domenica, settembre 03, 2017

IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO HA RAGGIUNTO UN NUOVO RECORD: A GIUGNO HA SUPERATO I 2.281 MILIARDI DI EURO. MA LA SPENDING REVIEW NON DOVEVA SERVIRE AD ABBASSARLO?



Oristano 3 Settembre 2017
Cari amici,
Le statistiche sono sempre impietose: non sono addomesticabili e misurano sempre la febbre reale di un sistema. Per quanto riguarda il nostro pauroso Debito Pubblico, esso risulta una vera e propria voragine che non si sa dove ci potrà portare, nonostante i diversi provvedimenti-cerotto annunciati dai vari Governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi. Essi hanno proclamato e strombazzato sforbiciate a non finire sulle spese superflue, garantendo una severa “spending review”, una vera cura da cavallo, ma - strano a dirsi - a leggere le statistiche il nostro debito non solo non è diminuito ma ha continuato a crescere, raggiungendo a Giugno un nuovo record: 2.281,4 miliardi di euro.
La triste realtà è che il debito pubblico italiano è un cappio al collo che sembra strangolarci: in aumento ancora di 2,2 miliardi a Giugno, rispetto al mese precedente. I calcoli provengono da fonte sicura: li ha fatti la Banca d’Italia. L'analisi dell’incremento del debito ha evidenziato che esso deriva dal fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (8,4 miliardi), in parte compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (per 6,3 miliardi); ad aumentare è stato il debito delle amministrazioni centrali, salito di 4 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 1,9 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza, infine, è rimasto pressoché invariato.
L’andamento del nostro debito, dunque, continua nella sua ascesa, come può vedersi dal prospetto allegato. Purtroppo poco felice anche l’analisi delle entrate tributarie. In flessione a Giugno, esse sono state pari a 31,6 miliardi (inferiori di 13,5 miliardi a quelle rilevate nello stesso mese del 2016); nei primi sei mesi del 2017 esse sono state pari a 186,0 miliardi, in diminuzione del 5,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2016. Il peggioramento è principalmente imputabile allo slittamento delle scadenze per il versamento di alcune imposte. Anche a Maggio scorso le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state poco felici: pari a 33,5 miliardi (inferiori di 0,3 miliardi a quelle rilevate nello stesso mese del 2016).
A Giugno dunque il debito ha toccato il nuovo picco, nonostante i tassi di interesse bassi e il PIL in timida crescita. 
Ma il Governo come commenta questa situazione? Esso continua a ribadire che la dinamica è “finalmente sotto controllo” e che, anzi, da quest’anno il rapporto con il PIL inizierà, seppur lievemente, a scendere. Il viceministro dell’Economia Enrico Morando, inoltre, ha confermato anche che il programma di privatizzazioni andrà avanti. Quanto al Ministro Pier Carlo Padoan non fa altro che affermare che «Abbassare il debito sovrano è una priorità del Governo. Lo spread ci ricorda sgarbatamente che bisogna ridurre il debito pubblico» (affermazione del Ministro nella presentazione dei risultati dell’Agenzia del Demanio, febbraio 2017). Ma quando questo fatto positivo si potrà verificare? Questo è il dubbio atroce!
Nella tabella riepilogativa allegata, che raffronta debito pubblico italiano e PIL, emergono dei dati drammatici. Negli ultimi anni si è un po’ ridotto il trend di crescita, e si è passati da un aumento di 80 miliardi di euro circa all’anno a un aumento di circa 40. Però nei primi 6 mesi del 2017 l’aumento è stato di 63 miliardi, 10,5 miliardi al mese, crescita storica che, pur essendo stata influenzata da effetti di stagionalità, risulta sempre in pericolosa crescita.
Insomma, la risultante è che il debito pubblico italiano è diventato un mostro immenso, che difficilmente potrà essere domato, al di là delle chiacchiere e dei proclami. Se poi teniamo anche conto dei bassi tassi di interesse attuali, che prima o poi sono destinati ad aumentare, in seguito ci saranno sicuramente effetti ulteriormente drammatici sulle finanze statali. Questo porta tutti a nutrire grande preoccupazione. Ma ci rendiamo conto che solo 30 anni fa il debito pubblico nostro era un 1/6 di oggi, e che nel 1980 era di "soli" 114 miliardi?
Cari amici, nonostante tutti i proclami la nostra situazione non riesce a migliorare. Anche i recenti dati sull’aumento (modesto) del PIL non sono così confortanti. La disoccupazione è sempre altissima, le tasse che le aziende che le famiglie pagano non accennano a diminuire, e il confronto con gli altri Paesi appartenenti all’UE, ci vede sempre in coda. Eppure, anziché preoccuparci di tutto questo, anziché pensare alla formazione di una nuova legge elettorale (che potrebbe portare il popolo sovrano ad esprimersi), a varare leggi che agevolino l’insediamento di nuove aziende con forti agevolazioni per l’assunzione di giovani, le nostre preoccupazioni sono rivolte alla legge sull’IUS SOLI, e alla sistemazione di ulteriori migliaia di immigrati, continuando a trascurare quell’esercito di “nostri poveri”, sempre più in balia delle onde.
Siamo sicuri che tutto questo il popolo italiano (in particolare le fasce più deboli, quelle particolarmente toccate dalla crisi) continuerà ulteriormente a tollerarlo senza reagire? Io, credetemi, sono molto, ma molto preoccupato.
A domani.
Mario


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