Oristano
1 Dicembre 2016
Cari amici,
È con un velo di tristezza che apro le mie riflessioni di Dicembre con questo post. La
disoccupazione giovanile, come ben sappiamo, ha raggiunto livelli mai visti prima
e l’esercito dei senza lavoro è costretto a subire umiliazioni sempre più
invasive, arrivando ad accettare, per garantirsi la sopravvivenza, lavori non
solo precari ma con retribuzioni da fame. Il caso su cui voglio riflettere oggi con
Voi è quello della “Foodora”, un’azienda
specializzata nella consegna di cibo a domicilio (presente a Milano e a Torino
e presto in altre importanti città), i cui collaboratori hanno di recente dato
vita al primo sciopero 2.0 nella storia italiana in questo settore.
La FOODORA GmbH è un'impresa tedesca con sede a Berlino, che si occupa,
un po’ in tutta Europa, della consegna a domicilio di pasti preparati nei
migliori ristoranti: circa 6.500, selezionati in 10 Paesi. Per poter effettuare
le consegne utilizza un esercito di ragazzi, dei veri “pony express”, numerosi sia a Torino che a Milano, che scorrazzano
veloci per la citta. Si, la velocità è essenziale, perché solo si è rapidi si
riesce a guadagnare qualcosa, anche se le cifre sono modestissime. Potrà
sembrarci strano ma purtroppo è vero: essi sono remunerati con 2,70 euro a consegna! Dato il basso introito,
ecco l’importanza della velocità nelle consegne: più consegne fai e più
guadagni!
Ovviamente, inutile
negarlo, questo sistema non vale solo per questo lavoro di consegne: oltre che
per il trasporto veloce del cibo vale per qualsivoglia altro prodotto da
recapitare: dalle merci ai documenti. Se osserviamo il via vai delle nostre
città, ci accorgiamo dei numerosi “pony express” che vi circolano: da quelli
delle poste private ai quelli delle pizzerie, senza dimenticare quelli dipendenti
dalle grandi multinazionali delle consegne a domicilio.
Tornando ai ragazzi
della Foodora, c'è da prendere atto di quanto il loro lavoro sia utile e apprezzato: la
stressante vita di oggi non consente il classico pranzo o la cena cucinati in
casa: è molto più comodo ricevere il pasto ben preparato e caldo, pronto al
consumo, direttamente a casa. Spesso si arriva stanchi e stressati alle 14,00,
e trovare il pasto pronto da mettere subito a tavola è sicuramente una bella comodità. Chi ha iniziato a
provare il servizio di consegna a domicilio fatto da Foodora (prenotabile
anche con un’apposita app con la quale si può ordinare il pasto preparato dai
migliori ristoranti della zona), si è trovato più che bene, apprezzando una
comodità prima sconosciuta.
Il vantaggio, inutile
negarlo, certamente c’è, anche se dietro le quinte i conti non tornano. Se da una
parte l’Azienda gode non poco del successo ottenuto, dall’altra c’è uno stuolo di ragazzi
precari e mal pagati che certamente non ride, anzi piange amaro. Molti di Voi
ricorderanno l’indignazione che colpì tutti noi, quando si scoprirono le
condizioni di lavoro praticate nei laboratori cinesi di Prato, ma oggi quel
sistema sta diventando non eccezione ma regola. Subdolamente lo stesso “sistema di spremitura” viene praticato anche da parte di imprese
italiane ed europee, diventate grandi con la ripetuta negazione dei diritti dei
lavoratori coinvolti nel processo produttivo. Si fa finta di non vedere (anche da parte politica), e per ora nulla o quasi è stato
fatto per eliminare o almeno attenuare il triste fenomeno.
Il tanto strombazzato Jobs Act, anziché cercare di correggere
in meglio la situazione esistente, ha ulteriormente aumentato il potere contrattuale dei
datori di lavoro, avviando il mercato verso una pericolosa deriva, gonfia di
diritti negati e di sfruttamento. Complice la fame di lavoro, gli attuali
pesanti e ricattatori comportamenti imprenditoriali continuano silenziosamente, senza che
nessuno intervenga. “Massimo risultato con il minimo sforzo”, questo il ‘credo
aziendale’ imperante, e Foodora certamente non è da meno, nella logica che
essendo i ‘senza lavoro’ tantissimi, è il mercato che fa il prezzo! Sappiamo
bene, però, che anche la politica può e deve fare la sua parte, altrimenti
diventa complice degli imprenditori senza scrupoli.
Le maglie allargate
della nuova legge, nota come Jobs Act, si sono rivelate troppo larghe per i
datori di lavoro, che possono condizionare sia le assunzioni che i
licenziamenti, riempiendo le aziende non solo di precari ma addirittura di
nuovi schiavi! Non è certo solo Foodora, l’azienda di cui parliamo oggi, ad applicare
certi comportamenti che io ritengo anomali, ma molte altre: aziende agricole,
dove i braccianti, donne e uomini sia italiani che stranieri sotto un caporale
negriero si spaccano la schiena in tutta Italia per pochi euro al giorno e pure
in nero! E che dire degli operatori dei call center, dei magazzinieri di Amazon
e dei freelance del giornalismo, questi ultimi costretti a mettere insieme uno
stipendio a forza di pezzi scritti a
3 Euro l'uno?
La precarietà ha vinto
sulla continuità: il posto fisso, a tempo indeterminato, sta per diventare un
retaggio del passato! Ora, i tanti senza lavoro devono accontentarsi per
sopravvivere: accettare di restare precari “a vita” e pagati
con i voucher; un sistema quest'ultimo che oggi conta una popolazione in crescita (un vero
esercito), visto che dal 2008 ad oggi di voucher ne sono stati venduti 347
milioni, 102,4 milioni solo nel 2015.
Cari amici, questo è il
prezzo che la globalizzazione sta facendo pagare al mercato del lavoro:
uniformare i mercati non ha migliorato le condizioni né del lavoratore né del
consumatore, ma ha continuato ad arricchire solo le grandi multinazionali,
diventate più potenti degli Stati. Con la globalizzazione è aumentata ulteriormente la forza di chi sfrutta,
con la risultante che sa di triste ritorno ad un mai dimenticato passato coloniale!
Quello di cui parlo non può essere certo considerato un passo avanti: questa strombazzata 'modernizzazione' del lavoro è solo un passo indietro, un vero e proprio nuovo schiavismo. La modernità non passa certo da questa strada. Ecco allora che i giovani continuano a subire; capita spesso, per esempio, che il capo chiami al cellulare la Domenica sera, chiedendo una sostituzione all'ultimo minuto: il giovane chiamato in che modo si potrebbe rifiutare di dire sì, al suo padrone? In nessun modo. Deve anzi far finta di essere contento di essere stato scelto, facendogli capire che è un piacere servirlo, perchè è lui che gli ha concesso di lavorare…Ecco la nuova schiavitù.
Quello di cui parlo non può essere certo considerato un passo avanti: questa strombazzata 'modernizzazione' del lavoro è solo un passo indietro, un vero e proprio nuovo schiavismo. La modernità non passa certo da questa strada. Ecco allora che i giovani continuano a subire; capita spesso, per esempio, che il capo chiami al cellulare la Domenica sera, chiedendo una sostituzione all'ultimo minuto: il giovane chiamato in che modo si potrebbe rifiutare di dire sì, al suo padrone? In nessun modo. Deve anzi far finta di essere contento di essere stato scelto, facendogli capire che è un piacere servirlo, perchè è lui che gli ha concesso di lavorare…Ecco la nuova schiavitù.
Cari amici, mi turba non poco quanto oggi ho voluto riflettere con Voi; credo che lo sciopero messo in atto dai ragazzi della Foodora sia un atto dovuto, un comportamento che giustifico
pienamente. Forse non servirà ad ottenere molto, ma è già un segno inequivocabile: come quando Davide si parò davanti al gigante Golia. Accettare senza
riserve i soprusi, senza accennare la minima protesta, nella logica del “zitto e nuota”, è
continuare a fare lo schiavo a vita. Accettare senza battere ciglio questo meccanismo
perverso è una specie di prostituzione lavorativa, senza limiti di tempo e di
orario. Bisogna avere il coraggio di dire basta.
Vorrei conoscere la reazione del Governo Renzi, sicuramente messo al corrente della protesta, in particolarre "cosa" intenderebbe fare per difendere i nostri giovani, sfruttati e vilippesi.
Vorrei conoscere la reazione del Governo Renzi, sicuramente messo al corrente della protesta, in particolarre "cosa" intenderebbe fare per difendere i nostri giovani, sfruttati e vilippesi.
A domani.
Mario
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