Oristano 17 dicembre 2024
Cari amici,
Il crescente bisogno di energia, sta facendo fumare le menti più fertili degli scienziati e dei ricercatori, per cui credo che sia proprio una grande verità pensare che il futuro può riservarci sorprese finora ritenute apparentemente impossibili! L’umanità nel suo lungo percorso di vita ha sempre
cercato di migliorare la sua permanenza sulla terra, inventando, di giorno in
giorno. strumenti capaci di migliorargli la vita. Nel millennio attuale uno dei
più importanti problemi sul tappeto da risolvere è quello di trovare nuove fonti di energia,
ma quella pulita, ricavata da fonti rinnovabili e non da carbone e
petrolio, che si sono rivelate alquanto inquinanti, e che stanno creando
serissimi problemi al nostro pianeta.
Si, il mondo ha “FAME
DI ENERGIA PULITA”, e su questo fronte gli scienziati si muovono
alacremente, costruendo nuovi strumenti, come pannelli solari, torri eoliche
che ricavano energia dal vento, o marchingegni come quelli che sfruttano il
moto perenne delle onde del mare. In questa rivoluzionaria ricerca energetica, si
affaccia ora un’ipotesi a dir poco singolare e affascinante: ricavare energia
dal sole non con strumentazioni poste sulla terra ma attraverso la collocazione di moduli nello spazio; in sintesi, installando dei
pannelli non sulla terra ma tra terra e cielo, dove il sole
è sempre presente, senza nuvole o altre intromissioni.
Un avveniristico progetto
di questo tipo è in corso di realizzazione in Islanda, per ora una “sfida temeraria”,
che prevede la produzione di energia ricavata da pannelli solari collocati
nello spazio; un progetto davvero ambizioso, quello islandese, noto come “PIANO
SPACE SOLAR”, in cantiere nella fredda isola nordica (Paese che collabora con il
Giappone per lo sviluppo e la crescita della geotermia), progetto ritenuto dagli
scienziati affascinante, anche se alquanto complesso.
I problemi da superare in realtà sono davvero tanti. Fino a questo momento, infatti, la trasmissione di energia
dai pannelli in orbita sulla terra non ha mai toccato potenze elevate. E questa
del progetto è un’idea indubbiamente fantastica, che si basa sulla prima
applicazione, seppure effettuata in scala ridotta; in precedenza fu realizzata dal California
Institute of Technology (Caltech) e imbarcata sulla missione Space Solar Power
Demonstration (SSPD-1), che fu il primo prototipo di satellite in orbita ad
applicare questa tecnologia, la Microwave Array for Power-transfer Low-orbit
Experiment (Maple).
Ora, invece, il “PIANO
SPACE SOLAR”, realizzato dall’azienda britannica Space Solar, in stretto
accordo con le islandesi Reykjavik Energy (società di energia e servizi
pubblici) e Transition Labs (gruppo di lavoro focalizzato sulla sostenibilità
ambientale) sta portando avanti i lavori per la realizzazione di una grande
centrale solare orbitale. L’intento è quello di fornire al Paese 30 MWh di
elettricità, sufficienti ad alimentare tra le 1.500 e le 3.000 abitazioni.
Tutto ciò dal 2030. Un accordo che, come evidenzia il CEO di Transition
Labs, Kjartan Ólafsson, “segna uno step basilare nel percorso di Space
Solar verso un’implementazione su larga scala”.
Indubbiamente è una sfida
senza precedenti, quella che sta maturando in Islanda, e che, come accennato, presenta
una serie di (rilevanti) problemi da risolvere. A sentire i tecnici, il potenziale della centrale solare orbitale –
con tutti i suoi pannelli solari dispiegati nello Spazio – risulterebbe davvero
immenso, anche nelle sue dimensioni. L’innovativa struttura potrebbe infatti
superare persino la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il grande
laboratorio che si muove attorno alla Terra ad un’altezza di 400 Km e ad una
velocità di 28.000 chilometri l’ora.
Amici, una volta superate
le difficoltà iniziali, l’energia solare ricavata da strutture allocate nello
Spazio non sarà più un’utopia. Il solare spaziale può offrire alla terra benefici
senza precedenti, facendo leva su costi energetici competitivi e disponibilità
h24 (a 36.000 km di altezza la luce solare è sempre disponibile). Da qui il
progetto di un sistema tanto semplice nel concetto quanto complesso
nell’esecuzione: una centrale solare orbitale in grado di catturare la luce per
convertirla in onde radio a una frequenza specifica. Tali onde vengono poi
inviate a una stazione sulla Terra, per poi essere riconvertite in elettricità
fruibile dalla rete.
Amici, l'azienda
islandese Reykjavik Energy ha intravisto nel progetto una grande opportunità
per contribuire agli obiettivi net zero (emissioni zero) del proprio Paese:
questa collaborazione con l'azienda britannica potrebbe rappresentare un cambio
di paradigma per tutto il settore delle rinnovabili, anche al di fuori
dell'isola dei ghiacciai e dei vulcani. Il primo satellite attrezzato per
questa produzione di energia dallo spazio sarebbe un gigante da 70,5
tonnellate, largo circa 400 metri, che fluttuerebbe nell’orbita terrestre
raccogliendo luce solare senza interruzioni.
All'atteso successo iniziale faranno
seguito ulteriori progetti similari: obiettivo dichiarato dalla joint venture è
quello del lancio di 6 satelliti attivi entro il 2036, per un costo del solo
impianto pilota di circa 800 milioni di dollari, ma con un ritorno in energia
prodotta di circa 2,25 miliardi di dollari per gigawatt: più economico
dell’energia nucleare, se tutto procederà come dovrebbe. Per trasportare i
satelliti si farà affidamento sulle navi Space X, capaci teoricamente di
sostenere carichi enormi ad un costo contenuto. L'energia catturata dai
satelliti sarà poi trasmessa alle stazioni di terra attraverso onde radio ad
alta frequenza, e convertite poi in elettricità. Proprio quest’ultimo nodo,
però, resta ancora da sciogliere!
Cari amici, il dottor Matteo
Di Castelnuovo, Direttore del Master in Sustainability and Energy
Management (MaSEM), e docente di Economia dell’Energia, all'Università Bocconi
di Milano, relativamente a questo progetto si è così espresso: “Quello del
solare spaziale per ora è ancora un progetto con costi astronomici, una delle
tante opzioni aperte per il futuro, ma lontane dalla realtà in questo momento.
Nutro qualche dubbio che si riuscirà a portare a termine questo progetto nei
tempi annunciati”. In effetti, per quanto riguarda la capacità di
trasmettere energia a terra, i test attuali hanno raggiunto finora solo
milliwatt di trasferimento. La soluzione, comunque, si è convinti che arriverà.
Come ho detto all’inizio, il futuro dell’energia potrebbe riservarci molte
sorprese!
A domani.
Mario
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