Oristano
14 Novembre 2016
Cari amici,
L’amicizia è un
sentimento con una grande varietà di sfumature. Nella filosofia greca il
termine “philia”, rappresentava sia il concetto fisico (inizialmente con Empedocle) che il concetto etico, successivamente con Platone. Anche nel lessico
corrente l’amicizia è un termine straordinariamente vago, che include tutte le innumerevoli
intensità di questo sentimento: dalla simpatia all’amichevolezza, dalla
confidenza alla fiducia, dalle relazioni di ruolo al concetto di solidarietà, senza escludere nemmeno quello stare insieme "per convenienza". Personalmente
amo definire l’amicizia con le parole di J. M. Reisman, che così definisce l'amico vero: “Amico è colui a cui piace e che desidera fare del bene ad un altro e
che ritiene che i suoi sentimenti siano ricambiati”. Questa frase, come
sapete, è presente nel frontespizio del mio blog.
Perché, direte Voi, ho
voluto fare questa premessa nella mia riflessione odierna? Perché voglio parlarvi
della bella e straordinaria amicizia che mi lega ad un uomo altrettanto
straordinario: il Dottor Antonio Cadoni, che recentemente ha felicemente
superato il traguardo dei suoi primi 104 anni. Ho avuto modo di parlare di Lui
in un mio recente post su questo blog (che i più curiosi potranno andare a leggere
o rileggere cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.it/2016/09/dr-antonio-cadoni-classe-1912-una.html),
dove ho evidenziato le sue numerose tappe, non certo poco avventurose, che finora
la vita gli ha riservato. Ebbene, quando la famiglia (il figlio Agostino,
avvocato e la figlia Elisa, insegnante) gli hanno fatto leggere quanto ho scritto nel
blog su di Lui, si è voluto complimentare con me, inviandomi una bellissima lettera di
ringraziamento (né allego una copia anastatica).
È proprio su questa
straordinaria ed affettuosa lettera (che ho letto e riletto e che mi ha commosso non poco), che voglio oggi riflettere
con Voi. La copia anastatica che potete osservare, nel mio intento dovrebbe servire a Voi per leggerla con grande
attenzione: perché da essa ciascuno possa trarne conforto e insegnamento. Dalla
lettera, che evidenzia sia l'ottimo stato di salute del Dottor Cadoni che la sua forte e combattiva fibra,
traspare la saggia riflessione di un uomo che non solo ha vissuto a lungo, ma
anche la sua grande filosofia di vita. Alcuni passi di questa lettera mi hanno
particolarmente colpito. Ne estrapolo un passo altamente significativo.
“…perciò le rammento
che la vita sempre merita di essere vissuta nonostante i suoi orrori. È vero
che essa è, per lo più amara; ma è pur vero che viene addolcita da
inimmaginabili ventate di amore familiare e di amore civico. Faro del nostro
vivere deve essere il seguente, unico sistema: saper accontentarsi e saper
perdere”.
Cari amici, sono parole
vive, lucide, anche se pesanti come un grosso sasso lanciato nelle calme acque di uno stagno; sono quelle di un uomo integro, che ha combattuto una
guerra che lo ha visto soffrire, peregrino e prigioniero in varie parti del mondo, ma mai
domo o rassegnato; che ha lottato senza mai abbandonare il campo, e che oggi
dall’alto delle Sue 104 primavere, è ancora lucido di pensiero, fermo di mano e combattivo, come quando
ventenne da ufficiale medico curava al fronte i suoi soldati.
Vorrei che Voi, lettori
del mio blog, consideraste questa sua lettera, un vero e proprio insegnamento
di vita. Il Dottor Cadoni con questa lettera invita non solo me ma tutti Voi a
non perdere mai la speranza; è un invito ad amare i fratelli, a volerci bene
nonostante le avversità della vita. Egli ci stimola a bandire l’egoismo, l’individualismo,
per poter affrontare meglio, insieme, le amarezze della vita, come ha fatto Lui
che anche in prigionia mai si diede per vinto, continuando a curare i malati e
prendendosi cura dei feriti e degli sfortunati.
“Bisogna
accontentarsi e saper perdere”: queste sue pesanti
parole andrebbero meditate a fondo: nessuno di noi, oggi, appare disponibile ad
accontentarsi; tutti vorremmo avere sempre di più, e, soprattutto, l’idea di non essere
sempre vincitori non ci piace, perché perdere è un verbo che vorremmo
cancellare dal nostro vocabolario! Eppure accettare la sconfitta è un grande
segno di forza, non di debolezza, è segno di grande capacità e di disponibilità verso gli altri, sommo segno di altruismo.
Grazie, caro Dottor
Antonio, di questa straordinaria lezione di vita, indirizzata personalmente a me,
ma che, sentito il parere positivo di Agostino, ho voluto estendere ai lettori
del mio blog, in modo che anch’essi potessero usufruirne. Col mio grazie esprimo, unitamente a quello dei miei familiari ed amici, la forte speranza di
poter godere ancora a lungo della Sua grande e nobile saggezza!
Mario
Nessun commento:
Posta un commento