Oristano
4 Ottobre 2016
Cari amici,
È inutile pensare che
il semplice fatto dell’appartenenza, della dinastia, crei anche amore e maggiore affezione: il
feeling è qualcosa che va oltre le “parentele”, come possiamo constatare dalle relazioni affettive familiari, nelle quali si può essere più vicini ad un amico che ad un
parente! Questo senso di appartenenza vale anche nella società tra paesi, e zone sociali. Perché uso questa mia introduzione oggi? Perché leggendo la
riflessione recente del caro amico Beppe Meloni, condivido il fatto che
gli abitanti di Oristano abbiano sempre legato molto di più con Sassari che con Cagliari. Però,
non voglio andare oltre: non voglio, infatti, “viziare” o fuorviare Voi dal pensiero di
Beppe con il mio. Ecco cosa lo storico Bebbe ci racconta di questo nostro consolidato “feeling tattarese” che risale a tempi lontani.
Quel
sottile “filo rosso” che unisce Sassari alla terra d'Arborea.
-
Di
Beppe Meloni
Quella
tra Oristano e Sassari è una collaborazione intensa che si rinnova nel segno
della continuità e della tradizione. Forse il tema è stato a lungo
sottovalutato, ma se si volge lo sguardo al passato e alle vicende religiose,
storico-politiche e culturali dell'Oristanese, scopriamo agevolmente un quadro
d'insieme del lungo cammino percorso dalla terra d'Arborea: con aspetti
interessanti e singolari, come quello degli stretti rapporti intercorsi tra le
città di Sassari e Oristano. Quasi un sottile “filo rosso” che lega
indissolubilmente le due città dell'isola da oltre cinque secoli, con una
variopinta galleria di personaggi, che lo storico Manlio Brigaglia aveva
definito “sassaro-oristanesi”, quando nel lontano 1997 aveva ricordato sulle
colonne de “La Nuova” l'antica storia del Convitto Canopoleno” di via
S.Caterina, nel cuore della vecchia Sassari.
Parte
indimenticabile degli anni dell'adolescenza di chi scrive, quei duri anni
Quaranta tra il Fascismo, la guerra e il ritorno alla democrazia. Lo spazio
consente appena una sintesi, ma la storia parte da molto lontano. Da quella
religiosa anzitutto.
Quando l'8 dicembre 1611, il sassarese Antonio Canopolo,
arcivescovo di Oristano per oltre un trentennio, mal sopportando il clima
malarico della “basciura” campidanese, quella così ben descritta dal
commediografo Antonio Garau, fonda a Sassari il Seminario Canopoleno. Un vero
surrogato di quello oristanese, che verrà inaugurato il 1 maggio 1712
dall'arcivescovo Francesco Masones Nin. Canopolo è stato uno dei numerosi
prelati sassaresi chiamati tra il 1578 e il 1657 a dirigere l'archidiocesi
arborense.
Prima
di lui Francesco Frigo (1578-1588), e successivamente Gavino Magliano
(1627-1641) e Pietro de Vico (1641-1657). Quasi una costante nella storia della
Chiesa sarda che si ripete negli anni Ottanta del Novecento con Francesco
Spanedda (1979-1986).
Con le eccezioni in senso inverso di Salvatore Isgrò e
Padre Paolo Atzei, attuale arcivescovo turritano, che con la sua semplicità francescana
ha conquistato il cuore dei sassaresi. In campo politico nel secondo
dopoguerra, un vero amico degli oristanesi è stato Antonio Segni, “lu
professò”, a firmare nel gennaio 1955 con il gallurese Mariano Pintus, già
direttore de “il Quotidiano Sardo”, giornale cattolico dell'isola, la prima
proposta di legge per la quarta provincia sarda, il cui inno venne composto dal
Comm. Antonino Diana, anche lui sassarese.
Ma
il primo a scendere in Campidano era stato nel 1924 Renzo Ricci, maestro del
lavoro, chiamato a dirigere il grande emporio di attrezzi agricoli della
premiata ditta ingegner Francesco Sisini , il figlio del quale Giorgio è stato
l'inventore della Settimana Enigmistica. Il negozio al piano terra dell'Albergo
Industriale in piazza Roma, ha presentato il primo modello di aratro in ferro
in Sardegna, e ha funzionato fino agli anni Settanta del Novecento. Per oltre
quarant'anni Ricci ha diretto l'emporio collaborando tra l'altro con un altro
sassarese, Proto Sanna, all' istituzione della Banda Musicale Santa Cecilia.
Poi nel 1926 è la volta del professor Giovanni Canalis, di Gavino, ingegnere
capo della provincia, e Gavina Manunta, figlia di Andrea, rettore dell'Ateneo
sassarese. Canalis dirigerà a lungo l'Ospedale civile San Martino, e sarà sindaco
apprezzato dal 1953 al 1961.
Con
lui arriva a Oristano il nipote, Giannino Martinez, “memoria storica” della
nostra città, nato all'ombra di Rosello, in via Bellieni, a due passi da piazza
d'Italia. Nei primi anni Cinquanta è la volta del notaio Carlo Passino, con la
consorte Alba Pani, figlia di Sebastiano, cagliaritano trapiantato a Sassari
nei primi anni Trenta, dove ha creato la prima azienda pubblica di trasporti.
Alba Pani Passino che ha istituito l'Ente Concerti, ha diretto a lungo l'Unitrè,
università della terza età, sempre in prima fila nelle iniziative culturali di
rilievo. La lista si allunga con Beppe Aiello, direttore del Consorzio
industriale, e la consorte Giulia Dettori, insegnante e primo sindaco donna
negli anni 1984-85. E ancora i magistrati Giulio Segneri, Tommaso Contini, i
medici Antonio Esposito, Pietro Paolo Obinu, Giancarlo Melis, Francesco Dettori
e Michele Meloni, Mario Muscas e l'ottico Adriano Santona.
Altra
attiva operatrice culturale Bianca Fantoni Muscas, fondatrice della sezione
Unicef a Oristano e animatrice di eventi e iniziative socio-assistenziali di
rilievo. In campo bancario Mario Giglio, Franceschino Cossu, Piero Rossi,
Cecchino e Carletto Sini, Orazio Pilo, Giacomo Pedde, Gino Viglietti, Gaetano
Devilla, Mario Marcialis, Giampiero Marras “Zampa”, leader indipendentista. Tra
i Funzionari dello Stato il Questore Giacomo Deiana, il prefetto Giovanni
Battista Tuveri, Uccio Fara, Nino Ciraolo, Sergio Solinas direttore della sede
INPS, gli insegnanti – artisti Gino Chiesa e Augusto Schirru, entrambi allievi
dell'Istituto d'Arte di Sassari, di Vico Mossa, Stanys Dessi e Eugenio
Tavolara. Senza dimenticare Giuseppe Cossiga, padre del presidente della
Repubblica, negli anni di guerra 1941-44 direttore della sede ICAS di via Garibaldi,
prima di diventare direttore generale dell'Istituto.
Chiude
l'interessante rassegna Mariano Scarpa, altro ex allievo del Canopoleno,
direttore dell’azienda agraria Campulongu, apprezzato sindaco dal 1994 al 1998.
Molto qualificata infine la presenza di professionisti dell'Oristanese che
hanno operato a Sassari. A partire dal campo universitario con i professori
Giovanni Pau, che è stato anche Rettore dell'Ateneo, Carlo Ibba e Giampaolo
Mele, origini lussurgesi, giornalista, editorialista de “L'Unione Sarda”,
direttore scientifico dell'ISTAR e docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia.
Gualtiero Zanazzi, negli anni Novanta condirettore di sede del Banco di Napoli,
Maria Paola Murru, funzionaria alla Direzione Generale del Banco di Sardegna, e
Pino Murgia, direttore di sede UNICREDIT, Anna Mocci Albano, insegnante e
delegata delle scuole elementari del Convitto Canopoleno. In campo sportivo,
infine, significative le presenze negli anni universitari di Giuseppe Putzu,
nelle file della Dinamo Basket, e di Roberto Ennas e Sergio Crovi, il primo
brillante giocatore, e il secondo allenatore della Torres edizione 78/79.
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Ecco, credo che anche
Voi concorderete che “un grande filo rosso” lega sempre Oristano e Sassari!
A domani.
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