Oristano
11 Novembre 2016
Cari amici,
Ormai, ci piaccia o no,
la plastica nella conservazione e nel trasporto dei cibi dal produttore al
consumatore ha raggiunto livelli praticamente di monopolio: una grandissima
parte degli alimenti che consumiamo giornalmente arriva a casa nostra in
contenitori di plastica: dalla carne al latte, dal pane all’acqua, solo per
citare quelli più comuni. Sarà pure un fatto di semplicità o di economia, ma
sicuramente questi “imballaggi” non sono esenti da rischi, in quanto il
“contatto” con i cibi non è sicuramente asettico: i vari tipi di plastica
lasciano “traccia” del loro contatto, e noi, quello che mangiamo o beviamo, lo
ingeriamo unito a micro particelle che sicuramente non fanno bene alla salute.
Uno delle sostanze
spesso contenute nelle plastiche è il
bisfenolo A, conosciuto anche come BPA, un componente chimico che trasmigra
facilmente dalle confezioni al contenuto, con particolare riferimento ai
liquidi. Il BPA è un interferente endocrino che può compromettere il corretto
funzionamento del nostro sistema ormonale, che può causare danni sia all’eventuale
nascituro e che provocarci infertilità. Lo si trova nelle bottiglie di plastica e
nei contenitori in latta utilizzati da parte dell'industria alimentare,
soprattutto nel caso in cui all'interno di essi sia presente un rivestimento in
plastica. Nel dubbio che possano contenere BPA, il consumo di alimenti
contenuti nelle suddette confezioni andrebbe limitato.
Per darci dunque una
certa tranquillità è meglio osservare nelle confezioni se c’è la scritta BPA Free. Possiamo fidarci? Solo in
parte. Secondo uno studio recente, il fatto che un prodotto sia indicato come
privo di bisfenolo A non determinerebbe una totale garanzia di sicurezza. Da
test effettuati da parte dei ricercatori sarebbe infatti emerso come anche dai
contenitori indicati come BPA Free possono migrare dal contenitore al contenuto
sostanze chimiche potenzialmente dannose. Che fare allora? Come possiamo cercare
di garantirci? Insomma, esistono o no materie plastiche più sicure di altre?
Certamente sì, in quanto
è nota la possibilità di produrre plastica priva di interferenti endocrini. In
mancanza di maggiori e concrete garanzie, in mancanza di alternative, sarebbe
bene orientarsi verso tale scelta, al fine di evitare spiacevoli conseguenze
sull'organismo, della cui entità potremo avere certezza, forse, soltanto in
futuro. In Italia esistono e sono diffuse in commercio diverse materie
plastiche considerate adatte alla conservazione degli alimenti. Ecco queste tipologie
di plastica:
-
PET o PETE (01) polietilene tereftalato: bottiglie d'acqua, bibite e flaconi di
shampoo;
-
HDPE (02) polietilene ad alta densità: vasetti di yogurt, flaconi di detersivo;
-
LDPE (04) polietilene a bassa densità: sacchetti per i surgelati e bottiglie
spremibili;
-
PP (05) polipropilene: bottiglie di ketchup.
Tuttavia, anche in
presenza di queste plastiche definite “più sicure”, la cautela rimane d’obbligo.
È necessario pertanto continuare ad essere vigili, usare diverse ‘accortezze’ in
cucina con gli alimenti confezionati con i vari tipi di plastica, in modo da
poter ridurre al minimo i possibili rischi per la salute. Ecco alcuni
suggerimenti.
•Evitare di utilizzare
quotidianamente stoviglie di plastica: piatti, bicchieri e posate; limitare questo
uso ai pasti “fuori di casa”, come picnic, scampagnate, etc.;
•Non ‘riciclare’ i
contenitori già usati, in quanto a contatto con altri alimenti, scalfitture o graffi,
etc. possono trasmettere sostanze dannose;
•Gli utensili da cucina
in plastica andrebbero gradualmente sostituiti con altri, fabbricati con altri
materiali, come legno, ceramica e metalli;
•Considerato che il
caldo accelera il processo di trasmissione delle sostanze plastiche ai cibi,
evitare di conservate gli alimenti non freddi (in particolare quelli grassi) in
involucri plastificati;
•Fare attenzione a quei
cibi confezionati direttamente per essere cotti al microonde: sostanze e
collanti contenuti nelle confezioni potrebbero trasmigrare nel cibo. È buona
precauzione trasferire il cibo da cuocere in contenitori ugualmente adatti al
microonde, come pirex, vetro e ceramica;
•Al momento
dell’acquisto degli alimenti, soprattutto se contenenti liquidi, alcol o
grassi, come ad esempio l’olio, preferite quelli contenuti in altre tipologie
di contenitori, dando la preferenza al vetro;
•Per avvolgere panini o
tramezzini, sostituite la pellicola trasparente con tovaglioli piegati da
riporre dentro un sacchetto di carta di pane;
•Per le bibite, in
alternativa a thermos e borracce in plastica, utilizzate contenitori in
acciaio.
Cari amici, plastica
dunque sempre più invasiva, cosa che crea – tra l’altro – non pochi problemi di
smaltimento e seri danni all’ambiente. Il fatto, però, che essa sia diventata indispensabile
(pesa poco, conserva bene cibi e prodotti), anche se pericolosa, non deve
portarci a provvedimenti drastici: possiamo evitare di “demonizzarla”, facendone
un uso corretto. Impariamo anche a riconoscere, tramite i bollini (verdi o
rossi) quella “buona” da quella “cattiva”. Se applichiamo poi i suggerimenti
prima indicati possiamo certamente ridurre al minimo i rischi per la nostra salute.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
La plastica, croce e delizia dell'umanità!
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