Oristano
31 Maggio 2015
Cari amici,
chiudo le mie
riflessioni di Maggio con un argomento certamente di grande importanza: lo
spreco alimentare, che ha ormai raggiunto livelli incredibili. Ho già avuto
modo di parlare di questo argomento più di una volta, ma tornarci, a volte, può
essere ulteriormente utile. Certo, l’attuale rassegna EXPO 2015, con il suo motto “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”,
sarà una vetrina importante per mettere
a fuoco il problema e consentirà anche di mettere meglio a fuoco lo spreco in
tutta la sua drammaticità! Sarà l’occasione per riflettere e cercare di trovare le giuste soluzioni: non solo
per reperire le risorse alimentari necessarie a nutrire ulteriori miliardi di
individui, ma, soprattutto, per iniziare a ridurre gli enormi sprechi di cibo
che caratterizzano le così dette “popolazioni ricche”, allocate in particolare nei Paesi industrializzati, per poi riuscire ad eliminare del tutto quella
immensa vergogna qual è il gettare via e distruggere gli alimenti con cui gli
abitanti del Pianeta si nutrono.
Due dati che, pur nello
loro sinteticità, danno subito la dimensione del problema: il rilevante numero
di persone che soffrono ancora oggi la fame nel mondo e le tante tonnellate
di cibo che quotidianamente finiscono nella spazzatura. Oggi su questa terra soffrono drammaticamente
la fame oltre 805 milioni di persone. A fronte di questo disastro,
invece, circa due miliardi di
tonnellate, cioè la metà del cibo che viene prodotto nel mondo, finisce nella
spazzatura, nonostante sia in gran parte ancora commestibile. Come conciliare
tutto questo? La risposta non è ne semplice ne facile, ma è necessario trovarla.
Iniziando, per esempio,
ad avere maggiore consapevolezza sull’importanza che il cibo riveste. Ci ha provato,
partendo da casa nostra, il “Rapporto
2014 sullo spreco alimentare domestico”, realizzato da Waste Watchers, l'Osservatorio Nazionale Italiano istituito nell’ambito di un’iniziativa promossa
dall’Università di Bologna, per indagare sulle cause degli sprechi alimentari e
promuovere conseguentemente dei “policy
di comportamento virtuoso”, atti a favorirne la ‘concreta riduzione’. L’indagine
ha messo in luce che più di 8 miliardi
di euro di cibo all’anno vengono gettati da noi nella spazzatura. Sono dati
certamente sconvolgenti, anche se, riflettendoci, non siamo i soli al mondo ad
avere comportamenti così devianti. Da ciò ne deriva che è necessario soprattutto
inculcare, fin da giovani, una vera e propria “educazione alimentare”, se
vogliamo uscire dal guado.
L’educazione riveste,
infatti, un ruolo fondamentale per
gettare le basi di un futuro migliore. Come ha ricordato di recente anche il
Ministro Maurizio Martina parlando della nostra vetrina di Milano, “Uno
dei grandi temi che anche Expo Milano 2015 sta sviluppando per portare
l’educazione alimentare nelle scuole, attraverso un programma educativo che
includerà anche l’educazione sugli sprechi domestici”.
Un tema
preliminare questo, perché, come afferma Andrea Segrè (sociologo e ricercatore
presso l’Università di Bologna), “se è vero che dobbiamo ‘Nutrire il Pianeta’
e se è vero che, con l’aumento della popolazione, la produzione dovrà aumentare
del 60% (come dicono i dati FAO) e che sprechiamo un terzo di questa
produzione, allora dobbiamo ripartire dalla prevenzione e dall’attenzione agli
sprechi”.
Dare valore al cibo,
ristabilire la sua grande importanza, ci potrebbe forse far riscoprire e
riapprezzare la nostra identità umana e sociale. “Perché sprechiamo l’equivalente
di 8 miliardi di euro in cibo?” - continua Segrè - “Perché non diamo più valore al
cibo e dobbiamo impegnarci a combattere la perdita di questo valore, più che lo
spreco in sé. E’ una lotta che ci porterà a restituire valore al cibo e alle
relazioni. Se gettiamo nella spazzatura una confezione danneggiata lo facciamo
perché è diversa. Noi rifiutiamo il diverso. Per migliorare dobbiamo invece
lavorare in questa direzione: promuovere le relazioni umane attraverso i beni.”
Cari amici, il
problema, come ho accennato prima, non è solo di marca italiana ma di tutto il
mondo industrializzato. Negli stessi Stati Uniti, per esempio, il problema si
pone da tempo e continua a porsi in termini ugualmente drammatici. Anche gli
americani hanno fama di essere degli “spreconi”.
E proprio negli USA il famoso
chef Dan Barber ha scritto un interessante
libro dal titolo “ The third plate: field
notes on the future of Food”, in cui introduce il concetto di “Terzo piatto” nella cucina americana,
spiegando cosa intende con questo
termine: mangiare, ovviamente bene, partendo proprio da quegli alimenti che la
gran parte degli americani considera invece dei “rifiuti” e che abitualmente
vengono scartati, gettati nella spazzatura. Questi beni considerati rifiuti,
sostiene Barber, hanno solo bisogno di essere rielaborati in maniera esteticamente
invitante, in quanto il gusto dello scarto è spesso simile, se non uguale, al
prodotto che normalmente usiamo per cucinare. Lui, nel suo ristorante, per 15
dollari a testa riesce a farti mangiare in maniera deliziosa, facendoti pagare solo
la creatività e l’originalità della ricetta, regalandoti anche la
consapevolezza di non aver contribuito a
sprecare cibo inutilmente.
Nel suo ricco
ricettario Dan, per esempio, ti dice come si possono usare le teste dei pesci per
fare un secondo piatto gustosissimo e bello da vedere, così come utilizzare,
dopo averle tenute da parte, le parti della carne normalmente gettata via, come
la coda di vacca, parti del collo e della testa o delle interiora; da tutto
questo si possono confezionare piatti gustosi, senza spendere un patrimonio. Cultura alimentare dunque, come ho detto all’inizio,
è questa la strada da seguire, mettendo in atto ogni iniziativa possibile contro
lo spreco. Le belle iniziative, poi, si rivelano sempre “contagiose”!
Alcuni manager
americani hanno dato vita a diverse iniziative aziendali, mirate a riutilizzare
quanto erroneamente scartato e a servirsene: Food Cowboy è un sito che reindirizza il cibo eliminato dai
distributori verso le mense per i poveri e gli indigenti. Crop Mobster, creato da Nick Papadopulos, ha ideato una rete tra
produttori e consumatori per non sprecare la sovrapproduzione agricola. Daily Table ha puntato sulla produzione
di cibo precotto a prezzo interessante, prodotto a partire da cibi scaduti che
possono essere mangiati tranquillamente anche dopo la data limite. Quante volte
al supermercato avete visto buttare via
delle banane giusto un po’ ammaccate? Food Star, associazione americana senza fini di lucro, ha creato un
mercato online dove si possono acquistare frutta e verdura scontatissima, solo perché
solo un po’ brutta da vedere!
Cari amici, sicuramente
anche EXPO 2015 sarà un’utile
vetrina capace di creare “nuova consapevolezza”, non solo in Italia ma in tutto
il mondo. Perché per nutrire il pianeta
certamente le risorse ci sono (anche se non equamente distribuite): l’importante
è che non vengano “sprecate”, o gettate via, in quanto il farlo impunemente “grida vendetta”, agli occhi di Dio e degli
uomini.
Grazie della Vostra
sempre gradita attenzione.
Mario
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