mercoledì, maggio 06, 2015

INTERESSANTE PROGETTO DEL “SOROPTIMIST CLUB” DI ORISTANO: UNA “CASA DI ACCOGLIENZA” PER I FAMILIARI DEI RICOVERATI AL S. MARIA BAMBINA, AL RIMEDIO.



Oristano 6 Maggio 2015
Cari amici,
l’importanza che riveste, non solo nella nostra Regione ma anche in campo nazionale, l’Istituto di Riabilitazione Santa Maria Bambina, centro di eccellenza extra ospedaliero di riabilitazione globale intensiva ed estensiva ubicato al Rimedio, è cosa ormai nota. La qualità dei servizi prestati non teme confronti e il paziente in questo luogo non è solo seguito e curato a dovere, ma soprattutto trattato da essere umano: insomma “non si sente un numero”. Si, perché per guarire, non serve solo l’intervento medico, ma anche la collaborazione di chi lo assiste, in particolare quella dei familiari, che, spesso, macinano centinaia di chilometri per cercare di sostenere psicologicamente chi vi è ricoverato.

In quest’ottica è nata, all’interno del Club di Oristano dell’Associazione di Servizio “Soroptimist International”, un’idea geniale: perché non utilizzare qualcuna delle vecchie “Cumbessias” (le mini casette, usate come novenari per la festa della Madonna del Rimedio), ubicate di fronte alla Basilica ed alla struttura sanitaria, trasformando quegli spazi in luogo di accoglienza dei familiari dei malati? L’idea è stata prima meditata all’interno del club, poi elaborata insieme a Mons. Curreli, Rettore della Basilica, ed infine portata all’attenzione dell’Arcivescovo, S.E. Mons. Sanna. Idea certamente valida ma anche impegnativa, sicuramente anche costosa, ma ottima sotto il profilo umano e sociale.
Se è pur vero che 'tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare', se le idee sono buone (a volte eccellenti come questa), esse vanno caparbiamente portate avanti. All’interno del club Soroptimist di Oristano (l'associazione internazionale è formata da sole donne-manager, impegnate nelle più diverse professioni), ci sono alte professionalità in ogni campo: La Presidente in carica Paola Meconcelli è dirigente d’azienda, Rossella Sanna è architetto di fama, Gabriella Greco avvocato presso il foro oristanese, Anna Maria Manni imprenditrice agricola e Caterina Murru funzionario di Prefettura, solo per citare quelle che più direttamente si stanno occupando del progetto.
Con questo ricco bagaglio di professionisti l’idea si sta concretizzando e trasformando in progetto operativo. Martedì 5 Maggio è stata convocata una conferenza stampa, presso i locali del S. Maria Bambina, dove i giornalisti che hanno raccolto l'invito hanno potuto ascoltare dalla viva voce dei protagonisti l’idea-progetto. La tavola rotonda è stata aperta dall’Arcivescovo, che presiedeva l’incontro. Mons. Sanna nel confermare la validità e l’eccellenza del Centro di Riabilitazione, ha precisato che se è pur vero che per il paziente sono importanti le cure mediche, è altrettanto vero che uguale importanza riveste l’assistenza prestata durante la degenza, in particolare da parte dei familiari. Medicina e assistenza vanno di pari passo: “il paziente va curato in modo umano, non deve mai sentirsi un numero”, ha detto l’Arcivescovo. In quest’ottica è dovere del cristiano vivere un “nuovo umanesimo” nei confronti di chi soffre, per cui l’idea di realizzare una “residenza d’ausilio”, destinata ai familiari dei malati, è senz’altro lodevole.
Dopo l’Arcivescovo ha preso la parola la Presidente del Soroptimist Paola Meconcelli che ha illustrato l’iniziativa, a cui ha fatto seguito la descrizione tecnica del progetto da parte dell’Arch. Rossella Sanna.


L’Idea-Progetto, mediate l'utilizzo delle vecchie “Cumbessias” (anche in passato destinate all’accoglienza dei pellegrini che venivano al Santuario), opportunamente riadattate per le esigenze di oggi, vuole creare un tranquillo luogo di accoglienza per i familiari dei malati ospitati presso il Centro di Riabilitazione. L’Arch. Sanna non ha nascosto che l’operazione è abbastanza complessa: oltre i vincoli della Sovrintendenza (le cumbessias sono fabbricati storici, ancorché difficili da datare con certezza), lo stato attuale dei fabbricati è praticamente fatiscente, ed il costo dei necessari lavori di sistemazione certamente un impegno finanziario notevole. Nella prima fase, che prevede l’utilizzo delle prime 2 cumbessias, riunendo gli spazi (complessivamente sono 7, costituite ciascuna da un corridoio stretto e lungo), il costo presumibile di ristrutturazione è vicino ai 100 mila euro. Nelle fasi successive, se si riuscirà a reperire i finanziamenti per il recupero di tutte le strutture, sarà necessario coinvolgere anche il Comune, proponendogli di rendere pedonale la strada che oggi, troppo trafficata, divide Chiesa, Struttura sanitaria e Cumbessias, ripristinando l'antico utilizzo di quei luoghi.

Al termine delle esposizioni tecniche da parte dell'arch. Sanna sono iniziate le domande dei giornalisti presenti. Vari gli interrogativi: quanto tempo sarà necessario per la realizzazione? Quali i costi globali? Quando si potrà dare inizio ai lavori? 

L’Arch. Sanna, ha commentato che molto dipenderà dai fondi che potranno essere reperiti e dalle necessarie autorizzazioni. Ha ricordato, infine, che Sabato 9 Maggio, presso il Mistral 2 è stato organizzato sull'argomento un Convegno dal titolo significativo: “Protagonisti della nostra salute. Diagnosi precoce e qualità della vita”, con relatori Stefano Zurrida dell’Università di Milano e Stefano Martella, dell’Istituto Europeo di Oncologia, all’interno del quale Lei presenterà ufficialmente il progetto ai partecipanti. Su richiesta di alcuni giornalisti, Mons. Curreli ha fatto aprire una delle Cumbessias da risanare e “trasformare”. L’occasione è stata chiara per rendersi conto del grande lavoro che ci sarà da fare, per rendere nuovamente agibili strutture così obsolete.
Non dimentichiamo mai, tuttavia, che “Le vie del Signore sono infinite”!
Mario Virdis






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