Oristano
26 Maggio 2015
Cari amici,
Si è svolto Lunedì 25
Maggio presso l’IMC, Centro Marino Internazionale con sede a Torregrande,
l’evento finale del progetto “Pescato di
Qualità”, portato avanti dalla Camera di Commercio di Oristano, e
finanziato dalla Regione sarda a valere sui fondi europei FEP 2007/2013,
destinati allo sviluppo dei nuovi mercati e delle campagne di informazione e
salute dei consumatori. La presentazione dell’interessante progetto di Campagna di educazione alimentare, denominato
“Acqua in bocca”, che ha coinvolto
imprese ittiche, alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado,
insegnanti, commercianti e ristoratori, ha messo in evidenza il grande sforzo
messo in atto per dare ad un settore come quello della pesca, che in Sardegna
potrebbe certamente essere ben più consistente e redditizio di quello attuale,
maggiore visibilità e mercato, ed allo stesso tempo essere, per i consumatori,
più trasparente e sicuro, con le adeguate certificazioni.
I lavori sono stati
moderati da Emanuele Cabras e Serenella Paci, che hanno riepilogato, prima di
passare la parola ai relatori, tutte le fasi del complesso progetto che,
coinvolgendo in particolare le imprese ittiche, ha permesso a 875 alunni di 50
classi di 10 scuole primarie e
secondarie di primo grado della Sardegna, di “scoprire” il mondo ittico della
nostra isola. ‘Acqua in bocca’ attraverso lezioni didattiche, giochi, e
informazione sulla vita marina, ha “aperto gli occhi” a molti bambini e ragazzi
sul valore delle nostre risorse ittiche, spesso sottovalutate, proprio per
mancanza di adeguata conoscenza e informazione.
Dopo la premessa dei moderatori
ha preso la parola il Presidente della Camera di Commercio di Oristano Pietrino
Scanu, che ha ricordato che il progetto è nato proprio su impulso e sollecitazione
delle organizzazioni della pesca del nostro territorio, che conta un sistema
unico sotto questo profilo, composto da un sistema complesso di acque dolci,
salse e marine fra le più importanti d’Europa. C’è bisogno di maggiore
consapevolezza del nostro potenziale, e questo lo si può esprimere meglio proprio
coinvolgendo le nuove generazioni: partendo dalle scuole, dove è necessario
dare fin da subito la giusta informazione.
Dopo di lui ha preso la
parola il Dottor Mossone, direttore dell’IMC, che confermando la validità
dell’iniziativa ha riepilogato le funzioni dell’Ente da lui diretto, l’IMC,
nato come Ente di ricerca per meglio conoscere e studiare la scienza del mare.
Questo compito viene svolto attraverso due canali principali: il primo cercando
di studiare il miglior equilibrio possibile tra i diversi ecosistemi costieri,
il secondo cercando di fissare le regole per le attività produttive svolte,
suggerendo quelle più ecosostenibili. In sintesi, ha detto, tutto il sistema va
rispettato: le micro alghe, per esempio vanno rispettate per la loro
importanza, così come è necessario regolamentare la cattura degli esemplari;
dai ricci (se si esagera, con la pesca, poi vanno il lenta estinzione) al
prelievo della bottarga dal muggine, per non depauperare il rinnovo naturale della specie.
Insomma, ha concluso, è necessario incentivare la ‘cultura del rispetto per
l’ambiente’ per ogni tipo di acqua, dolce, salmastra o salata, partendo proprio
dall’età infantile. Ecco la vera ragione e validità del progetto.
A seguire il Dottor
Massidda, segretario generale della CCIAA, ha ripercorso tutte le fasi
attuative del progetto, precisando che rientrano nell’ambito del progetto le
seguenti nostre specie pregiate: Aragosta rossa, Muggine (e bottarga), polpo,
spigole e orate d’allevamento, e la vongola verace. Il progetto è stato
realizzato su tre fronti: il primo con l’avvio di una campagna di educazione
alimentare (chiamata “Acqua in bocca”), il secondo con corsi di formazione per
gli operatori ed il terzo attraverso la realizzazione di campagne promozionali,
riferite alle “Imprese di qualità”. La campagna di educazione alimentare, come
detto in premessa, è stata rivolta agli alunni delle scuole, con l’attivazione
di laboratori ludico-sensoriali, visite guidate didattiche alle aziende
produttrici, oltre che agli operatori ai quali è stata fornita formazione e
qualificazione, coinvolgendo non solo i produttori ma anche gli addetti al
commercio ed alla ristorazione. A tutto questo si è aggiunta un’efficace
comunicazione, effettuata non solo a mezzo stampa e radio, ma anche attraverso
pubblicità sui mezzi pubblici, video e nuovi media.
Anche l’Assessore
all’Agricoltura Elisabetta Falchi si è espressa favorevolmente nei confronti
dell’interessante iniziativa, ringraziando in primis la CCIAA di Oristano,
anticipando che è allo studio un “Marchio di qualità” per il pescato sardo,
tendente ad identificarne l’origine certa, il luogo e la data del pescato.
Tutto questo consentirà al consumatore di avere certezze e quindi di consumare
di più e con più sicurezza il nostro ‘pescato di qualità’. La Regione, con AGRI
e LAORE si sta occupando del nuovo
marchio, che consentirà una vera tracciabilità del prodotto. A termine i
moderatori, hanno dato la parola ai protagonisti: le maestre che hanno istruito
i bambini (ha parlato Serenella Cannas), i produttori (la parola a Franco Zucca
della Coop. di Marceddì e ad Antonello Satta del Consorzio Pontis) e le
strutture regionali preposte: SAVI regionale (Luisa Mulas), Agenzia LAORE
(Marina Monagheddu), le Organizzazioni (Gabriele Chessa).
Un’occasione, quella
data dal Convegno, che fa riflettere non poco. La Sardegna, è ricca di un
potenziale che spesso risulta sottovalutato e poco utilizzato. In questo
settore molto del pescato che mangiamo non solo non è prodotti in Sardegna ma
importato da altre regioni e certamente anche di qualità più bassa. Potremmo
essere esportatori mentre continuiamo ad importare, svilendo il prodotto della
nostra terra e lasciando i nostri giovani “senz’arte
né parte”, come si diceva una volta. La mia amicizia con l’assessore
Elisabetta Falchi mi ha consentito di fare con Lei una “riflessione
amichevole”, sul ruolo della nostra Isola: una terra con un alto potenziale
economico ma con un basso utilizzo dello stesso. Uscendo fuori dal tema della pesca ho chiesto
all’Assessore Falchi se fosse vero che all’EXPO di Milano, come riportato dai
giornali, la gigantografia dei “Giganti
di Mont’e Prama”, fosse stata collocata
in ombra, ovvero in modo poco visibile (coperta da una scaffalatura), dalla marea di visitatori che
affollano quotidianamente l’esposizione universale. La risposta, sotto un certo
profilo pragmatica (era solo una riproduzione, e ci saranno altri modi per
metterli in evidenza), mi ha fatto rispondere che a Milano avremmo potuto essere
presenti in ben altro modo! Lei certo non ha colpe specifiche, ma noi sardi si!
C’è ancora tanto da fare!
Mario Virdis
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