Oristano 4 Dicembre 2018
Cari amici,
La statistica non è certo qualcosa
di addomesticabile, di addolcibile: l’aridità dei numeri, però, ha un grande
vantaggio: dice sempre la verità. Verità triste, quella di cui voglio parlarvi
oggi, perché riguarda noi italiani, ai quali i dati statistici dicono
impietosamente che di anno in anno siamo sempre di meno, in quanto facciamo
sempre meno figli, superando addirittura il triste primato del periodo bellico,
quando c’era un causa ben comprensibile: l’assenza degli uomini impegnati in
guerra.
L’ISTAT,
il nostro Istituto centrale di Statistica, per lo scorso anno 2017 ha
certificato nascite per 464 mila unità, a fronte di 647 mila decessi, stabilendo
un record negativo di -183 mila persone. Questo dato di soli 464 mila nuovi nati, segna
addirittura un ulteriore -2%, rispetto al 2016 quando se ne contarono 473mila.
Cifre che a questo punto impensieriscono davvero, in quanto come detto prima battono addirittura il precedente
record di minimo storico dall’Unità
d’Italia, registrato nel 2016. E’, quella del 2017, la nona consecutiva
diminuzione dal 2008, anno in cui nacquero 577 mila bambini.
Allargando l’analisi
dei dati Istat possiamo vedere in dettaglio che al 1 Gennaio 2018, i residenti in Italia
erano 60 milioni 494mila, in calo dell’1,6 per mille rispetto all’anno prima. Una delle conseguenze è che la popolazione diventa sempre più vecchia: il 22,6% ha almeno 65 anni,
il 64,1% ha età compresa tra 15 e 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15
anni. L’età media ha oltrepassato i 45 anni. Dati, amici, che fanno davvero riflettere.
La prima domanda che
uno si pone, di fronte a dati così preoccupanti, è quale possa essere la causa
principale di tale autentica disfatta! Quali, dunque, i motivi di questo pauroso calo?
Sicuramente più d’uno, essendo diverse le cause che spingono le coppie a
rimandare prima e magari a concentrarsi magari su un unico figlio, dopo. Si, ci si sposa
sempre più tardi, sia per il prolungamento degli studi, che per le successive
difficoltà a trovare lavoro e poi stabilizzarsi nella carriera intrapresa. Difficoltà le nostre,
tra l’altro, superiori a quelle che si incontrano negli altri Stati facenti parte
dell’Unione Europea.
In Italia infatti il
crollo delle nascite risulta più accentuato che negli altri Paesi europei. A
parte la secca diminuzione prima elencata, c’è da aggiungere che l'età media
del primo figlio per una donna è molto vicina ai 31 anni, risultando la più
alta d'Europa; il numero medio di figli per donna, di conseguenza, è sceso
sotto i 2 per coppia a partire dal 1977 e sotto l'1,5 dal 1984. La quota di
donne senza figli è salita dall'11% delle nate nel 1950 al 21% delle nate nel
1970.
Ad analizzare
concretamente i dati forniti dall’Istat ha pensato “SFERA”, branca del gruppo editoriale
di RCS-Media Group dedicato in gran parte all'infanzia, che di recente ha organizzato un convegno-Indagine “Famiglie
2.0”. Con numerosi esperti sono stati analizzati i possibili motivi alla base
di questa forte diminuzione, che hanno evidenziato situazioni di vario livello.
Il demografo Alessandro
Rosina ha spiegato che, a livello demografico, incidono principalmente una
minore propensione a compiere scelte vincolanti in età giovanile (in
particolare, prima dei 25 anni, in tutta Europa), il prolungamento degli studi,
la ricerca del lavoro e la successiva stabilizzazione del percorso lavorativo. "Avremo
sempre più anziani - ha affermato - e si ridurrà progressivamente e in maniera
più accentuata la popolazione in età lavorativa centrale. Come conseguenze
possibili: meno crescita, meno welfare, generale impoverimento".
Fabio Mosca, Presidente
della Società italiana di Neonatologia, ha affermato che a livello sociologico,
si assiste ad un certo cambiamento nella coppia, circa il modo in cui è percepito
l’arrivo di un figlio: il figlio è ipotizzato come fonte di ansia e di
preoccupazione, è considerato come una
propria realizzazione personale, e viene inoltre caricato di aspettative irrealistiche;
insomma un figlio è sempre più considerato un individuo da proteggere dal
mondo.
Cari amici, a tutte
queste cause, io né aggiungo un’altra, certamente già contenuta nelle altre
cause prima espresse, ma certamente da esplicitare meglio: la causa economica.
Oggi, all’interno di una società che ha perso tutta una serie di certezze, a
partire proprio dalla solidità economica, come può una coppia con un lavoro
precario e di reddito modesto, in presenza di strutture assistenziali per
minori praticamente inesistenti (parlo di asili, scuole spesso a pagamento,
università fuori sede, palestre, sport e quant’altro), accingersi con noncuranza a
mettere al mondo 2 o 3 figli? Con quale senso di responsabilità lo farebbe? Non
scherziamo, con questi presupposti chi lo farebbe?
Amici miei, per far risalire nel
nostro Paese le nascite, le vane parole di incoraggiamento non bastano: ci vogliono
fatti concreti, messi in atto dallo Stato che ci governa, ma a quanto pare la preoccupazione risulta essere per tutt'altro! Ecco perchè credo che un'inversione di tendenza sarà proprio difficile che si realizzi.
A domani.
Mario
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