Oristano
29 Dicembre 2016
Cari amici,
Conosco Guido
Dorascenzi da una vita, e, credetemi, mai avrei pensato che col passare del
tempo sarebbe riuscito a cambiare se stesso in modo così radicale. L’ho conosciuto
progettista e costruttore, Presidente di Confindustria Sardegna, Consigliere di
Amministrazione del Banco di Sardegna, e mai avrei supposto che la sua vita
avrebbe subito una tale rivoluzione epocale, come invece in realtà è avvenuto. Un
manager difficilmente diventa un poeta: troppo assorbito dalla conduzione degli
affari economici, per rivolgere il suo sguardo più in alto, verso il cielo,
verso l’infinito, verso quella riflessione che ci costringerebbe ad estraniarci,
volenti o nolenti, dalle responsabilità dirigenziali.
Eppure per Guido il
miracolo è avvenuto.
Il miracolo della Sua trasformazione
si chiama Riccardo, un bambino abbandonato, collocato in un orfanotrofio, dove Guido
si era recato per tentare un’adozione. Riccardo
lo colpì in modo significativo: troppo forte l’immagine del suo dolore, impregnato
di quella tristezza infinita che solo l’abbandono riesce a creare. Da quel
momento la storia di Guido e di Riccardo “camminano insieme”: le ferite dell’uno
si mettono insieme a quelle dell’altro, in un unico dolore. Oggi la storia di
entrambi è fatta di gioia, di sorrisi, di cammino fatto mano nella mano,
affrontando insieme gioie e dolori, quel mix che la vita continua a riservarci.
Quest’esperienza ha
trasformato Guido in modo totale, la sua attività è ora più letteraria che da
manager: ha scritto diversi libri, poesie e riflessioni; il suo ultimo libro “Camminiamo
insieme”, presentato in Campidoglio a Roma, si è classificato 2° al premio
letterario internazionale “Alberoandronico”. Guido, nella sua nuova veste letteraria
ha deciso di non fermarsi: vuole portare ad altri la sua esperienza, stimolarli
a capire meglio cosa significa adottare un bambino, farsi partecipi del
salvataggio di una vita!
Anche l’interessante Reading
“Spogliandomi l’anima”, tenutosi ieri
28 Dicembre nella Cappella dell’Immacolata del Seminario Arcivescovile di
Oristano, aveva secondo me uno scopo preciso: quello di diffondere la sua
esperienza, di coinvolgere altri, invitandoli a percorrere la strada da Lui
intrapresa. Il reading è stato aperto dal Rettore del Seminario, Don Gianni
Pippia, seguito da Guido che, dopo aver salutato i presenti ha presentato i “compagni
di viaggio” della serata: Fabio Furia, considerato dalla critica uno dei
migliori bandoneisti d’Europa e Davide Mocci, diplomato in chitarra classica e
laureato in Didattica della Musica con lode, già Direttore dell’associazione
culturale “S’Ischiglia”.
Mentre Guido recitava
le poesie, Furia e Mocci lo accompagnavano sia insieme che singolarmente al
bandoneon e alla chitarra. Il ricco programma presentato era composto da brani orali
e musicali; Guido ha recitato Poesia, Ti
invito al viaggio, Lacrime di Merhani, mentre Furia e Mocci suonavano pezzi
classici d’eccellenza. Intervalli musicali davvero coinvolgenti, con il
pubblico che applaudiva con grande calore. Guido ha poi continuato con i pezzi Clochard, Amico è, Io come tu e Notte di San
Lorenzo. Ancora intervalli musicali e poi ancora Guido con Carezza d’autunno, Ricordati di me, Donne, A
mio figlio e In fondo all’anima, mentre il bandoneon di Furia stregava la
sala con Milonga de mis amores, Che
bandoneon, Pedro y Pedro (A: Piazzolla), Asturias e Nostalgias.
Tra una poesia e l’altra
Guido “metteva a nudo il suo Io”; ha parlato del valore che per Lui riveste la
poesia: è un infinito, ha detto, fatto di dolore, fatica, gioia, lacrime; ha
ricordato storie vissute e storie apprese, comunque coinvolgenti. Ha parlato della
solitudine dei disagiati, del clochard che avvolto nel cartone sogna una
briciola di fuoco almeno per Natale, per addolcire la solitudine della notte.
Ha continuato parlando di amicizia, dicendo che l’amico vero è quello che se
stai male prova dolore per te; ha parlato del bisogno di camminare insieme
uniti dalle diversità; di amore vero, come quello che ti scatena il sorriso di
un bambino, capace di farti dimenticare il dolore, la sofferenza. L’amore è
felicità, è saper perdonare senza rancore, senza chiedere niente in cambio;
felicità e ridare la gioia e la vita ad un bambino.
Guido, come un fiume in
piena è tornato col pensiero indietro nella sua vita: ora, non più giovane,
ricorda la sua giovinezza, le persone che ha trascurato, la donna della sua
vita. Le donne, ha detto Guido, è a loro che dedico la mia attenzione; le donne
sono capaci di soffrire col sorriso, dignitose nel loro dolore, sempre
orgogliose, che non rinunciano mai ad essere se stesse, anche se, guardando in
profondità, i loro occhi sono velati di tristezza. Il suo libro “Camminiamo
insieme”, ha poi detto, è la storia di un’esperienza irripetibile, che è riuscita a mettere
insieme il suo dolore con quello di Riccardo. Ora, non più giovane, sente di
aver rotto i vecchi legami che lo intrappolavano, si sente libero! Libero di
stringere le mani del suo Riccardo, facendogli capire che la speranza non è un’illusione,
che deve sempre tenerla dentro di se.
Anche per Guido la
speranza non si è mai spenta: dopo aver trascurato gli affetti più cari, il suo
credo, la sua famiglia, è stato Riccardo la concretizzazione della sua
speranza! Ecco, ora Guido ha fermato la sua corsa, ha ritrovato con Lui se
stesso. Insieme vivranno una vita nuova, piena di quella luce particolare: una luce intensa, che non ha tramonti!
Grazie Guido di questo
insegnamento!
Cari amici, a domani.
Mario
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