Oristano 21 Dicembre 2018
Cari amici,
Credo che nessuno degli
appartenenti alla mia generazione (sono nato nella prima metà del secolo
scorso), quando era piccolo non abbia mai ricevuto una sculacciata o uno schiaffo da
uno dei due genitori, dopo aver combinato una marachella o usato un
comportamento poco rispettoso. Allora il metodo educativo era ben diverso da
quello di oggi e, sia in casa che a scuola, le violazioni alle regole prevedevano
delle pene corporali, costituite da schiaffi, sculacciate e anche altre
privazioni, come per esempio andare a letto senza cena.
Col passare del tempo
le cose però sono cambiate davvero tanto, forse troppo! Nel 1996 la Corte Costituzionale si espresse contro ogni forma di violenza fisica nei confronti dei bambini. Per i
giudici, genitori, docenti ed educatori in genre, non possono punire con sculacciate o schiaffi i
bambini, in quanto creano loro dei traumi. La Svezia è stata la prima,
addirittura nel 1979, a vietare tale pratica punitiva, seguita dalla Finlandia
nel 1983. Poi, sulla stessa linea, hanno fatto seguito l’Irlanda, l’Austria, la
Polonia, la Tunisia, il Lussemburgo, la Danimarca e tanti altri. Ora è venuto
il turno della Francia, ultimo dei Paesi europei occidentali a stabilire di vietare
questi metodi punitivi corporali nei confronti dei bambini.
Anche la Francia,
dunque, ha deciso di mettere al bando le punizioni corporali; la proposta non è
ancora diventata legge, in quanto deve completare il passaggio al Senato, ma è molto probabile che
venga definitivamente approvata, considerato che risulta alta la percentuale (l'85%) dei genitori francesi
che ricorrono ancora alle punizioni corporali (in Italia, invece, si è accertato che
vi ricorre un genitore su quattro, somministrando ancora schiaffi e sculacciate).
Se
la legge sarà adottata, la Francia diventerà il 55esimo Paese al mondo (il
23esimo dell'Unione europea) a bandire le punizioni corporali sui bambini.
Cari amici, niente più
sberle, schiaffi e sculacciate educative ai bambini: i genitori, per legge, dovranno educare
i figli senza ricorrere alla manieri forti, ovvero facendo opera di convincimento,
di persuasione, senza applicare alcuna violenza! Se vogliamo, sarà una rivoluzione davvero
epocale, anche se, prima, bisognerebbe concretamente dimostrare che “l’educazione dolce”, quella fatta di sola
persuasione, sia davvero in grado di educare sul serio i
minori, le nuove generazioni.
Ora staremo a vedere
cosa succederà nella Francia, nostra vicina di casa. Per ora a favore si sono espressi 51 membri
dell'Assemblea nazionale, mentre solo una deputata eletta con l'estrema destra,
Emmanuelle Menard, ha votato contro. Per Emmanuelle la legge in discussione "priva i genitori delle loro
prerogative". Nel testo della legge che intende vietare ai genitori le
pene corporali, c’è scritto che essi “debbono
educarli senza ricorrere alla violenza, compresa quella fisica, verbale o
psicologica". Ora tocca al Senato dare o meno l'approvazione
definitiva alla legge.
Cari amici, in ognuna
delle mie riflessioni quotidiane, dopo aver esaminato l’argomento del giorno, cerco
sempre di esprimere la mia opinione. Ebbene, lo farò anche oggi. Considerata la
mia non più giovane età (ho vissuto la mia fanciullezza in un’altra era), ho
assorbito un tipo di educazione poco permissivo, rispetto a quello di oggi.
Negli anni della mia formazione erano d’uso corrente regole comportamentali di grande rispetto. Non era consentito dare del Tu ai genitori e alle
persone anziane, ci si alzava in piedi a scuola quando entrava il maestro e non
ci si sedeva nelle sedie o ci si alzava, quando c’erano persone adulte in piedi.Tute cose oggi obsolete.
Se a scuola prendevi
una nota, era difficile farsela firmare da uno dei genitori senza “buscare”
almeno due schiaffi e una sonora ramanzina; oggi, al contrario, se un figlio prende una nota, il
genitore, anziché redarguirlo va a scuola e spacca la faccia al
professore. E' educazione questa? Non è con questo permissismo che abbiamo incentivato il bullismo che arriva
anche all’aggressione fisica del professore da parte dell’alunno?
Volete che vi faccia, per esempio, un
confronto tra passato e presente? Eccolo. Quando frequentavo la prima media
nelle scuole di Piazza Mannu ad Oristano, la mia esuberanza mi regalò una bella
nota, da riportare l’indomani firmata da uno dei miei genitori per poter
rientrare a scuola. Trovandomi in difficoltà con i miei genitori, per uscire più più facilmente dalle ambasce, esclusi mio padre
e tentai di far firmare la nota da mia madre. Al primo accenno che feci per introdurre l'argomento "nota", Lei non aspettò nemmeno che aprissi il diario per leggerla: mi afferrò per il
ciuffo dei capelli e mi affibbiò due sonori ceffoni, e, subito dopo,
guardandomi negli occhi mi disse: “Mario,
che sia la prima e l’ultima”.
Posso assicurarvi che
quella punizione non solo non mi traumatizzò ma funzionò egregiamente; pur
essendo un ragazzino vispo ed esuberante non presi più note di biasimo, e quei
due schiaffi furono una punizione salutare. Vi posso anche confermare che sono
cresciuto senza traumi, senza mai minimamente pensare che i miei genitori
fossero dei violenti. Li ho sempre amati immensamente, ricambiando il loro
amore che mi hanno sempre dato oltre misura.
Cosa posso dire di
queste leggi che vogliono impedire questa forma di educazione? Difficile dare
una risposta con un semplice si va bene, oppure il contrario. Forse le misure
utilizzate un tempo per educare gli adolescenti possono essere oggi ritenute
troppo forti, in grado di creare anche situazioni depressive o di bassa autostima, ma
l’eliminazione tout court di uno schiaffo o di uno sculaccione mi sembra un
rimedio peggiore del male.
Essere genitori oggi
significa essere più autorevoli e meno autoritari; l’assenza di schiaffi o
sculaccioni ai bambini (io sarei per una netta diminuzione non per
l’eliminazione), non significa certo eliminare totalmente le punizioni,
instaurando così un regime di “assenza di regole”. Bisogna essere davvero autorevoli con i
propri figli, bisogna fare di tutto per capirli e cercare di farsi capire, dialogando
costantemente con loro, creando un sistema di premiazioni e punizioni,
adeguando sempre la punizione alla gravità della colpa.
Faccio un esempio,
seppure banale. Che senso ha riempirlo di botte per una marachella e poi, anche
se viene bocciato o rimandato, consentirgli di fare le vacanze con gli amici o
comperargli il motorino? In questo caso il genitore sbaglia due volte! Ecco perché
sostengo che c’è sempre una saggia via di mezzo.
È proprio vero: il mestiere
di genitore è il più difficile al mondo e non sarà certo una legge che vieta
gli schiaffi o gli sculaccioni a trovare il rimedio per una sana educazione.
A domani.
Mario
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