare nei dettagli di questo disastro vediamo com'è fatta esattamente questa pianta, da dove proviene, come vive e si riproduce.
Il giacinto d'acqua (Eichhornia crassipes (Mart.) Solms) è una pianta acquatica (idrofita) galleggiante, appartenente alla famiglia delle Pontederiaceae, che cresce sulla superficie di fiumi, canali e laghi delle regioni tropicali. Originaria del bacino dell'Amazzonia essa costituisce la principale fonte di cibo del lamantino amazzonico. Nelle zone in cui è stata successivamente introdotta dall'uomo, a causa del suo elevato tasso di crescita, è invece divenuta invasiva e inserita nell'elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo. La sua invasività è dovuta al fatto che nei fiumi dove è stata immessa non esistono erbivori che la mangino, ed inoltre mancano i parassiti (gli insetti) che nei luoghi d’origine riuscivano a limitarne la diffusione oltre misura. La pianta non ha malattie batteriche o da funghi, e questo aumenta la sua capacità di resistenza e di diffusione. Il metodo di lotta più efficace, nei luoghi dove è stata introdotta successivamente, potrebbe essere la lotta biologica: con l'introduzione, ad esempio, del coleottero Neochetina eichhorniae o del lepidottero Niphograpta albiguttalis, anche se, in queste ipotesi,  non è facile conoscere a priori  le implicazioni ed i rischi che l’introduzione di diverse specie di insetti in un nuovo ambiente, comporterebbe.

La pianta è costituita da cespi fogliosi non radicati al suolo, che galleggiano grazie ai piccioli delle foglie. Questi piccioli sono apparentemente carnosi ma sono ricchissimi di parenchima aerifero, un tessuto con ampi spazi tra le cellule dove si può accumulare aria che favorisce il galleggiamento. Le foglie sono tondeggianti e lucide. La pianta singola è di modeste dimensioni (al massimo mezzo metro) ma possiede stoloni che favoriscono la riproduzione vegetativa con la produzione continua di molte altre piante che possono coprire rapidamente gli specchi d'acqua. La pianta è completamente mobile, le radici possono estrarre dall'acqua materia organica (proprio per questo fa parte delle categoria delle piante usate per la fitodepurazione). In primavera la pianta produce un'infiorescenza costituita da una spiga di fiori molto appariscenti di colore blu-viola, con macchie gialle sulla sommità dei petali superiori. 
Ma come è arrivato il giacinto d’acqua in Sardegna ed in particolare nell’Oristanese?
Pare che l’origine dell’infestazione dei canali dell’Oristanese derivi da un progetto dell’Università di Sassari,  portato avanti in collaborazione con il Comune di Baratili S. Pietro. Questo progetto, avviato alcuni anni fa, intendeva realizzare un impianto sperimentale di depurazione delle acque che prevedeva proprio l’utilizzo del giacinto d’acqua, pianta già nota per quest’uso fitodepurante. Per avviare la sperimentazione furono predisposte quattro vasche ed una coltivazione di giacinti, in un campo sperimentale proprio a ridosso del Rio Mar’e Foghe. Il progetto, messi in piedi ma mai portato a compimento per mancanza di fondi, restò per lungo tempo dimenticato e l’abbandono delle vasche e dell’attrezzatura lasciata sul campo potrebbero aver creato i presupposti per il “salto” del giacinto dalle vasche abbandonate al rio Mar’e Foghe. L’idea portata avanti dall'Università di usarlo per la depurazione aveva un certo fondamento, in quanto il giacinto si prestava bene al suo utilizzo per la purificazione delle acque inquinate; inoltre l'operazione, producendo anche materiali di scarto dai quali si sarebbe potuto ottenere metano, sarebbe stata anche economica: si calcola che per ogni ettaro di terreno si possono ottenere 150 tonnellate di giacinti, da cui è possibile ottenere 80.000 metri cubi di metano e tonnellate di fanghi di scarto che sarebbero stati utilizzati come fertilizzante; il tutto ovviamente, dopo aver purificato l'acqua dove fossero stati messi a dimora.
Oggi nei bacini lagunari della nostra Provincia la situazione si è fatta critica: I sindaci dei comuni di Zeddiani, Riola Sardo, Baratili, Cabras e Nurachi, tutti in provincia di Oristano, hanno lanciato l’allarme, ipotizzando anche l’intervento dell’esercito, dato che si trovano impotenti dinanzi all’infestazione del Giacinto d’acqua che sta portando al collasso il fiume Rio Mare Foghe che è collegato allo stagno di Cabras, una fra le zone umide più importanti per biodiversità della Sardegna. Il veloce propagarsi del giacinto, che opera come detto senza i nemici naturali dei luoghi d’origine, ha già causato una colossale moria di pesci, per la netta diminuzione dell’ossigeno presente nell’acqua. La sua forte resistenza ad ogni tentativo di eliminarlo sta creando problemi serissimi: è peggio di un'epidemia che non solo non si ferma ma continua a propagarsi: il giacinto d'acqua, dopo avere creato e diffuso paura in cinque comuni, ora sta colpendo un po' il resto dell'Oristanese. Misteriosamente, come un vero e  proprio “contagio”, risulta ora presente anche nei canali della bonifica di Arborea, e la grande  preoccupazione è che questa terribile pianta tropicale, in qualche modo, finisca anche nel grande invaso dell'Omodeo!

Cari amici, la natura si ribella alle artificiose manipolazioni fatte in modo incosciente dall’uomo, e il ripristino del precedente equilibrio naturale non è mai stato ne semplice ne facile. Senza dimenticare i rischi aggiuntivi  della presenza di vegetazioni non autoctone provenienti da altre parti del mondo, che creano le condizioni per il diffondersi di altri mali, come ad esempio quello della pericolosa febbre del Nilo, causata sia dalla zanzara tigre che da quella Culex. 
Ebbene qualcuno, anche se mancano le prove, azzarda l’ipotesi che tra il giacinto d’acqua e il proliferare di questi pericolosi insetti vi sia un collegamento. Sicuramente l'ipotesi è tutta da accertare, anche se queste immense distese di giacinti sono l’habitat ideale per la vita e la riproduzione di questi insetti pericolosi, con sicuro aumento deli possibili contagi.
La nostra economia, già povera di per se, si trova ora a dover combattere un grande male aggiuntivo, quello dei costi non indifferenti, necessari per trovare un’adeguata soluzione atta eliminare dal nostro territorio questa terribile pestilenza. Nella mia incontenibile ironia voglio aggiungere una battuta curiosa. 
L’altra mattina mentre facevo la spesa al Conad, ex Iper Standa, ho visto esposti nel reparto arredamento dei curiosi salottini (apparentemente in rattan) che un cartellino dichiarava realizzati con il giacinto d’acqua! In realtà questi mobili, forse realizzati nei luoghi d’origine di questa pianta, erano anche di gradevole aspetto e apparentemente molto robusti, tanto da farmi pensare che il giacinto d’acqua è davvero una "pianta aliena", tanto forte e…indistruttibile!
Grazie, amici della Vostra attenzione.
Mario


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