Oristano 6
Ottobre 2016
Cari amici,
La Carta Costituzionale
della nostra Repubblica, pur nata forte e rigida, con il passare del tempo potrebbe
avere bisogno di essere modificata in alcuni suoi aspetti, considerato che le esigenze sociali sono in costante cambiamento. Tuttavia le eventuali modifiche è giusto che possano essere apportate attraverso particolari
procedure e seguendo un percorso vincolante che preveda la massima partecipazione e condivisione. I recenti provvedimenti di riforma
costituzionale portati avanti dal Governo (spesso a colpi di maggioranze
risicate), proprio per verificarne l'accoglibilità da parte dei cittadini, verranno dunque a breve (la data stabilita è quella del 4 Dicembre)
sottoposti al previsto “referendum costituzionale”, che ci porterà alle urne
per ratificare o respingere quanto deliberato dal Parlamento.
Prassi giusta e
corretta, dunque, quella di sottoporre ai cittadini ogni modifica alla Costituzione, la
nostra “carta basilare”, quel documento che regola la nostra vita repubblicana.
In un’Italia particolarmente divisa politicamente, oggi si confrontano due
schieramenti: i Comitati per il sì, portati avanti dalle forze politiche che
appoggiano questo progetto di riforma, che ne evidenziano i vantaggi ed i risparmi
derivanti, e i Comitati per il no, cavalcati dalle opposizioni, che sostengono
invece che questi vantaggi sono solo apparenti, a fronte degli svantaggi che
deriverebbero dalle modifiche, in grado di sminuire ancora di più il potere popolare,
che verrebbe delegato, attraverso la nuova legge elettorale, ad una risicata minoranza
che governerebbe il Paese, con un serio pericolo per la nostra democrazia.
Venerdì 30 Settembre,
all’Auditorium San Domenico, si è svolto un interessante incontro-dibattito su
“Referendum Costituzionale, le ragioni per una scelta”. Organizzato dal MEIC di
Oristano, insieme al Movimento Focolari, Azione Cattolica Diocesana, AIMC,
Cittadinanzattiva e al Centro Servizi Culturali UNLA di Oristano, aveva lo
scopo di offrire un servizio di corretta informazione, attraverso la dotta
consulenza di giuristi di ampia fama, come il prof. Gian Candido De Martin
(LUISS), il prof. Pietro Ciarlo (Università di Cagliari) e la prof.ssa Maria
Agostina Cabiddu (Politecnico Di Milano). L’iniziativa, sgombra da interessi o
fini politici, voleva essere solo un servizio di reale informazione, in vista
di un appuntamento importante, al quale è giusto arrivare preparati.
In una sala gremita
fino all’inverosimile, fatto questo che dimostra quanto sia vivo l’interesse
per questa riforma, presenti in sala il nostro Arcivescovo Mons. Sanna e il
Sindaco Prof. Tendas, dopo i saluti della Presidente del MEIC Luisanna Usai, ha
preso la parola il Prof. De Martin, che, in modo molto chiaro, ha spiegato i termini
della riforma su cui saremo chiamati a votare. Ha diviso la sua riflessione in
3 parti: Modifica dell’attuale assetto parlamentare, Governabilità e Sistema
delle autonomie. Pur non parteggiando per nessuno dei due fronti ha lanciato
sul tappeto non pochi dubbi sul “cambiamento” ipotizzato, che potrebbe avviare
il Paese verso un nuovo centralismo.
Dopo di Lui, per le
ragioni del Si, ha preso la parola il Prof. Ciarlo. Nella sua logica, pur non
calcando la mano sul possibile risparmio dei costi (che nonostante la
diminuzione a 100 dei componenti il nuovo Senato appare ben poca consistente) ha detto
che viviamo in tempi di innovazione, per cui cambiare risulta senz'altro positivo. Oggi, ha
sostenuto, in Italia la frammentazione politica è eccessiva e risulta dunque
difficile garantire la governabilità. Parlando infine della riforma del Titolo
V, dopo aver chiarito i motivi della composizione del nuovo senato con elezioni
di 2° grado, ha detto, seppur in modo poco convincente, che le Regioni a
Statuto speciale resteranno in vita, in quanto nate con legge costituzionale.
Per ultima ha preso la
parola la Prof. Maria Agostina Cabiddu, che ha sostenuto con grande forza ed
enfasi le ragioni del NO. Nella sua analisi è partita dalle affermazioni del
Prof. Ciarlo, circa la necessità del cambiamento. Certo, ha detto, cambiare a
volte è necessario, ma, si è chiesta, per andare in quale direzione? Non si
cambia solo per cambiare, ha ribadito, ma per modificare in meglio uno status
quo. Analizzando poi la stesura dei nuovi articoli che sostituiranno quelli
vecchi ha sostenuto che essi appaiono raffazzonati e imprecisi (“da settimana
enigmistica, ha detto). Considerato poi lo stretto legame esistente tra la
nuova legge elettorale e le modifiche alla Costituzione, c’è il serio rischio di
andare, come diceva prima il Prof. De Martin, verso un nuovo centralismo.
In sintesi, con
l’approvazione della nuova legge (se vincono i SI), che modifica equilibri
consolidati tra Parlamento, Governo e forze di opposizione, ci potremmo
trovare (stante lo stretto collegamento con la legge elettorale che prevede un
alto premio di maggioranza al partito che vince le elezioni), ad essere
governati da una minoranza risicata, che avrebbe mano libera sia in Parlamento
che al Governo, senza avere, purtroppo, i necessari contrappesi e bilanciamenti oggi esistenti. Insomma, la
riforma creerebbe anche da noi un vero e proprio “Premierato”.
Ecco, dunque, la doppia
necessità per i cittadini di conoscere a fondo la riforma e di andare ad
esprimere con vero spirito democratico il proprio voto, in quanto per la sua
validità questo referendum prescinde dal numero dei votanti, non necessitando
di un quorum per essere considerato valido; in sintesi potrebbe succedere che
una sparuta minoranza prenda, per conto di tutti, una decisione tanto
importante!
Riflettiamo allora seriamente
sul problema e, soprattutto, andiamo a votare! Dobbiamo tutti esprimere la nostra preferenza, sia
essa un SI o un NO.
A domani.
Mario
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