Oristano
22 Dicembre 2018
Cari amici,
La mia riflessione di
oggi scaturisce da una recente polemica sorta, secondo quanto scrive La Nuova
Sardegna, tra il candidato Governatore del centro destra Christian Solinas e il
giornalista Luca Rojch della Nuova. Nell’editoriale a firma di Rojch risulta
evidente una valutazione chiaramente negativa sul candidato Solinas, a cui
viene additato un “comportamento elettorale di sufficienza", fatto di poca
presenza, modesta o assente vivacità, con un inizio di campagna elettorale
quasi in sordina. Comportamento, viene definito, molto differente da quello degli altri
agguerriti competitors.
Alle critiche mosse da
Rojch ha risposto piccato Solinas, che, ritenendo pretestuosa e sicuramente
artefatta la valutazione, ha ribattuto punto per punto, definendo la sua requisitoria quantomeno
viziata sia nella forma che nella sostanza. In modo preciso e puntiglioso Solinas, contestando le presunte leggerezze commesse nello svolgersi della sua iniziale campagna
elettorale, è partito dall’ipotesi, fatta da Rojch, che la sua candidatura fosse addirittura ancora
incerta e ufficialmente poco accettata dalla coalizione, ribadendo la poca informazione del giornalista e confermando invece, ufficialmente, il contrario.
Circa le altre
pretestuose affermazioni fatte sull’editoriale, Solinas ha colto l’occasione
per rimarcare quanto continui a restare invisa ai partiti nazionali l’eventuale
crescita del Partito Sardo d’Azione, un partito nato "sardo per i sardi", costituito per
cercare di affrancare gli abitanti dell’Isola dalla sudditanza e dallo strapotere dei partiti nazionali; indubbiamente c'è paura che un
partito isolano forte e indipendente, slegato dalla secolare sudditanza sia dalle
compagini di destra che di sinistra, possa avanzare e rafforzarsi. Su quest’ultimo punto intendo fare una
particolare riflessione e un confronto.
Cari amici, il mio post
di oggi non vuole essere un riassunto delle reciproche schermaglie tra i due
contendenti, che evidentemente vedono il destino ed il futuro dell’Isola in
modo molto diverso l’uno dall’altro, ma una riflessione ben più allargata, che
parte da lontano. Quando in quell'Italia che cercava di risollevatasi
dalla violenza e dalle macerie della seconda guerra mondiale, iniziarono a
ricostituirsi e riprendere peso e quota i partiti, nell’intento di ricreare le condizioni di un sereno vivere civile dopo gli anni della dittatura, anche in Sardegna si cercò di raccogliere i sardi sotto un “tetto
comune”, creando un partito di sardi per i
sardi, non di semplici appartenenti ad uno schieramento nazionale che, seppure grande e forte, si sarebbe poco curato delle sorti
della Sardegna e della sua economia.
In realtà il Partito Sardo d’Azione
già esisteva, essendo stato fondato nel 1921 da Davide Cova, Camillo Bellieni
ed Emilio Lussu alla fine della prima guerra mondiale. La sua nascita costitutiva avvenne proprio ad Oristano, nella riunione svoltasi nell’ex Convento degli
Scolopi (attuale Sede del Comune). Questo raggruppamento politico sarebbe potuto diventare il maggior partito
dell’Isola, ma i sardi come ben sappiamo sono “centu
concas e centu berritas”, per cui mancò quella auspicata, forte coesione,
che avrebbe potuto creare una forza di governo dell’Isola in grado di chiedere
e ottenere dal Governo nazionale quanto necessario per far ottenere ai sardi la parità, l'uguagianza, con
tutti gli altri italiani.
Per meglio chiarire
cerco di darvi un esempio, a dimostrazione di come le cose sarebbero potute andare. Se diamo uno
sguardo alla nostra isola vicina, la Corsica, possiamo verificare che proprio un anno fa, nel Dicembre
del 2017, nelle elezioni regionali svoltesi nell’isola gemella, il partito corso, totalmente slegato dai partiti nazionali francesi, ha ottenuto una vittoria schiacciante, battendo tutti i partiti nazionali; la lista autonomista e indipendentista "Pè a Corsica, guidata da Gilles
Simeoni e Jean-Guy Talamoni, è risultata vincente, conquistando il 46 per cento
dei consensi. Saremo mai capaci, noi sardi, di “fare squadra” in modo forte e
coeso come gli amici corsi? Chissà, però dovremmo provarci!
Tornando alla diatriba
prima evidenziata vorrei aggiungere che Christian Solinas è, a mio avviso, un
sardo convinto che la Sardegna possa e debba riscattarsi; la sua attuale
alleanza strategica con la Lega di Salvini ha uno scopo preciso: “portare a
casa” tutte quelle concessioni sempre promesse a parole e mai tradotte in
fatti. Parlo di continuità territoriale, di punti franchi, di sanità che non
dovrebbe gravare sul bilancio regionale ma su quello nazionale, di sviluppo del
territorio senza la penalizzazione dei costi energetici troppo alti, di
riduzione delle servitù militari e quant’altro.
Molto di tutto questo,
amici, in Corsica e nelle isole minori del Mediterraneo è già in vigore, a
partire dal riconoscimento dell’handicap della insularità e delle giuste
agevolazioni, necessarie per tenere parificati gli abitanti delle isole con quelli della
Madrepatria posta in Terraferma.
Amici, il destino della
Sardegna dovrebbe essere nelle mani dei sardi, non dei governanti che siedono a Roma; per questo credo che debba considerarsi esaurito il tempo che i sardi erano considerati "pocos, locos y mal unidos": ora essi debbono prendere coscienza, e per farlo debbono essere ben informati e
resi consapevoli. Proprio per questo Christian Solinas ha deciso di farlo
personalmente. Anziché andare in giro a fare comizi, tagliare i nastri di
inaugurazioni, più o meno elettorali, partecipare a cene conviviali e quant’altro, ha preferito andare in giro per l'Isola,
instaurando, giorno dopo giorno, un dialogo personale con gli elettori, cercando di dare una corretta e lucida informazione.
Tutti noi sardi
dovremmo riflettere seriamente sulla nostra condizione subordinata (di vera e
propria sudditanza), che ci fa sentire sudditi e non cittadini alla pari degli altri; dobbiamo farlo, se ci sta a cuore il futuro dei nostri figli,
seriamente compromesso da mille problematiche, a partire dalla mancanza di lavoro fino al serio problema dello spopolamento dei piccoli centri. Pensiamoci!
A domani.
Mario
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