Oristano 14 dicembre 2024
Cari amici,
La notizia che di recente circola sull'aumento degli emolumenti ai "Ministri non parlamentari", credo che amareggi non pochi di quegli italiani che fanno i salti mortali per cucire economicamente un mese con l'altro, considerato che su di loro grava il peso maggiore delle tasse. Da tempo “si dice e
si ripete” che in Italia il fisco non è proprio equo, in quanto, proporzionalmente,
le aliquote applicate sui redditi privilegiano le classi più ricche a danno,
ovviamente, di quelle più povere. Un recente studio, condotto dall’Università
Bicocca in collaborazione con la Scuola Sant'Anna, ha rilevato e messo in luce
le contraddizioni che presenta il sistema fiscale del nostro Paese. Si, in
Italia le disuguaglianze fiscali sono non solo presenti ma anche in aumento,
con i ricchi che, in proporzione, pagano meno tasse di chi fa fatica ad
arrivare a fine mese.
Lo studio in parola, pubblicato
sul Journal of the European Economic Association, ha evidenziato che nel
suo complesso il sistema fiscale italiano appare “blandamente progressivo” e
“diventa addirittura regressivo”! Un dato eclatante: il 5% degli italiani più
abbienti, paga un’aliquota effettiva del 36%, inferiore al 95% degli altri
contribuenti. Insomma, lo studio ha confermato che esistono importanti e
penalizzanti differenze, in relazione alla tipologia di reddito prevalente:
sono i lavoratori dipendenti a pagare più imposte, seguiti dai lavoratori
autonomi, dai pensionati e, infine, da chi percepisce soprattutto rendite
finanziarie e locazioni immobiliari!
Il rapporto prima
menzionato ha identificato, tra l’altro, le fasce di reddito che hanno perso di più
negli ultimi anni; i ricercatori hanno infatti stimato che dal 2004 al 2015,
mentre il reddito nazionale reale si riduceva del 15%, la metà più povera degli
italiani perdeva addirittura il 30% dei
suoi introiti! All’interno del 50% più povero, ad essere più colpiti sono
giovani tra i 18 e i 35 anni, che hanno perso circa il 42% del loro reddito. Lo
studio ha certificato, inoltre, che la metà più povera degli italiani detiene
meno del 17% del reddito nazionale e vive con meno di 13 mila euro all’anno,
mentre l’1% più ricco del Paese detiene circa il 12% del reddito nazionale,
cioè una media di 310 mila euro all’anno, ottenuti soprattutto da redditi
finanziari, profitti societari e redditi da lavoro autonomo, in gran parte
derivante dal ruolo di amministratori societari.
Amici, che dire, poi, dei
“Paperoni”, quei 50 mila italiani che compongono lo 0.1% più ricco del Paese, che
detengono il 4.5% del reddito nazionale con entrate medie superiori al milione
di euro annuo! Come ha commentato Andrea Roventini, autore dello studio e Direttore
dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna, “Abbiamo
dimostrato che l’intero sistema fiscale italiano è solo blandamente progressivo
per il 95% più basso della distribuzione del reddito, con un’imposizione
fiscale che sale dal 40% al 50%. Il sistema diventa addirittura regressivo per
il 5% dei contribuenti più ricchi con un’aliquota effettiva che scende fino al
36% per chi guadagna oltre i 500 mila euro annui. Il sistema fiscale è
addirittura sempre regressivo se si considera la distribuzione del patrimonio
invece che quella del reddito”.
La minore incidenza
fiscale per i redditi più elevati è spiegata principalmente da fattori come
l’effettiva regressività dell’IVA (che grava meno sui cittadini abbienti che
risparmiano di più), dal minor peso dei contributi sociali per i redditi
superiori ai 100 mila euro, dalla maggiore rilevanza per i contribuenti più
ricchi delle rendite finanziarie e dei redditi da locazioni immobiliari,
tassati con un’aliquota del 12% o del 26%. In conclusione, lo studio delle 2 università prima riportato ha messo
in luce la necessità di avviare una profonda e seria riforma dell’attuale
sistema fiscale italiano in chiave più inclusiva, capace di garantire una
crescita economica sostenibile.
Cari amici, in sostanza l’interessante
analisi coordinata da Andrea Roventini, autore dello studio e Direttore dell'Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant'Anna, dimostra inequivocabilmente le profonde diseguaglianze di
tassazione presenti nel nostro sistema fiscale, in quanto quasi tre milioni di italiani riescono, in vari modi, a
sottrarsi ad una tassazione equa. Il nostro come è chiaramente dimostrato, è senza dubbio un
sistema fiscale regressivo, che consente e favorisce, purtroppo, i ceti più ricchi! In
questo modo, però, destabilizza l’equilibrio economico del nostro Paese, oltre a minare
la coesione sociale. I lavoratori a basso reddito, che “obtorto collo” contribuiscono
in modo significativo al bilancio dello Stato, anziché essere premiati,
ricevono in cambio servizi pubblici assolutamente inadeguati rispetto alle loro
necessità; a dimostrarlo basta un solo esempio: l’impossibilità di potersi
curare a dovere, visto che, col sistema sanitario al collasso si può curare solo chi ha soldi! Personalmente non sono molto fiducioso su una possibile, futura, seria riforma….ma chissà, mai dire mai!
A domani.
Mario
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