Oristano
9 Maggio 2015
Cari amici,
l’edizione 2015 di “Monumenti Aperti”, la diciannovesima
dal suo inizio, presenta quest’anno due “chicche” straordinarie: una è quella
de “L’Altare ritrovato”, sicuramente
il più antico della Chiesa di S. Giovanni dei fiori, rimasto per secoli “nascosto”
sotto 7 strati d’intonaco, e l’altra l’apertura al pubblico della Casa-Laboratorio
del primo farmacista di Oristano, il Dr. Romolo Nurra, che aprì la sua bottega in
città nel 1907; ubicata in Corso Umberto 53, è ricca di cimeli e mobili d’epoca.
Saranno 57 in tutto, quest’anno, i monumenti visitabili. Ma andiamo, prima di tutto, a
scoprire insieme le due novità.
la Chiesa di San Giovanni
Battista, ubicata fuori dalle mura di Oristano, conosciuta tradizionalmente
come de Santu Giuanni de froris (dei
fiori), venne edificata in epoca giudicale. La sua costruzione risulta documentata in un testamento del
1301 con l'intitolazione di "Ecclesia Sancti Johannis de Venis", cioè
delle acque sorgive. Sottoposta a lavori di ristrutturazione sia nel XVI che
nel XIX secolo, l’edificio si presenta a pianta quadrata, su quattro pilastri
che delimitano lo spazio della navata centrale, con i due ambulacri laterali. La
copertura del manufatto presenta un tetto a due falde, che culmina con un campaniletto
a vela che poggia su capriate. Sul lato sinistro e su quello frontale è
addossato un porticato esterno, sicuramente di epoca spagnola, sorretto da
pilastrini in arenaria sui quali è posata la copertura.
All'interno è visibile
l'altare maggiore, di fattura tardo-barocca, che è affiancato da due altarini,
in uno dei quali si trova la seicentesca Statua del Battista, che in occasione
della natività viene vestita a festa; l'altro altare è dedicato a Sant'Isidoro
agricoltore e ospita un simulacro ligneo policromo, sempre del Seicento, che raffigura
il protettore dei contadini, il cui Gremio risulta custode da secoli di questa Chiesa. Ecco l'altare come era prima del restauro.
Sulle pareti quadri che riproducono S. Giovanni Battista e, in particolare, collocato
nella parete destra di chi guarda l’altare, un quadro raffigurante il Martirio
di San Giovanni, commissionato nel 1701 dal Gremio, e realizzato con una forma tale
che fa presumere sia stato ordinato per essere collocato originariamente nel
soffitto. Nell’opera, restaurata di recente, oltre al nome dell'autore sono
riportati i nomi de Is Oberajus Majoris,
le massime autorità dell'associazione, e di altri soci che sul finire del 1700
commissionarono l'opera.
Poiché nel tempo questa
Chiesa, ed in particolare l’altare maggiore, mostravano l’urgente necessità di
adeguate opere di restauro, il Gremio, dopo aver reperito i fondi (determinante
l’intervento finanziario della Fondazione Banco di Sardegna), commissionò alla
ditta Maart, specializzata in restauro opere d’Arte, il recupero dell’altare.
Il lungo e paziente lavoro, iniziato oltre 2 anni fa, curato in primis da
Alberto Severino, coadiuvato da Anna Sanna e Rita Fodde, è ora giunto al
termine, evidenziando scoperte che, sotto certi aspetti, possiamo definire
straordinarie. Nei secoli l’altare originario era praticamente scomparso: sotto
sette strati di vernice e intonaci furono nascoste alla vista le pitture
originarie (realizzate in affresco) e che solo la caparbietà e la pazienza di
Alberto Severino e dei suoi collaboratori sono riusciti a riportare alla luce! Ecco come si presenta ora l'Altare rportato come all'origine!
Giovedì 7, durante l’inaugurazione
de “L’Altare Ritrovato”, come è
stato definito, cerimonia di presentazione al pubblico anticipata di 2 giorni, rispetto all’apertura
ufficiale di Monumenti aperti, molti cittadini hanno voluto soddisfare la
propria curiosità nell’ammirare un capolavoro davvero straordinario, per certi
versi unico nel suo genere. Eliminati dai restauratori i sette strati di intonaci di varie
epoche, sono riapparsi due angeli particolarissimi: uno bianco e l’altro nero!
Mai in passato, come hanno precisato Francesco Obino, Direttore della
Fondazione Sartiglia e componente del Gremio, e Alberto Severino restauratore, erano apparsi, nelle numerose rappresentazioni, angeli neri! Neanche l’angelo
ribelle Lucifero, fatto precipitare nell’inferno dall’Arcangelo Gabriele, nell’iconografia
corrente è stato mai dipinto di nero: è sempre stato rappresentato in bianco, trasformato in demone non più immacolato,
solo dopo la caduta nell’Inferno.
L’incontro con il
numeroso pubblico oristanese è stato davvero partecipato e di grande interesse.
Dopo il Dr. Obino hanno preso la parola il Presidente del Gremio, Salvatore
Carta, lo storico Maurizio Casu, che ha ripercorso le vicende secolari della
Chiesa campestre, Alberto Severino, che ha parlato del lungo e paziente lavoro
di restauro, e il rappresentante della Fondazione Banco di Sardegna, che ha in
gran parte finanziato l’operazione. Ha concluso il Dottor Obino, che, dopo
aver ringraziato tutti, ha detto che Sabato e Domenica la Chiesa sarebbe rimasta
aperta a tutti i visitatori e che sarebbe stata anche arricchita dall’esposizione
di indumenti e arredi sacri di proprietà del Gremio. Un bel rinfresco,
sapientemente organizzato, ha chiuso la serata.
L’altra “chicca” di cui
ho parlato prima è l’apertura al pubblico della casa-farmacia del Dottor Romolo
Nurra, primo farmacista di Oristano. Grazie al positivo intervento del sindaco
Guido Tendas gli attuali proprietari dell’immobile, Carlo Manai e Daniela
Angotzi hanno accettato di aprire al pubblico l’antica dimora, ora loro
abitazione.
Perfettamente
conservato il laboratorio farmaceutico del Dr. Nurra (nei primi anni del ‘900
il farmacista non era un semplice venditore di medicinali, ma un vero e proprio
‘alchimista’, che preparava manualmente ogni singolo medicinale, specifico per
ogni paziente), dove sarà possibile ammirare anche diverse “ricette” del primo
dopoguerra. Il dottor Nurra, amante dei viaggi, portò con se molti cimeli dai
suoi soggiorni all’estero, e che chi visiterà la casa potrà ammirare: oggetti,
libri, dischi, e cimeli di vario tipo.
Cari amici, anche quest’edizione
di Monumenti Aperti, sono certo che sarà un successo. Oristano, nonostante le
cose preziosissime che negli anni sono andate perdute, possiede ancora non
pochi gioielli, che potrebbero calamitare in città un flusso turistico ben più
consistente. A fare da contorno a Monumenti aperti anche due interessanti mostre presso la Pinacoteca Comunale “Carlo Contini”, che verranno inaugurate oggi 9
Maggio: una, la mostra “Titino Sanna
Delogu, la collezione ritrovata”, a cura di Ivo Serafino Fenu, che offre
uno spaccato della pittura sarda del primo Novecento, l’altra, realizzata da
Augusto Schirru con la collaborazione di Istar e Fondazione Sartiglia, mostra di
plastici intitolata “La città ritrovata,
nei plastici di Augusto Schirru”, che riproduce i contesti urbani più
significativi della Oristano giudicale.
Speriamo che tutto
questo serva a calamitare nella nostra città un flusso turistico sempre più ampio!
Grazie dell’attenzione,
a domani.
Mario
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