Oristano 9 Novembre 2016
Cari amici,
Pensate che io, pur avendo
sulle spalle oltre 70 primavere, non ero mai venuto a conoscenza che in Italia,
precisamente in Val d’Aosta, c‘era un paese dove le automobili non hanno mai
circolato, in quanto da sempre bandite. È Chamois, in val d’Aosta. Chamois
(Tsamoué in patois valdostano, che vuol dire camoscio) è un piccolo comune
italiano che all’anagrafe conta un centinaio di abitanti, adagiato sulla
Valtournenche. Nel XIV secolo Chamois era un feudo dei signori di
Challant-Montjovet, e nel tempo arrivò ad avere un numero di abitanti ben superiore agli
attuali residenti: nel 1911 352 abitanti, 351 nel 1838, 373 nel 1848).
Ebbene, amici, in
questo paradiso le auto non sono di casa, sono bandite: si circola a piedi o
in bicicletta, e i collegamenti importanti avvengono in funivia. A Chamois, la
“Perla delle Alpi” incastonata ai piedi del Cervino a 1815 metri di altitudine,
non vi sono strade asfaltate, eppure i servizi funzionano bene tutti. A Chamois
la funivia passa ogni mezzora, dalle 7 del mattino alle 22.25 (con incrementi
nei più affollati periodi dell’anno come le festività) e, volendo, si può arrivare
come turisti anche in aereo, in quanto è presente un altiporto, tra i più alti
d’Italia, che può essere utilizzato da piccoli aerei guidati da piloti di alta
montagna”.
Un mezzo elettrico del
comune garantisce il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti urbani, mentre i
rifornimenti alimentari avvengono tramite una teleferica parallela alla
funivia. Anche il medico, che arriva settimanalmente (o all’occorrenza), usa la
funivia, qui considerata proprio un vero e proprio filobus. Certo, non è tutto
rose e fiori, perché anche qui i giovani “fanno fatica” ad accettare la vita
semplice e arcaica dei tempi passati, da loro considerata monotona, nel piccolo anche se ridente centro, cosa che
preoccupa alquanto, in considerazione del rifiuto delle nuove generazioni a godere della beata
solitudine e che potrebbe portare alla morte dello stupendo centro montano.
A ben pensare è incredibile come le
mode cambino i modi di vivere, anche se questi sono, forse, il meglio che
l’uomo potrebbe desiderare. Se si chiede agli abitanti anziani del villaggio se essi si considerino “Isolati dal mondo”, essi rispondono che
non la pensano in questo modo. “Chamois è sempre stata così, e nei secoli i
residenti hanno voluto continuare nello stesso antico modo conosciuto, cercando
di preservare le caratteristiche del paese”, rispondono con convinzione. Da capire, anche se i giovani sono
oggi rivoluzionari, e le caratteristiche di un piccolo borgo alpino con le
abitazioni in legno e pietra, le strette stradine che lo attraversano, la
natura splendida e incontaminata a loro non basta. Mancano i rumori, le auto
rombanti e i motorini, insomma la vita “artificiale di oggi”, che per loro
contrasta e fa a pugni con quella presente, considerata obsoleta.
Eppure, come succede
anche in molte altri parti d’Italia (Sardegna compresa), l’economia
agro-pastorale e turistica potrebbe continuare a consentire una vita comoda ed economicamente
valida. Sono ben commercializzati i prodotti tipici della valle, formaggi e
derivati, oltre alla grande risorsa del turismo che conta un albergo a 4 stelle
con centro benessere, un rifugio alpino, un ostello, due B&B e un
affittacamere. “Siamo belli sia d’inverno che d’estate- sottolinea Vernazza,
Assessore del Comune - qui si possono fare passeggiate con le ciaspole e con le
bici, sciare e fare snowboard, seguire i tracciati di sci-alpinismo”. E molto
altro.
Eppure, amici miei,
la vita è proprio strana: spesso buttiamo via le opportunità che essa ci offre! Forse sono gli effetti
perversi della globalizzazione, che ci hanno costretto a lasciare i piccoli
borghi per vivere nelle grandi città; come in un caotico grande alveare,
viviamo impregnati dal fumo delle automobili e da un’aria sempre più irrespirabile e
poco salutare. Chamois, invece, ha scelto di non contaminare la purezza
dell’aria e la sua tranquillità, anche al prezzo di disamorare i suoi giovani.
Io credo che un ripensamento (quello dei giovani) potrebbe ancora esserci, perché il futuro non
garantisce certo una vita migliore nei grandi e fumosi agglomerati urbani. Il turismo potrebbe essere l'arma vincente.
Chi oggi decide di recarsi
a Chamois, può arrivare in auto guidando fino a Buisson, dove lascia il mezzo
in un parcheggio gratuito nelle vicinanze degli impianti. Qui prende la
funivia, che viaggia ogni mezz’ora e con 1 euro di biglietto porta i visitatori
a Chamois. Durante la vacanza chi arriva qui potrà godersi uno spicchio di vita al naturale,
che lo riporta a tempi lontani. Può godersi la tersa aria di montagna, la
tranquilla visione del verde dei prati, le montagne con in primo piano la punta
del Cervino, le casette in legno perfettamente restaurate con le facciate
esterne fatte di antichi e solidi legni (chiamate rascard), l’immensa quantità
di acqua, presente ovunque, che affascina e ristora con il suo armonico
gorgoglio.
Cari amici, i borghi antichi, inopportunamente abbandonati col passare del tempo, potrebbero invece costituire un riscoperto veicolo di "Buon ritorno" per il futuro. Un ritorno
all’antica vita agreste della civiltà contadina, una riscoperta della vita semplice
e salutare. Mi viene da pensare di trasportare
(almeno come sogno) questa realtà in Sardegna. Sapete quanti borghi
autentici abbiamo noi nell’Isola? Davvero tanti! Ve li immaginate, lindi e
puliti, accogliere i turisti facendo conoscere loro le nostre tradizioni, la
nostra antica cultura, la nostra ospitalità che non ha eguali? Io ci penso, e credo che potrebbe davvero realizzarsi...ma, forse, rimarrà solo un sogno!
A domani.
Mario
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