sabato, ottobre 08, 2016

I FRANCESCANI AD ORISTANO, UNA PRESENZA CHE DURA DA SECOLI. NELLO SPIRITO DI S. FRANCESCO ESSI CONTINUANO UNA GRANDE MISSIONE.



Oristano 8 Ottobre 2016
Cari amici,
Come scrive R. Coroneo, nel libro “Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300”, i frati francescani sono presenti ad Oristano fin dal XIII secolo (si presume negli anni intorno al 1253), dove si insediarono fondando il convento e la chiesa di San Francesco. Presenza antica, dunque, che risale al nostro glorioso periodo giudicale. Da allora essi hanno sempre fatto parte integrante della vita della città, restando uno dei punti cardine non solo della vita religiosa ma anche di quella civile. Il “Settembre Oristanese”, per esempio, la grande festa civile della città (seppur in questi ultimi anni calta alquanto di tono) ha sempre ruotato intorno a questa antica struttura francescana. Il convento e l’annessa Chiesa sono oggi governati da due ammirevoli figure: Padre Salvatore Sanna, che ricopre la carica di Ministro Provinciale dell’Ordine e Padre Giuseppe Simbula come Guardiano.
La chiesa attuale è sorta sulle rovine della precedente struttura gotica duecentesca. Nel XIX secolo l'allora Arcivescovo di Oristano Mons. Giovanni Maria Bua si impegnò a mettere mano alla riedificazione. Il progetto, inizialmente fu affidato al sassarese Antonio Cano, frate architetto formatosi all'Accademia di San Luca a Roma, ma successivamente (a seguito di un errore progettuale che, quando l’opera non era stata ancora terminata, portò alla caduta della cupola), fu girato all'architetto Gaetano Cima, che modificò l'elaborato ripresentandolo ai committenti nel 1841. I lavori, eseguiti a regola d’arte secondo i canoni del classicismo purista, consentirono la riapertura al culto della chiesa nel 1847.
Nella chiesa e nell’annesso monastero ristrutturato, è oggi possibile ammirare i preziosissimi e straordinari tesori del passato: documenti, libri e oggetti della cultura e dell'arte giudicale. Nella sagrestia sono custoditi il pannello centrale di un grande retablo di Pietro Cavaro del 1533, raffigurante San Francesco che riceve le stigmate, e una pregevole statua marmorea di Nino Pisano del 1368, ritenuta per tradizione di San Basilio Magno. Nella Chiesa invece uno dei capolavori più ammirati e il crocifisso ligneo del 1350, di scuola gotica spagnola, detto "di Nicodemo". Si tratta di un pregevolissimo prototipo della numerosa serie di crocifissi lignei databili tra il XV e XVI secolo, conservati in Sardegna. Nell'antico chiostro inoltre, è giusto ricordarlo, avevano luogo le solenni e importanti adunanze del Giudicato, come ci testimoniano le sopravvissute iscrizioni.
I francescani, dunque, grandi protagonisti della vita civile e religiosa anche ad Oristano, nello spirito e nell'insegnamento di San Francesco. Figura davvero mitica quella di Francesco d’Assisi, che ha incarnato nel mondo un modello di vita religiosa assolutamente devota al Vangelo. Francesco, nato Giovanni, figlio di Pietro Bernardone (Assisi, 26 Settembre 1181 o 1182), da ragazzo era il nobile rampollo di una grande e ricca famiglia; tuttavia, in piena gioventù, ebbe il coraggio di spogliarsi di tutti i beni materiali posseduti per gettarsi, vestito del solo saio, nella braccia di quel Dio che Lui amava in modo assoluto. Dio per Lui rappresentava tutto, e per questo si decise a vivere solo per Lui, apprezzando tutto quanto Egli aveva creato. Il suo amore per la natura, per le piccole e grandi cose di cui era circondato diventò senza limiti: da fratello sole a sorella acqua, da fratello fuoco a frate lupo, tutto faceva parte della meravigliosa Creazione. Francesco, non solo per quei tempi ma anche per i giorni nostri, può essere considerato un vero rivoluzionario: per Lui il Vangelo era qualcosa di assolutamente unico: da rispettare, da non mettere minimamente in discussione, in quanto reale parola di Dio.
Quando il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, eletto papa nel conclave del 2013, scelse per la prima volta nella storia della Chiesa di essere chiamato Francesco, tutti compresero che avrebbe operato seguendo le sue orme, ma anche che il Suo impegno nel mondo sarebbe stato, seppur alto, tremendamente pesante.  E questo lo possiamo toccare con mano tutti i giorni.
Cari amici, anche quest’anno nella bella Chiesa di S. Francesco recentemente resa accessibile anche ai disabili, il 4 di Ottobre si sono concluse le celebrazioni per festeggiare degnamente questo santo straordinario. Il 4 di Ottobre tutta l'Italia festeggia e onora Francesco, in quanto la Sua mitica figura lo ha portato ad essere eletto Patrono della nostra Nazione. Il rito di chiusura della festa oristanese lo ha celebrato il nostro Arcivescovo Mons. Sanna. Dopo la lettura del Vangelo il nostro Sindaco Prof. Tendas ha offerto come dono della città, uniformandosi agli altri capoluoghi d’Italia, una lampada votiva rappresentata da un’artistica brocca di ceramica oristanese.
L’Arcivescovo, nell’omelia tenuta in una chiesa gremita, dopo aver ringraziato i presenti, in primis la Vice Prefetto Paola Dessi ed il Sindaco Tendas, ha riepilogato la vita di Francesco, partendo dal Suo amore per il Vangelo. Francesco, ha detto, aveva fatto del Vangelo la Sua regola di vita: praticata senza sconti e senza reticenze, in quanto il suo vero significato deve essere per ogni cristiano ‘vera gioia’, simbolo di libertà e di speranza per il futuro. Il vangelo ci invita alla conversione, a trasformarci da peccatori in nuove creature, grazie proprio alla misericordia di Dio. In questo anno ‘particolare’ dedicato da Papa Francesco alla misericordia, ha continuato Mons. Sanna, tutti dovremmo accogliere l’invito alla conversione. Non importa se siamo caduti in peccato: dobbiamo avere sempre il coraggio di rialzarci e riprendere il nostro cammino.
Mons. Sanna ha poi ricordato l’esempio recente del detenuto sardo che, dopo aver commesso un omicidio, in carcere si è redento attraverso lo studio, conseguendo la laurea in ingegneria. Quest'uomo ha avuto il coraggio di rialzarsi, di riacquistare la sua dignità dopo aver commesso l’errore. “I libri mi hanno aiutato”, ha detto il giovane ingegnere, che ha cercato di ricostruire il proprio futuro partendo dagli errori del suo passato. La vita dell’uomo, ha detto ancora l’Arcivescovo, è una continua corsa, ma per raggiungere quali traguardi? Si corre per raggiungere un’ambìta meta, per evitare un pericolo, per la vita e per la morte. Ai tempi della globalizzazione tutto ciò si svolge in maniera quasi istantanea: si vive in tempo reale in contemporanea col resto del mondo, con grandi carichi di stress però, in una eterna competizione, anche senza avere una vera meta da raggiungere. “L’uomo, ha concluso Mons. Sanna, corre a volte senza meta, mentre Dio invece cammina. L’uomo corre e non si ferma, Dio invece soccorre e si ferma, per alleviare la miseria dell’uomo”.
Al termine della Santa Messa, i ringraziamenti di Padre Giuseppe Simbula, all’Arcivescovo ed a tutti i presenti, e, dopo la benedizione da parte del Vescovo di alcuni cesti colmi di rami di ulivo simbolo di pace, gli oristanesi hanno potuto portare a casa un segno di pace e di ininterrotta devozione ad un santo straordinario, che ha sempre predicato l’amore, la pace e la vita evangelica. Francesco, un piccolo grande frate che secoli fa, spogliandosi dei beni terreni, ha seguito e suggerito la difficile via per la redenzione dell’uomo: scommettendo proprio su di lui.
Grazie a tutti Voi dell’attenzione. A domani.
Mario 

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