Oristano
30 Maggio 2015
Cari amici,
nei giorni scorsi ho
letto con particolare interesse, durante le mie quotidiane scorribande su
Internet, la riflessione di Giuseppe Turani sull’Europa dal titolo “L'Europa è a fine corsa? No, ma deve
cambiare!”. Ho sempre apprezzato Turani, giornalista bocconiano approdato
prima all’Espresso poi a La Repubblica ed al Corriere della Sera, oltre che
scrittore di vaglia. Cosa intendeva dire, senza mezzi termini, Turani sullo
stato odierno dell’Europa? Niente di misterioso, che tutti, dico proprio tutti,
ormai, non sappiano perfettamente: che senza completare il percorso di coesione
fra Stati, iniziato nel lontano 1957 col trattato di Roma, l’Europa se non
vuole terminare il percorso senza arrivare destinazione, deve “cambiare”, nel
vero senso della parola. Fin dalle origini, infatti, i padri fondatori dell’allora
Comunità Economica Europea avevano concepito un percorso con un punto d’arrivo
finale: l’Europa Stato federale. Un percorso certamente non breve, da
completare nel tempo tappa dietro tappa, ma credibile e realizzabile. Eppure, a
quasi 60 anni da quella “prima pietra”, possiamo constatare che quel sospirato
traguardo ancora non si è raggiunto.
Ho scritto tante volte,
anche su questo blog, di questa grave inadempienza, cercando anche di
ricercarne le cause. Fra le più importanti certamente una primeggia sulle
altre: l’egoismo degli Stati appartenenti all’Unione Europea a rinunciare alla
propria sovranità nazionale. Questo insito egoismo ha portato gli Stati membri non
alla ricerca della condivisione e dell’amalgama delle risorse comuni ma a
tenere, invece, in particolare ordine “il proprio giardinetto”, quasi che poco
importasse della situazione di quello degli altri! Il risultato è stato quello
di creare un’Europa “contabile”,
come la definisce Turani, ignorando, o addirittura gettando alle ortiche
l’originale spirito comunitario che aveva animato i primi ideatori di una vera
Europa unita.
Cari amici, di sbagli
in oltre mezzo secolo di “unione” se ne sono fatti tanti. Uno, a mio avviso, è
stato quello di aver voluto allargare l’ingresso nella Comunità Europea (che
ancora non era Stato federale), a molti Stati con economie e regimi fiscali
tanto differenti. Sarebbe stato certamente più logico far nascere prima l’Europa Stato Federale, e,
successivamente, in questa Federazione sarebbero potuti confluire altri Stati,
desiderosi di condividere non solo le politiche economiche ma anche tutto il
resto, come è avvenuto e continua ad avvenire nelle altre Federazioni di Stati.
Altro sbaglio, sempre a
mio avviso, almeno come errore di tempistica, è stato quello di aver voluto
“creare” l’Euro, moneta senza sovranità, prima della costituzione della nuova
Europa-Nazione. Che senso ha avere in circolazione all’interno delle varie
nazioni europee l’Euro, quando nessuno degli Stati che lo usa può disporre di
questa moneta in modo autonomo e sovrano?
Si è tolto agli Stati
che prima avevano la sovranità della propria moneta, la possibilità di usare la
nuova secondo le proprie necessità, senza ricavarne in cambio praticamente
niente. Inutile sostenere che è stato fatto per ragioni di stabilità! Il fatto
che oggi la BCE tenti di rimediare a questo deprecabile errore, sostituendosi
ad un’Europa-Stato che non esiste, può essere lodevole (e di questo bisogna
darne atto al Governatore Draghi), ma non annulla il problema che si è creato.
Il recentissimo conflitto, apparentemente insanabile, che mette di fronte la Grecia e l’Europa,
è l’esempio lampante che senza un’Europa nazione l’Unione Europea non ha
futuro. Personalmente credo che, pur a denti stretti, uno straccio di accordo
si troverà. L’ipotesi di uscita della Grecia dall’euro sono certo che farebbe
più danno all’Europa che alla Grecia: la credibilità dell’Unione ne uscirebbe
distrutta, e, forse, potrebbe “rimettersi
in piedi” per prima la Grecia della stessa, incompleta, Unione Europea.
Tornando sulla
riflessione di Turani “L'Europa è a fine
corsa? No, ma deve cambiare!”, condivido in pieno il fatto che senza
cambiamenti radicali non si va da nessuna parte.
Anche l’irrigidirsi del FMI,
che per bocca di Christine Lagarde, di solito poco spigolosa, ha di recente gelato
tutti dicendo che «L'uscita della Grecia dall'euro è una possibilità (anche se
questo..) non vorrà dire la fine dell'euro», contribuisce a
confermare lo stato di grande impasse in cui l’Europa si trova.
Cari amici, la storia
ci insegna che quando l’egoismo prevale è difficile accordarsi anche col vicino
di casa, immaginiamoci quando il gioco si fa più grande. In Europa se gli
Stati, dal più importante al più piccolo, non sapranno rinunciare alla loro orgogliosa
sovranità, condividendola con gli altri, difficilmente potranno diventare una
grande realtà: un grande Stato Federale, in grado di competere ad armi pari con
le altre potenze economiche mondiali, come quella degli Stati Uniti, ad esempio.
Grazie dell’attenzione.
A domani.
Mario
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