Oristano
19 Dicembre 2018
Cari amici,
Quando ho ricevuto l’invito
di Fabio Forma a presenziare alla presentazione del suo secondo libro (ero
stato presente al suo esordio come scrittore con il libro “Carne da Demolizione”, presentato ad Oristano nel Novembre del
2013), ho accettato volentieri, per più di un motivo. In primis perché è il
figlio di un amico rotariano e, nel Rotary, l’amicizia è il perno centrale
della vita associativa, poi perché mi ero reso conto della sua effervescenza,
della sua voglia di ragazzo con tanta “uscire dalla solita routine”, di affrontare la vita senza
troppi ombrelli protettivi, come quelli che la famiglia normalmente ti pone per evitare di
cadere.
Nell’analisi che feci
sul suo primo libro, ebbi di Lui un’impressione molto positiva (chi è curioso
può andare a leggere quanto scrissi su questo blog in data 26 Novembre 2013
cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2013/11/carne-da-demolizione-piu-che-un-romanzo.html.
In quel suo primo romanzo d’esordio traspariva tutto il suo bisogno di ‘volare
da solo’, di affrancarsi da un tutoraggio familiare che voleva fare di Lui un “uomo
indirizzato”, con un percorso già prestabilito, protetto, preparato per
garantirgli un futuro che però a Lui appariva artefatto, scelto da altri, non
appagante per le sue aspirazioni interiori. In quella storia, dichiaratamente riferita
alla sua persona, c’era questo suo anelito di libertà, neanche formalmente
celato, come spesso accade.
Con questi presupposti
potete capire la mia grande curiosità nel sapere del suo nuovo libro, nel
cercare di capire cosa poteva contenere questo, per me, “secondo tempo” della sua analisi
introspettiva della vita e certamente di se stesso. Devo anche dirvi che già il
titolo era di per sé intrigante: “L’uomo
che non vorresti incontrare”. Nell’invito ricevetti anche la locandina
della presentazione, che riportava la copertina del libro; una pagina asciutta,
senza fronzoli, con nello sfondo solo una semplicissima panchina e il titolo.
Intrigante e misterioso il contenuto, ho subito pensato!
Sono una persona
abbastanza curiosa e questo titolo sibillino mi intrigava parecchio; pensavo ad
un seguito, che Fabio sicuramente aveva dato al suo primo romanzo, ma cercavo
di indovinare “Chi fosse” l’uomo che Egli in realtà non avrebbe voluto
incontrare! Mentre mi arrovellavo il cervello, nell’attesa di incontrarlo,
pensavo che, metaforicamente, poteva essere il suo alter ego (tutti abbiamo un nostro
‘doppio’ che convive dentro di noi), quello col quale costantemente dialoghiamo e ci scontriamo,
che ci ammonisce e ci contraddice, in una schermaglia che dura tutta la vita! Una
volta arrivato il giorno e l'ora della presentazione, raggiungo il gruppo degli amici
di Fabio al bar “La dolce vita” di Via De Castro ad Oristano.
A causa di un altro impegno,
sono arrivato leggermente in ritardo e mi sono unito al gruppo stando dietro, in piedi, ad osservare, ascoltare
e fare qualche foto. Stava parlando Carla Pinna, che Fabio aveva incaricato di
supportarlo nella presentazione. Con curiosità ascolto attento, e cerco di mettere
insieme i pezzi del dialogo; il mio intento è quello di capire, di riuscire a svelare quello
che per me è un arcano: scoprire finalmente chi era l’uomo che Fabio non avrebbe mai
voluto incontrare, ma con scarso successo. Al termine, sempre roso dalla curiosità,
quando il dialogo si è aperto al pubblico, ho voluto fare direttamente a Fabio quella
domanda che avevo dentro e che reclamava una risposta: “Fabio ma chi è in realtà l’uomo che non avresti voluto incontrare?”.
A domanda sibillina,
risposta sibillina! Pensai subito che la soluzione migliore per scoprirlo sarebbe
stata quella di leggere con attenzione il libro (che ho prontamente acquistato)
e così è stato. Salutando Fabio gli promisi che, come per il suo primo libro,
avrei scritto il mio pensiero anche sulla sua seconda opera; gli dissi anche che lo avrei fatto
senza nascondermi dietro il dito, come ho sempre fatto. L’indomani una
delle prime cose che feci fu quella di leggere velocemente il libro e, ora,
soddisfatta la mia curiosità, posso raccontare le mie impressioni a Voi, fedeli
lettori del mio blog.
La storia raccontata
nel libro è un costante incontro-scontro tra due cugini, Fabrizio e Alain, che,
seppure entrambi con sangue sardo da parte di madre, crescono in due mondi completamente diversi:
Borore e Parigi. Il primo nell’ovattato e arcaico mondo agro pastorale sardo,
il secondo nella banlieue parigina. Ad entrambi il mondo che vivono appare “stretto”,
non consono ai loro sogni; essi si sentono come chiusi in una gabbia che vorrebbero aprire, anzi
distruggere, sognando un mondo diverso, che li veda felici protagonisti e non succubi di
convenzioni e imposizioni, diverse per l’uno e per l’altro, ma comunque
soffocanti per entrambi.
Il romanzo è uno spaccato
reale della vita che vivono sia i giovani sardi di oggi nei piccoli paesi che
quelli di estrazione povera dimoranti nelle zone malfamate delle gradi città. L’arrivo di Alain a
Borore, fuggito dalla capitale francese per evitare di essere ucciso dalle malfamate bande della banlieue
parigina, ospitato del cugino sardo, non è molto sereno, certo non rose e fiori, fin dal primo momento.
Troppo diversi di carattere i due: Fabrizio, ragazzo introverso, timido e riservato
con le donne, Alain, rude e aggressivo, guascone e abituato alla vita
avventurosa della Parigi malavitosa. La convivenza si rivelerà difficile, ma
servirà ad entrambi per una seria riflessione ed un confronto fra le loro due vite,
totalmente diverse.
Il libro, scritto da Fabio in
modo agile e accattivante, spazia tra la messa a fuoco della vita dei nostri
centri dell’interno, ancora permeati di usi, costumi e tradizioni secolari, e quella
spregiudicata della grande città, dove non esiste rispetto, dolcezza, amicizia
vera e amore. La narrazione, sempre scorrevole, analizza in modo particolare le ansie di
entrambi: sia Alain che Fabrizio, vivono una vita che in realtà vorrebbero
cambiare: troppo chiusa e legata al passato quella di Fabrizio, troppo volgare, arida
e priva di sentimento, quella di Alain.
Amici, non voglio qui
anticipare i particolari, i dettagli curiosi e avventurosi che il libro racconta: ciascuno di
Voi potrà, se vorrà, acquistarlo e ricavarne le sue impressioni (il libro è
edito da Bibliotheka (bibliotheka.it). Voglio, però, come ho sempre fatto,
darvi la mia spassionata impressione, dopo aver capito, finalmente, “Chi era in realtà, L’uomo che non vorresti
incontrare”.
Fabio Forma nel suo
secondo libro analizza se stesso, in modo più esaustivo, rispetto al primo. Prendendo
in mano e leggendo di seguito i due libri, è come assistere alla proiezione dello stesso film,
costituito da un primo e da un secondo tempo. Nel primo Fabio parla dell’insofferenza
provata nel trovarsi programmata da altri un’esistenza certamente facile (agevolata, senza
faticare troppo per conquistarsela), mentre nel suo secondo libro Egli vive le
ansie, i timori, della decisione presa di “volare da solo”, di lasciare la sua terra
per realizzarsi, per scoprire altri mondi e altri modi di vivere, ben diversi da quel “mondo
arcaico” ancora presente nei nostri modesti centri dell’interno.
In realtà Fabrizio e Alain
sono personaggi presenti entrambi dentro di lui: uno è l’Alter Ego dell’altro! Personalmente mi è
sembrato di capire che entrambi pensano che sia l’altro “L’uomo che non avrebbero voluto incontrare”! Sia Fabrizio che Alainx sono le due anime in eterna contraddizione
che convivono in Fabio, ognuna delle quali vorrebbe cambiare…ma fino a che
punto? A leggere con attenzione il romanzo in realtà la soluzione c’è. Lo si scopre nelle
ultime pagine, quando Fabrizio dice: “Sarebbe bello ricominciare tutto a Parigi”, mentre
Alain invece, riflettendo, pensa: “Sarebbe bello ricominciare tutto a Borore”.
Caro Fabio, mi
complimento con Te per questa tua seconda opera; la strada che hai scelto,
quella della comunicazione, credo che sia la scelta giusta, che appaga il tuo bisogno
interiore di 'volare da solo', di crescere con le tue forze, liberamente e responsabilmente,
impegnandoti in prima persona. Ne sono certo: ce la puoi fare e meriti tutto il mio plauso e la mia stima. Ad maiora!
A domani, amici.
Mario
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