Oristano 6 Dicembre 2016
Cari amici,
Scrivo
questo pezzo di primo mattino, quando è ancora calda la notte del 4 Dicembre,
che ha festeggiato in tutta Italia la stragrande vittoria del NO nel
referendum costituzionale che voleva apportare sostanziali modifiche alla nostra Magna Charta, tali da doversi “adattare” sempre di più a chi ci governa,
piuttosto che ai cittadini governati. Il popolo sovrano ha detto NO a chi
voleva spogliarlo delle sue residue competenze, a chi voleva togliergli quel poco di
potere ancora rimasto. Brutta storia: tante le similitudini con i fatti e i misfatti del passato.
La storia, però, ci
insegna che il popolo alla fine vince sempre, a prescindere da quanto può
essere durato qualsiasi tipo di regime. Il mio caro amico Beppe Meloni,
profondo conoscitore delle vicende storiche oristanesi, in un suo recente
scritto ha ricordato il “ritorno alla democrazia” nella nostra città dopo l’ultima guerra,
focalizzando la sua attenzione sulla prima
votazione – elezione del Consiglio Comunale oristanese, avvenuta il 24
Marzo del 1946. Non voglio chiosare oltre, perché ritengo che per Voi sia più
interessante leggere ‘di prima mano’ quanto Beppe ricorda di quella prima
elezione che riportò, anche ad Oristano, la scelta democratica dei suoi cittadini.
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Oristano racconta la sua storia. 24
Marzo 1946: prime elezioni comunali del post fascismo, maggioranza assoluta
alla Democrazia Cristiana.
di Beppe Meloni
Rileggendo con attenzione vecchie
pagine di storia isolana del secondo dopo guerra, ci si rende conto del ruolo
decisivo che la nostra città ha giocato nel contesto complesso e difficile del
post fascismo in Sardegna. Merito soprattutto dell'esemplare figura di quell'arcivescovo
coraggioso che fu Mons. Giuseppe Cogoni. “Ignem veni mittere”, era il suo moto
pastorale, che favorì in città la prima organizzazione della F.U.C.I. di don
Raffaele Marongiu, noto “pisci 'e scatta”, guidati da Giovanni Marongiu,
giurista, presidente del FORMEZ, Ministro per gli interventi per il Mezzogiorno
e composto, tra gli altri, da Lorenzo Isgrò, docente universitario e deputato
per diverse legislature, Giannetto Murtas, Ugo Mele, i gemelli Romolo e Remo
Concas, Manlio Odoni, Mario Puddu, che sarà più avanti presidente della
Regione.
E' monsignor Cogoni a dare la
sveglia e a favorire la nascita dei primi “Comitati Civici”, ispirati da Luigi
Gedda, senza dimenticare l'apporto determinante a questo lavoro di ricucitura
democratica fornito da “Radio Sardegna” di Amerigo Gomez e Jader Iacobelli, una
voce di libertà che trasmette da Bortigali con mezzi improvvisati. Il 18
ottobre 1943, i Vescovi, Cogoni, Arcangelo Mazzetti (Sassari) e Adolfo Ciuchini
(Alghero), partecipano a Macomer a un primo convegno improvvisato con delegati
provenienti da tutta l'Isola. C'è un carteggio molto interessante tra Monsignor
Cogoni e l'avvocato Salvatore Mannironi (recluso, tra l'altro, nelle carceri di
piazza Manno per cospirazione antifascista), che andrebbe riletto oggi per la
sua freschezza operativa e politica, dove il presule arborense, una figura
assai poco ricordata ma che meriterebbe ben altra considerazione da una città
distratta.
In quelle note Cogoni propugna
un'intesa tra le correnti politiche dei cattolici sardi, tra i giovani
emergenti e i vecchi notabili del Partito Popolare fondato da don Luigi Sturzo.
Quasi un'opera di riappacificazione e di sintesi tra le correnti di Cagliari,
Sassari e Nuoro. Viene costituito un “Comitato provvisorio regionale”, con i
nomi proposti dai Vescovi. Prima riunione ancora a Macomer il 24 gennaio 1944,
presenti 7 su 11 e il 28 Maggio dello stesso anno, proprio ad Oristano, si
celebra il primo congresso regionale della Democrazia Cristiana sarda. La
discussione dei delegati che rappresentano venticinquemila iscritti, si svolge,
come ricorda lo scrittore e giornalista sassarese Francesco Spanu Satta nelle
sue memorie, sulla relazione di Antonio Segni “Lu professò”, letta dal
professor Giovanni Lamberti, perché Segni, indisposto, non partecipò al
dibattito.
Il 1945 è l'anno che segna il primo
grande appuntamento democratico del popolo italiano, con il referendum
istituzionale e favore della Repubblica. Ma l'anno inizia molto male
nell'Oristanese. A gennaio, infatti, a San Vero Milis un contadino nel
tentativo di disinnescare un ordigno di guerra, ne causa l'esplosione. Muoiono
undici persone e molte altre sono gravemente ferite. Ma il fatto più rilevante
nel panorama politico isolano sono le elezioni comunali. Anche Oristano si
prepara alla prima consultazione democratica del post fascismo con ben cinque
liste in rappresentanza di Repubblicani, Democrazia Cristiana, Liberali,
Socialcomunisti e Sardisti.
La lista numero 1, quella civica
della Torre di San Cristoforo, capeggiata dall'avvocato Agostino Senes, tra gli
altri, è composta dai “notabili” Efisio Carta, Vincenzo e Giovanni Falchi,
Pinotto Meloni Borgonetti, l'ingegner Cesare Carletti, due artigiani molto
noti, Giovanni Curreli e Sebastiano Mele, Anselmo Casu e Peppino Annis Pes. La
Democrazia Cristiana, scudo crociato con la scritta “Libertas”, ha come
capolista l'avvocato Alfredo Corrias, seguito dall'artigiano Battista
Casu, il medico Gino Carloni, l'ingegner Salvatore Annis, il commediografo
Antonio Garau e grande novità per quei tempi, ben tre donne, Maria Chessa,
Regina Leo e Ernestina Litarru. La lista liberale è guidata dall'avvocato
Gianni Deriu e presenta Alfredo Loffredo, Silverio Colonna, Marino Fasciolo, i
farmacisti Gesuino e Giuseppino Sanna, Wilson Ramassini e Giovanni Mocci. Segue
la lista Socialcomunista “Stella Rossa”, che darà vita ad una squadra di calcio
che però avrà vita breve nel panorama sportivo locale.
La lista è
guidata dal medico socialista Decio Spada e composta dal dentista
Michele Mereu, l'insegnante Bruno Stiglitz, il fotografo Luigi Serra, Pietrino
Iriu, comunista e antifascista della prima ora, l'avvocato Raimondo Fara
che dopo i fatti di Ungheria del 1955 passerà al PSI, Beniamino Figus, il
pittore Carlo Contini, Gaetano Giorda, Emilio Mastino, Giovanni Porcu e Pietro
Pibi. La quinta lista è quella sardista dei “Quattro Mori”, in stretto ordine
alfabetico, Giomaria Carta, gli ingegneri Giulio Contini e Davide Cova (primo
sindaco dopo la Liberazione, nominato dal Comitato di concentrazione
antifascista, il professore di filosofia Quintino Fernando, Gaetano Gambella,
Giuseppe Dessì, gli avvocati Efisio Laconi e Piero Piras.
Si vota la domenica del 24 marzo
1946 e schiacciante è il successo della Democrazia Cristiana e quello personale
dell'avvocato Alfredo Corrias, con 3169 preferenze. La D.C. Ottiene la
maggioranza assoluta dei seggi, 24 su 30. Vengono eletti nell'ordine Battista
Casu (3025), Salvatore Annis (3000), Gino Carloni (2987), Luigi Cherchi (2976),
Giomaria Casu, Carlo Passiu, Settimio Baldino, Domenico Pala, Ernestina
Litarru, Salvatore Vincenzo Olla, Francescangelo Ibba, Giuseppe Sechi, Sisinnio
Pala (Nino), Maria Chessa, Angelo Pinna, Giovanni Maria Mocci, Crispino Pinna,
Rosina Leo. Per i Socialcomunisti, sono eletti Decio Spada (1320), Vincenzo
Utzeri e Giuseppe Casula.
La commissione elettorale, composta
da Antonio Giuseppe Meloni, Gerardo Dellelis, Leopoldo Balduzzi, Giovanni
Antonio Contu, Corrado Curreli, Michele Angelo Careddu, nella riunione del 26
marzo, consacra la grande prima affermazione della D.C. Oristanese. Nella
seduta del 16 Aprile, il Consiglio Comunale, assistito dal segretario capo
Federico Deidda, procede alla elezione della Giunta, che risulta composta dal
sindaco Avvocato Alfredo Corrias, assessore all'igiene e sanità Gino Carloni,
lavori pubblici Salvatore Annis, economato e frazioni Battista Casu, vigili,
mercato e pubblici esercizi Agostino Vieri e Luigi Cherchi, pubblica istruzione,
Ernestina Litarru.
Parte da qui la grande avventura
politica e democratica della città di Eleonora, nel segno del rinnovamento e
del progresso.
Beppe Meloni
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La storia, cari amici, ha corsi e
ricorsi, ma alla fine il popolo vince sempre.
A domani.
Mario
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