Oristano
8 Maggio 2015
Cari amici,
in questo momento di
grande crisi occupazionale, di aziende che continuano a chiudere e di giovani
che ormai pensano che il lavoro è praticamente scomparso, in molti stanno
pensando ad un “ritorno alla terra”.
Sempre più numerose sono, infatti, le terre abbandonate, prive di qualsiasi
coltivazione, in tutte le nostre Regioni, e la Sardegna, purtroppo, non fa
certo eccezione: sono più le terre abbandonate di quelle ancora oggetto di
coltivazione.
Proprio la mancanza di
occupazione, la schiera sempre più lunga di giovani nullafacenti, ha fatto
balenare l’idea di ritornare a coltivare la terra, magari attraverso l’utilizzo
di nuovi sistemi e nuove produzioni. Spesso capita, però, che chi ha l’idea e
la voglia di tornare a coltivare l’orto, non abbia il terreno necessario per
farlo, nella logica del vecchio proverbio che dice che “Chi ha i denti non ha il pane e chi, invece, ha il pane non ha i
denti”.
L’idea geniale, per
trovare una soluzione, è venuta ad un giovane agronomo novarese (26 anni di
Castelletto sopra Ticino), Marco Tacconi,
che già durante gli anni della formazione universitaria a Milano si era
dedicato per passione al recupero di un terreno incolto. Marco è oggi un
laureato in Agraria a Milano, appassionato orticoltore da sempre. Il suo
pallino l’ambiente produttivo, in particolare la produzione di cibo, che
considera la più grande capacità che noi uomini abbiamo. Nella sua azienda si
interessa di piccole produzioni, semi-domestiche, biologiche, tradizionali e a
chilometro zero.
L’idea di Marco, già da
studente, era quella di recuperare i tanti terreni, forzatamente a riposo per
mancata coltivazione, la cui lista si allungava sempre di più, giorno dopo
giorno. Laureatosi nel 2011 presso la Facoltà di Agraria dell’Università di
Milano con una tesi sulla “Valorizzazione
e Tutela dell’Ambiente e del Territorio Montano”, dopo la laurea cerca di
realizzare il suo pallino: “recuperare le terre incolte”. Secondo Lui la forza
di lavoro potenziale c’è a sufficienza: in Italia ci sono migliaia di persone
appassionate di orticoltura e desiderose di auto-prodursi frutta e verdura di
qualità, ma che mancano però dei terreni necessari per farlo. Perché allora non
pensare al modo migliore di far incontrare queste due esigenze, quella di chi desidera
coltivare e quella di chi ha il terreno incolto? In poche parole perché non
creare una struttura in grado di fa incontrare la domanda e l’offerta?
Con gli attuali
strumenti che l’Web mette a disposizione, incrociare domanda e offerta risulta molto
più semplice di ieri! Ecco allora l’idea di creare un portale web di contatto,
che, con l'obiettivo di riutilizzare i terreni incolti abbandonati, possa
mettere in contatto chi ha i terreni e chi intende coltivarli. Nel sito creato,
dunque, Il proprietario di un terreno di questo tipo può trovare persone
disponibili a gestirlo a costo zero, e vedere il proprio bene nuovamente produttivo.
Quale l’utilità per entrambi? Il proprietario fornisce l'uso del fondo e, in
cambio, il coltivatore gli dona parte dei prodotti coltivati. Uno scambio
amichevole e allo stesso tempo utile. Il coltivatore può essere chiunque abbia
la passione per farlo, ma manca degli spazi necessari.
Nasce così il sito Web “TERRAXCHANGE”, «strumento capace di unire
proprietari di terreni non in grado di dedicarsi all’agricoltura o non
interessati all'attività agricola e persone o gruppi che invece volevano
sporcarsi le mani coltivando buoni ortaggi tramite una sana attività adatta a
tutti e all'aria aperta», come definisce il sito Marco Tacconi, suo ideatore.
Ma attenzione, spiega ancora Marco, «TerraXchange non vuole essere un'agenzia
immobiliare: i terreni non vengono venduti ma prestati o regalati in cambio di
parte del prodotto coltivato».
In parole povere, il
sito TerraXchange funge da Piazza
virtuale di contatto, per fare in modo che la terra da incolta ridiventi
nuovamente messa a frutto. Il portale è online dall’1 novembre 2013 e
l’interesse, per la sua funzione d’incontro tra le due esigenze, non ha tardato
ad arrivare. Ad oggi sono già oltre 500 gli utenti registrati in questo sito,
sempre più cliccato, dove chiunque può trovare, in tutte le parti d’Italia, dei
terreni disponibili da coltivare e contattare chi questi terreni li concede; sito
che risulta utile anche a chi, al contrario, ha i terreni e cerca persone
disposte a coltivarli. Interpellato sul funzionamento del sito Marco spiega in
breve la sua semplicità. Il proprietario di un fondo incolto inserisce il
proprio terreno nel sito e aspetta un contatto. Gli interessati, vista l’offerta
e ritenutala idonea, si candidano. Proprietario e orticoltore entrano così in
contatto ed inizia la cooperazione.
La scelta del terreno
eventualmente da coltivare risulta abbastanza facile: tutti gli interessati, in
tempo reale, possono vedere il terreno direttamente attraverso una mappa
satellitare perché i terreni sono geo-localizzati con le coordinate. Una volta
perfezionato l’accordo, il pagamento dell’affitto è previsto in natura: il
canone infatti si paga con i prodotti coltivati su quel terreno; una parte del raccolto, in percentuale preventivamente
stabilita, va al proprietario, l’altra all’utente che prende in gestione la
terra”. “Il ruolo di TerraXchange”, ha precisato l’ideatore del
progetto Marco Tacconi, “finisce quando scambiamo i contatti mail
tra proprietario e gestore interessato. Noi forniamo al possibile gestore la
mail del proprietario in modo che si mettano d’accordo direttamente”.
Il grande successo che
sta ottenendo TerraXchange, mette in evidenza, in particolare da parte dei giovani,
la riscoperta di un’attività appagante e ricca di legami sociali qual è quella agricola.
“Non
è un caso se sempre più giovani si iscrivano ad Agraria, come ho fatto io”, ha
spiegato Marco a chi vuol sapere di più sulla sua idea, “L’agricoltura è un mondo fisico,
spesso duro, ma la grande soddisfazione nel vedere i frutti del proprio lavoro
copre qualsiasi fatica. L’orto è una passione dilagante, perché permette di
vedere i frutti del lavoro svolto. Dal seme al piatto. Sempre meno lavori
permettono di mostrare l’intera filiera. Un operaio, una segretaria, un
dirigente vedono solo un tratto limitato della catena produttiva. Un
orticoltore, anche casalingo e improvvisato, vive ogni momento”.
Cari amici,
personalmente ritengo validissima l’idea e credo sia applicabile in ogni parte
d’Italia, in particolare in Sardegna, dove le terre incolte abbondano. La
riscoperta della vita agreste, l’idea del ritorno alla terra, credo abbia
contagiato non pochi giovani. Non solo per il fatto della mancanza di lavoro, ma
anche per quella nuova necessità di socializzazione
vera, che, pur non facendo tramontare la socialità virtuale, oggi imperante, può riportare l’uomo a vivere un mondo più
concreto, più reale. E la riscoperta dell’agricoltura è certamente in grado di
fare questo miracolo.
Grazie amici
dell’attenzione. A domani.
Mario
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