Oristano 15 dicembre 2024
Cari amici,
La GENTILEZZA, se
andiamo a consultare il vocabolario della Treccani, viene così descritta: “gentilézza, s. f.
[der. di gentile1]. – 1. ant. Nobiltà, sia ereditaria sia (secondo
l’interpretazione degli stilnovisti) acquisita con l’esercizio della virtù e
con l’elevatezza dei sentimenti”. Questo sentimento, insomma, qualifica la persona con un significato
altamente positivo. Col passare del tempo, forse anche a causa della frenetica
vita che l’uomo ora conduce, la gentilezza si è un po’ persa per strada,
restando utilizzata solo da una cerchia di persone molto modesta.
Purtroppo, quella
intrapresa dall’uomo è la via dell’egoismo, della superiorità e della prevaricazione, che ha trasformato
la sua vita in una angosciosa corsa perenne, svilendo la relazione umana e trasformandola
in feroce competizione! Una via sbagliata, dettata dall’egoismo, nemico della coesione sociale e che lo
danneggia non poco. Studi recenti dimostrano, infatti, che applicando la
gentilezza nei comportamenti quotidiani, “si vive più a lungo e meglio”. Abbandonare
la gentilezza, in realtà, è stato più un danno che un guadagno!
La società di oggi,
amici, vive in modo frenetico; la giornata è fatta di competizione esasperata, di
rapporti sociali freddi e informali, dove la violenza verbale, fisica ed economica sono la regola,
mentre la gentilezza è diventata quasi un’utopia. Ogni individuo si è
autocostruito un proprio “delirio di onnipotenza”, un’identità egoistica che vede
in ogni persona “un nemico contro cui lottare”, un colpevole da condannare, una
controparte da schiacciare, criticare e giudicare! Il mondo è diventato un
luogo arido, una foresta primordiale, dove gli abitanti altro non sono che
quella “Folla solitaria”, ben descritta da David Riesman.
Per questa ragione gli
scienziati più consapevoli, in questo particolare, decadente, momento storico, hanno
deciso di affermare con forza il grande valore della “Gentilezza”, un sentimento capace di
ricreare quel senso di identità e di appartenenza sociale altruistica e non egoistica,
che presuppone relazioni amichevoli e di sostegno, dove ognuno non si prende cura solo di se stesso ma anche dell’altro. La gentilezza è quel “salvacondotto” che
consente di passare dal paradigma egocentrico dell’io a quello altruistico del
noi, trasformandoci da egoisti in altruisti, facendoci riscoprire quelle qualità
morali e attitudinali oramai andate perdute, come cortesia autentica, garbo e grazia.
Amici, l’uomo, se vuole
sopravvivere deve cambiare registro: passare dalla competizione sfrenata alla
collaborazione con l’altro. La vita su questa terra può guardare al futuro solo
se ciascuno di noi tende la mano all’altro, se vengono messi in atto validi principi di
cooperazione, interdipendenza e interconnessione. Sono questi i capisaldi capaci di darci
le maggiori possibilità di sopravvivenza! Solo in questo modo "Un futuro di serena prosperità" sarà possibile in
questo pianeta, che presenta, ogni giorno che passa, crepe sempre più numerose ed
evidenti. Solo ripristinando nel nostro vivere quotidiano valori come la gentilezza,
l’empatia, la compassione, la gratitudine, possiamo sperare in un futuro mondo
migliore! Dobbiamo portare la nostra mente a ragionare non più egoisticamente
ma altruisticamente, nel pieno rispetto l'uno dell’altro: “Dalla tua felicità
dipende la mia felicità, dal tuo benessere dipende il mio benessere”, questo
deve essere il credo del futuro!
E non è tutto, cari amici
lettori. Passare dall’egoismo all’altruismo, adottare come motore della nostra
vita la gentilezza, non solo questo modo di vivere ci renderebbe più felici, ma nello stesso tempo
migliorerebbe il nostro stato di salute, creando un effetto positivo a catena,
dentro di noi e nella società in cui viviamo. Come risulta dagli studi
dell’Università di Harvard, inerente la lunghezza dei nostri telomeri, i
cappucci dei cromosomi che la scienza usa come biomarcatori di longevità, la
gentilezza ci aiuta a vivere più a lungo e ad ammalarci di meno! Ciò è
confermato anche da altri studi.
Uno studio del 2023
condotto dall’Università di Stanford ha dimostrato che i gesti di gentilezza
hanno effetti immediati sui livelli di felicità, innalzando la produzione di
dopamina e serotonina, gli “ormoni del benessere” del nostro cervello. Questa
“ricompensa biochimica” avviene sia per chi riceve il gesto sia per chi lo
compie, amplificando il senso di appagamento e riducendo lo stress. Inoltre,
l’Università di Oxford ha osservato come gli atti di gentilezza migliorino anche
l’autostima e rafforzino i legami sociali, riducendo il senso di isolamento e
il rischio di depressione.
Amici, la gentilezza non
è solo qualcosa da applicare in campo sociale. Anche sul posto di lavoro la
gentilezza è considerata un valore strategico in molte aziende. Secondo
un’analisi del 2024 pubblicata su Harvard Business Review, un ambiente di
lavoro in cui si valorizzano rispetto e gentilezza registra un aumento del 13%
nella produttività e una riduzione del 25% nel turnover del personale.
L’Università di Yale ha confermato che i dipendenti che si sentono rispettati e
supportati sono più motivati, resilienti e collaborativi. Promuovere una
cultura aziendale basata sulla gentilezza, dunque, non è solo una scelta etica,
ma una strategia oltre che sociale anche economica, che migliora il benessere generale e i risultati aziendali.
Cari amici, credo che la
gentilezza sia un grande strumento, capace di aiutarci a costruire una società
più sana e coesa. la gentilezza è una grande forza (da insegnare fin da bambini), capace di migliorare noi stessi e
gli altri, creando quell’effetto a catena che può trasformare il mondo, rendendolo
più equo e sereno. Non servono grandi sforzi per applicare la gentilezza:
spesso basta un semplice gesto gentile, un sorriso accompagnato da un grazie, un cedere il posto in
autobus a una persona anziana, un incoraggiamento o un abbraccio a chi è in difficoltà. Possiamo contribuire
tutti a creare un mondo più umano!
A domani.
Mario
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