Oristano 30 Dicembre 2016
Cari amici,
Siamo in periodo di feste e, ovviamente gli zuccheri abbondano! Chi pensa però che gli zuccheri
per addolcire gli alimenti siano stati preparati dall’uomo fin da epoca remota,
sicuramente sbaglia, perché l’uomo per millenni ha
utilizzato come unica fonte di dolcezza solo
quegli alimenti che di per sé erano naturalmente dolci, come la frutta (mele, pere,
castagne e così via), oppure ortaggi come zucche e carote. Pensate che perfino
il miele veniva usato in antichità quasi esclusivamente a scopo medicinale e
non come dolcificante.
La nostra attuale
abitudine a dolcificare le bevande o a consumare dolciumi è abbastanza recente:
ci basti pensare al caffè, il cui consumo, oggi dolcificato più o meno ampiamente, non
si perde certo nella notte dei tempi, essendosi il caffè diffuso in Europa solo nel XV secolo. In natura, in effetti, non esistono
bevande già particolarmente dolci (eccetto il miele), per cui l’uomo col passare degli anni ha voluto rivoluzionare
il sistema naturale, creando artificialmente qualcosa che potesse dare ai cibi e alle
bevande quel gusto particolarmente dolce che noi oggi conosciamo.
Zuccherare, dunque, è
diventato nel tempo un verbo quotidianamente usato, spesso anche abusato!
Per poter quindi dare un buon sapore
dolce alle nostre bevande preferite noi oggi possiamo contare su un ventaglio di
zuccheri abbastanza numeroso. Tanti i dolcificanti disponibili sul mercato, che
spaziano dal miele allo zucchero bianco di barbabietola, dallo zucchero scuro
di canna (sia grezzo che raffinato) al fruttosio (si ottiene dal mais), dal
succo di agave allo sciroppo d’acero, dall’aspartame alla saccarina e allo xilitolo.
Il più noto è
certamente lo zucchero bianco, quello ricavato dalla barbabietola, anche
se numerose e controverse sono le discussioni sulla scelta del dolcificante più
adatto, ovvero quale di essi sia il più sano. I promotori e consumatori dello zucchero
di canna, per esempio sostengono che le proprietà naturali di questo zucchero
sono le più salutari per il consumatore, mentre per i sostenitori dello zucchero
bianco l’unica differenza tra i due consiste solo nel diverso apporto calorico.
Dagli esami effettuati lo
zucchero di canna, (in particolare quello integrale), rispetto a quello bianco
tradizionale contiene in effetti una minore percentuale di saccarosio, è più ricco di sali
minerali (calcio, fosforo, potassio, zinco, fluoro, magnesio) e vitamine (a,
b1, b2, b6, c) e il suo potere calorico risulta leggermente inferiore: 100 grammi
di zucchero di canna integrale apportano 356 calorie, contro le 392 del
tradizionale saccarosio.
In effetti il saccarosio contenuto nello zucchero bianco aumenta notevolmente la produzione di insulina, cosa questa che pare incrementare anche il rischio d’insorgenza di alcuni tumori. Appositi studi hanno confermato che alti livelli di insulina favoriscono il tumore alla mammella, mentre bassi livelli dello stesso ormone proteggono da altre forme tumorali come quelle intestinali.
In effetti il saccarosio contenuto nello zucchero bianco aumenta notevolmente la produzione di insulina, cosa questa che pare incrementare anche il rischio d’insorgenza di alcuni tumori. Appositi studi hanno confermato che alti livelli di insulina favoriscono il tumore alla mammella, mentre bassi livelli dello stesso ormone proteggono da altre forme tumorali come quelle intestinali.
Inoltre, gli alti
livelli di insulina provocano un brusco calo di glucosio nel sangue, la
cosiddetta “crisi ipoglicemica”, cioè una crisi
di fame che induce a mangiare altri dolci per ripristinare un’adeguata
quantità di glucosio nel sangue. Il risultato finale è che ripetendo il ciclo
di assunzione si va in sovrappeso, diventando spesso pure diabetici. Per questa
ragione la scienza si è orientata verso il consumo di altri tipi di zuccheri
come il fruttosio, ad esempio.
Il fruttosio è uno
zucchero semplice che viene prontamente assorbito dall’organismo; si ottiene
dal mais ed è uno dei dolcificanti oggi più validi ed utilizzati. In effetti
non fa aumentare direttamente la glicemia, avendo un potere dolcificante
superiore al saccarosio, per cui ne basta meno per ottenere lo stesso effetto.
Ma, non pensate che il fruttosio sia una manna venuta dal cielo! Anche questo zucchero ha i
suoi effetti negativi: causa resistenza insulinica, un fenomeno per cui
l’insulina non riesce a fare passare con efficienza il glucosio nelle cellule,
con la conseguenza che si alza la glicemia e il pancreas deve produrre sempre
più insulina per tenere i livelli di glucosio nel sangue sotto controllo;
questo fatto alla lunga può portare al diabete.
Degli altri “sostituti”
dello zucchero prima menzionati, si può dire che il succo di agave e lo
sciroppo d’acero, sono davvero poco usati; qualitativamente entrambi sono praticamente una
specie di fruttosio, con gli effetti positivi e negativi prima indicati.
Il
miele invece, pur essendo un ottimo prodotto dal punto di vista nutrizionale,
fa innalzare parecchio la glicemia e ha quasi le stesse calorie dello zucchero bianco. Un
discorso a parte meritano l’aspartame, la saccarina e lo
xilitolo. L’aspartame, oltre la sospetta cancerogenicità, causa una diminuzione
del calcio, mentre il sospetto di essere potenzialmente cancerogeni vale anche
per la saccarina e lo xilitolo. Per questa ragione questi innovativi prodotti
dolcificanti (di cui non si conoscono i reali effetti a lunga scadenza) andrebbero
rifiutati in partenza, in quanto non possono avere alcuna valenza positiva, quali
buoni sostituti degli altri zuccheri più noti e usati.
Cari amici, credo che
sullo zucchero si potrebbero scrivere, in positivo e/o in negativo, ancora milioni di
pagine, senza riuscire a trovare comunque quello davvero sano e senza complicanze. Come in
tutte le cose penso che sia fondamentale la misura: dolcificare, certo, ma
senza esagerare, usando sempre cautela e senza abusarne. In questo modo potremo
davvero gustare al meglio quanto ci piace, senza farci del male!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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