giovedì, novembre 08, 2018

LA SARDEGNA E IL DAINO. L’ASSURDA RICHIESTA DI SOPPRESSIONE (PER DENSITÀ ECCESSIVA) DEGLI ESEMPLARI IN SOVRANNUMERO.


Oristano 8 Novembre 2018
Cari amici,
Credo che in tanti abbiamo letto o sentito della assurda richiesta di abbattimento dei daini presenti in soprannumero nel Parco naturale regionale di “Porto Conte”. Eppure in Sardegna il Daino (Dama dama) non risulta essere eccessivamente diffuso, risultando presente soltanto, oltre che nel parco naturale regionale di “Porto Conte”, in poche altre Foreste demaniali della Regione autonoma della Sardegna (Pixina Manna, Neoneli, Limbara), con un numero estremamente contenuto di esemplari (in globale circa 700).     
La querelle sulla necessità di abbattimento, paventata in quanto la numerosa presenza di questi animali nell’area di Porto Conte (circa 386 esemplari, secondo l’ultimo censimento curato dal Parco nel 2017), viene ritenuta eccessiva, insomma “esagerata”, stante il fatto che l’attuale numero avrebbe finora causato un serie crescente di incidenti stradali e diversi danni all’agricoltura.
Poiché da tempo la Provincia di Sassari e l’Azienda speciale Parco di Porto Conte (Ente gestore del Parco naturale regionale “Porto Conte”) hanno predisposto un piano quinquennale di controllo del Daino in questa area naturale protetta, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Sassari, l’abbattimento di un certo numero di esemplari di Daino in teoria è previsto, ovviamente se e quando in supero rispetto al massimale stabilito (gli abbattimenti dovrebbero essere 58 nel 2018).
Il “piano di limitazione”, pensate, ha già ottenuto il parere favorevole (art. 6 della legge regionale n. 28/1998) dal Comitato Regionale Faunistico con verbale n. 1 del 7 febbraio 2018, mentre non è certo se vi sia stato anche il parere favorevole dell’I.S.P.R.A., in quanto non citato nel verbale.
Ai più la soluzione adottata appare, come minimo, assolutamente priva di buon senso, in quanto una soluzione ben più semplice potrebbe essere adottata senza nessuna ferocia nei confronti di questi animali! Una di queste sicuramente quella del trasferimento degli esemplari in eccesso in altre aree naturalisticamente adeguate, ovviamente se risultano disponibili gli spazi adeguati e in presenza dei pareri favorevoli all’accoglimento. Basti pensare che la stessa Carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna (pagg. 256-259, 2005, revisione 2012) indica varie aree naturali (Goceano, Marghine, Limbara, Barbagia, Monte Arci, ecc.), tutte adatte alla potenziale reintroduzione del daino, prevedendo addirittura la “quantità sopportabile” di questi animali nel territorio isolano, calcolata in oltre 17.000 esemplari.
Il primo a battersi contro l’eventuale abbattimento di questi animali è stato il Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus, sempre in prima linea contro certe decisioni inappropriate e sanguinarie, che ha espresso la sua più ferma opposizione, confortato anche dalle numerose richieste pervenute dalla diverse Amministrazioni pubbliche interessate all’accoglimento dei daini, avendo a disposizione ampi territori disponibili e spazi adeguati.
Le richieste sono state avanzate dal Comune di Iglesias, dal Consorzio per il Parco di Monte Arci, dal WWF e anche da Privati, titolari di fondi chiusi di caccia e ripopolamento (art. 15 della legge n. 157/1992 e s.m.i.). Tutti hanno manifestato la disponibilità ad accogliere gli esemplari di Daino in eccesso, evitandone così la macellazione. La stessa Azienda speciale che gestisce il parco sarebbe favorevole. Inoltre c’è da considerare che sarebbero disponibili anche altre aree, come quelle delle Foreste demaniali indicate dalla stessa Carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna.
L’ostacolo al trasferimento, a quanto pare, risiederebbe nel non noto parere negativo dell’I.S.P.R.A. sulla base delle Linee guida per la gestione degli Ungulati (2013, pagg. 127-128) e del fatto che il Daino – pur presente dall’epoca fenicia e romana – non sarebbe considerato autoctono ai sensi del D.M. 19 gennaio 2015. A questo proposito, si ricorda che il Daino in Sardegna, introdotto in epoca fenicia e romana, si estinse a causa della caccia (nel 1968 venne uccisa l’ultima esemplare a S’Arcu e su Cabriolu, sul Massiccio dei Sette Fratelli).  Poco tempo dopo vennero re-introdotti altri esemplari, provenienti in buona parte della Tenuta presidenziale di San Rossore.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus, intanto, continua a portare avanti la sua battaglia senza sosta, nell'intento di riuscire a revocare l’abbattimento dei Daini e si persegua invece la soluzione alternativa, quella del trasferimento degli esemplari in eccesso in altre aree naturalisticamente adeguate, in primo luogo nei siti dov’è stata già manifestata disponibilità (Marganai, Monte Arci, Monte Arcosu, aziende private della Nurra).
Cari amici, ho di recente su questo blog parlato del muflone, vera icona della Sardegna, e credo che anche il daino debba essere considerato una delle nostre ricchezze, utile anche a dimostrare che il nostro territorio è qualcosa di unico, un territorio d’eccellenza, dove la natura si è conservata molto meglio che altrove. Usiamo le nostre peculiarità per calamitare nella nostra terra flussi turistici di prim’ordine, capaci anche di risollevare un’economia che, se valorizzassimo ciò che abbiamo, funzionerebbe davvero meglio. E il muflone e il daino fanno parte di questa nostra ricchezza.
A domani.
Mario

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