sabato, dicembre 07, 2024

LA JABUTICABA, IL CURIOSO ALBERO ORIGINARIO DEL SUDAMERICA, CHE FA CRESCERE I FRUTTI SUL SUO GROSSO TRONCO!


Oristano 7 dicembre 2024

Cari amici,

La JABUTICABA è un albero della specie Plinia cauliflora (famiglia delle Myrtaceae) originario del Sudamerica, presente e conosciuto da oltre 400 anni, in particolare nelle foreste del Brasile, nella parte atlantica. E’ un albero di medie dimensioni che può arrivare anche a 9 metri di altezza. Quest’albero ha una vita alquanto curiosa: sviluppa prima i fiori e poi i frutti sul suo grosso tronco, anziché, come la gran parte degli alberi, sui suoi giovani rami.

Questi frutti, che maturano in autunno, in particolare a novembre, sono simili a degli acini d’uva; hanno un sapore molto dolce (ricordano proprio il sapore dell’uva) e sono particolarmente apprezzati dalle popolazioni locali, in quanto ritenuti molto pregiati. Piacciono anche in Europa, dove sono ricercati, anche se non è facile trovarli per gustarli nelle nostre tavole. Inoltre, in Sudamerica, questi frutti sono impiegati spesso nella medicina omeopatica, in quanto utili e capaci di risolvere dei problemi respiratori e di digestione.

Come possiamo osservare dalle foto, ogni albero ha una produzione molto abbondante di frutti (chiamati jabuticabeira), che passano rapidamente dal verde al viola-nero, in quanto la maturazione risulta velocissima. I frutti al loro interno contengono della polpa chiara, molto simili, come detto prima, a dei piccoli acini d’uva, tanto che questa pianta è internazionalmente nota anche come “brazilian grape tree”. Con l’avanzare della deforestazione e dell’allevamento bovino convenzionale estensivo, però, questa pianta sta scomparendo dai campi brasiliani e oggi si trova solo in piccoli mercati locali ad un costo molto elevato.

La zona di maggiore produzione è lo stato del Minas Gerais, in particolare l’area intorno alla città di Sabarà. I frutti si raccolgono direttamente a mano, staccandoli con delicatezza dal tronco dell’albero. Di norma, oltre che al consumo fresco, per impedirne la veloce fermentazione, che inizia subito dopo la raccolta, sono utilizzati in cucina. Oltre alla tradizionale gelatina di jabuticabeira, si usano anche nella produzione di vino, liquore e sciroppo. Con l’aggiunta di qualche goccia di succo di limone, il succo acquisisce una sfumatura rossastra, se è mescolato con succo di ananas, invece, diventa bluastro, a causa della differenza di pH nei frutti.

Come accennato prima, alla buccia dei frutti di Jabuticaba sono state attribuite proprietà curative, con particolare riferimento ad asma e diarrea. Non sarebbero inoltre da escludere potenziali effetti benefici nei malati di cancro e nella prevenzione di tale patologia, date le potenziali sostanze anticancro rilevate all’interno di essi. Per asma e diarrea viene tradizionalmente utilizzata la buccia essiccata del frutto, che apparirebbe benefica anche nel caso si soffra di tonsillite, al fine di ridurre l’infiammazione ed il gonfiore. Si tratterebbe dunque di un albero dalle potenzialità portentose, nonostante l’aspetto bizzarro ed a dir poco insolito.

Questi curiosi frutti, utilizzati per la realizzazione di bevande alcoliche, vengono sottoposti a processi di fermentazione, per la preparazione non soltanto di vini, ma anche di liquori. Sono inoltre alla base di ricette per la realizzazione di fresche bevande estive. La jabuticabeira contiene ferro, fosforo, vitamina C e buone dosi di niacina, un complesso vitaminico B che facilita la digestione e aiuta ad eliminare le tossine. Nella corteccia scura della pianta sono presenti pectina, peonidina, e antociani, responsabili della colorazione blu-viola dei frutti, colore che attrae gli uccelli aiutando così la diffusione dei semi per la perpetuazione della specie.

La particolarità della crescita dei frutti dell’albero di Jabuticaba risiede nel fatto che tutti gli animali possano nutrirsi di essi, pur non essendo in grado di arrampicarsi sull’albero per raggiungerne i rami. I frutti sono dunque raggiungibili facilmente da parte di tutti gli esseri viventi potenzialmente in grado di nutrirsene. Di conseguenza, ciò influirebbe positivamente sulla propagazione di tale specie, permettendo ai semi, attraverso gli animali, di spargersi nel terreno in zone anche lontane dall’albero di provenienza. Ogni frutto contiene quattro semi e presenta un diametro di circa quattro centimetri.

Amici, prima di chiudere questo post, voglio riportarvi una “ricetta speciale”: come preparare un particolare liquore, ricavato dalla Jabuticaba. Eccola. È una antica ricetta, che rimase custodita segretamente dalle popolazioni locali fino a qualche anno fa, quando fu concessa a tutto il mondo. È abbastanza facile da realizzare, e i frutti possono essere reperiti su Internet. La ricetta, pubblicata da “Menta e cannella” assicura che questo liquore è di gusto molto gradevole, vagamente somigliante al gusto dei gelsi neri. Ecco gli ingredienti.

GLI INGREDIENTI: 400 g jabuticaba (Matura), 1 pizzico di cannella in polvere, 1 pizzico di scorza di limone, 400 ml di acqua, 200 gr di zucchero, 400 ml di alcol puro. 1 pizzico di peperoncino in polvere (Piccante).

PREPARAZIONE. Prendete i frutti di jabuticaba, lavateli e metteteli in un barattolo con chiusura ermetica, schiacciateli con un cucchiaio di legno, per fare uscire il succo, poi aggiungete un pizzico di cannella, un pizzico di peperoncino in polvere e scorza di limone non trattato, lo zucchero bianco (mettetene solo la metà, 100g), ma se lo preferite, potete anche inserire quello di canna e l’alcol 95/96°. Ora chiudete e agitatelo energicamente, per fare sciogliere lo zucchero.

Al termine, fate macerare il tutto al buio, per 20/25 giorni, agitando il barattolo due volte la settimana. Passati questi giorni, fate uno sciroppo, scaldate l’acqua con lo zucchero rimanente (100g) su un pentolino, fino a quando, non si sarà completamente sciolto; togliete poi dal fuoco e fate raffreddare completamente. Per finire, unite il contenuto dell’alcol, che avrà preso il sapore, colore e odore della jabuticaba, allo sciroppo. Mescolate e filtrate bene con un colino a maglie molto strette (mentre filtrate, schiacciate se ci sono ancora chicchi sani, così uscirà ancora del succo). Avete terminato: ora imbottigliate e lasciate riposare almeno 5 giorni, prima di servirlo. Credo che piacerà molto!

A domani.

Mario

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