martedì, novembre 15, 2016

L’INATTESA ELEZIONE DI DONALD TRUMP A 45° PRESIDENTE DEGLI U.S.A. AVRÀ UN EFFETTO DIROMPENTE SULLE CONSOLIDATE LOBBY AL POTERE NEL MONDO. È LO SCATTO RABBIOSO DEL POPOLO CHE SI SENTE SEMPRE PIÙ DELEGITTIMATO.



Oristano 15 Novembre 2016
Cari amici,
Che il mondo da tempo sia in mano alle potenti lobby dell’informazione, dell’economia, della finanza e della politica è cosa nota anche a chi poco si occupa di questioni così importanti. Il popolo, che teoricamente dovrebbe avere il maggior potere sull’organizzazione delle Comunità di appartenenza, è sempre di più un anonimo “gregge” che, opportunamente manovrato, segue pedissequamente quanto deciso e programmato nelle grigie stanze del potere. Eppure, stringere troppo la corda (da parte della lobby al potere, intendo), come sostenevano i vecchi e saggi proverbi antichi, non sempre giova, perché anche il debole, quando si sente oltremodo prevaricato e vilipeso, può manifestare degli scatti di reazione così forti, tali da sconvolgere i consolidati sistemi al potere.
“Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, dice un altro vecchio proverbio, e così è stato di recente, sia in Europa che in America. Mi riferisco al referendum popolare che di recente ha votato per l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, la così detta ‘BREXIT’, e, cosa successa pochi giorni fa, all’inattesa vittoria di Trump sulla Clinton nella competizione per l'elezione del prossimo Presidente americano alla guida degli USA. Proviamo a vedere quali siano state le motivazioni di tale "rovesciamento di fronte", capire cosa sia realmente successo e che ha sconvolto le previsioni e i giochi di potere portati avanti dai grandi manovratori e gestori del potere delle lobby, sia della politica che dell'economia e dell'informazione.
Gli smacchi più forti li ha subiti il 4° potere, quello dell’informazione: prima sulla Brexit e poi sulla mancata elezione della Clinton. “Hillary Clinton nuovo Presidente degli Stati Uniti” e “La Gran Bretagna fa ancora parte dell'Unione Europea”, questi i pomposi comunicati previsionali apparsi, rivelatisi poi dei grossi sbagli fatti dai sondaggisti dei Media. Nell’ultimo caso, quello della Clinton, la vittoria della candidata democratica era vista quasi come una formalità: secondo l'autorevole New York Times, che ha poi ufficialmente chiesto scusa ai suoi lettori, doveva vincere Lei al 70-90%, ossia con relativa certezza.
In entrambi i casi (ovviamente parlo della mia convinzione), si è dato credito e seguito alla grande forza e all’indiscusso potere delle lobby, che, incuranti dei ceti più deboli hanno continuato con quella politica prima accennata: quella che considera "il popolo" semplicemente uno stuolo di piccole ‘api operaie’, necessarie solo per portare il ‘nettare’ all'alveare, dove i potenti, vere ‘Api Regine’ di quella grande arnia umana sempre più governata in modo monopolistico. 
Purtroppo, amici miei, l'uomo poco impara dalla storia. Se proviamo a ripercorrere i fatti e i misfatti del passato, ci accorgeremmo che tutto questo è già successo ripetute volte. Una volta il popolo era più rivoluzionario di oggi e all'occorrenza indossava i panni del piccolo Davide, capace però di abbattere il gigante Golia.
Nel caso della Brexit la reazione popolare ha certamente inteso evidenziare l’insofferenza nei confronti di un’Europa che cerca di governare le nazioni appartenenti all'Unione esclusivamente con la calcolatrice in mano, pensando più alla quadratura dei bilanci dei Paesi aderenti che all’economia delle famiglie che in questi Paesi vivono; nel recentissimo caso della inaspettata vittoria di Trump, invece, il voto popolare ha inteso fortemente reagire contro le potenti lobby americane del credito, della finanza e dell'economia, sempre più incuranti del disagio e del malessere di milioni di famiglie. Famiglie sempre più povere, per mancanza o carenza di lavoro per la forte concorrenza dei mercati stranieri, agevolati  da una Globalizzazione nefasta che ha favorito solo le multinazionali.Quale il risultato? I ricchi che diventano ogni giorno sempre più ricchi e le schiere dei poveri sempre più numerose.
Lo ‘schiaffo’ forte e chiaro dato dal popolo alla vecchia politica delle lobby, appare così evidente che credo non abbia bisogno di molte altre conferme. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che Trump è un super miliardario, non un povero che vuole aiutare altri poveri! Tuttavia, nella competizione per l’elezione a nuovo Presidente, è stato l’unico ad aver capito il malessere del popolo americano ed a cavalcarlo nella maniera più adeguata. 
Riflettiamo un attimo: chi soffre e vede in ogni giorno che passa un futuro sempre più buio e denso di incognite per se e per i propri figli, credete che debba restare inerte? Trump è stato l’unico ad aver promesso nuovi posti di lavoro, a dire che era ora di dire basta alla disoccupazione; ha giurato che l’America doveva tornare ad essere guida nel mondo anche usando la politica dell’inflazione, creando nuove fabbriche, riaprendone di chiuse e abbandonate, frenando l’arrivo dei tanti migranti e allontanando i tanti irregolari, tassando anche le merci provenienti dai Paesi esteri, per poter in questo modo proteggere il valore del lavoro del popolo americano.
Questa, cari amici, è stata la strategia vincente di Trump nella grande partita a scacchi per il governo dell'America! Egli furbescamente ha attivato la potente ‘leva popolare’, quella capace di smuovere il pesante masso della povertà che grava sulle spalle dei ceti meno abbienti, riuscendo a calamitare su di Se quel favore che nessuno si aspettava!  Trump, cari amici, non è certo uno stinco di santo, anche se c'è da dire che neanche dall’altra parte c’era una candidata immacolata. 
A prevalere è stata la speranza: quella creata da Trump, che furbescamente aveva intuito dove covava il malessere e trovato la giusta formula per poterlo sedare. Ai tanti commentatori che affermano che la sua è stata una vittoria populista, io rispondo che no, è stata una vittoria reale del popolo, quello trascurato, che si è stancato di essere ostaggio delle grandi lobby che detengono e mantengono da tempo e con ogni mezzo il potere. Gli effetti di questa vittoria però, cari amici, non resteranno confinati negli USA.
Certamente gli effetti di questa reazione popolare si diffonderanno in modo virale. Credo che molte cose cambieranno anche in Europa. Se a qualcuno le 'questioni americane' possono sembrare lontane e separate da quelle europee, credo che sbagli: il mondo è globalizzato anche nel contagio informativo. Tutti siamo coinvolti nello stesso identico modo e dovremmo fare delle serie riflessioni per il nostro futuro, a partire dai responsabili dell’Unione Europea, il cui destino sembra appeso ad un filo. Anche in Europa il fermento ed il malessere per la politica di austerità è grande e lo si è visto già in Gran Bretagna. Altre nazioni pensano ad altri "Exit", ed i responsabili dell'U.E.dovrebbero farne tesoro. Dopo la Brexit, se nulla cambia nelle attuali strategie europee (a forte guida tedesca) è certo che altri “EXIT” ci saranno a breve, senza escludere neppure la nostra Italia.
Anche in 'casa nostra' credo che tutti, a partire dal nostro Renzi, debbiamo fare delle serie e sincere riflessioni, senza demagogie e protagonismi, perchè l'Unione Europea di oggi non è certo quell'Europa che è stata sognata ormai molti anni fa. Personalmente sono un europeista convinto, ma se il disegno iniziale di un'Europa federazione di Stati non decolla, credo sia meglio che ognuno torni mestamente a casa propria e si amministri con le proprie forze. 

Grazie amici della Vostra sempre gradita attenzione. A domani.
Mario

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