Oristano
19 Ottobre 2016
Cari amici,
Che il miele sia stato
per l’uomo un prodotto di grande utilità fin dagli albori della sua esistenza, è
cosa nota. L’alveare, oltre ad una riserva di cibo
nutriente, era considerato nell’antichità anche una specie di ‘farmacia naturale’,
un deposito di farmaci che le api sapientemente preparavano, e di cui l’uomo
poteva benevolmente disporre.
La certezza ci viene da
antichi documenti, dove possiamo leggere che il miele, oltre che un ottimo
alimento, era ritenuto validissimo anche sotto l’aspetto medicinale. In una
tavoletta sumerica trovata a Nippur (databile intorno al 2100-2000 avanti
Cristo), il miele, unitamente ad altri componenti viene consigliato ad esempio per curare
le ferite; sul Papiro di Ebers, databile intorno al 1550 avanti Cristo il miele
è indicato come parte importante di molti medicamenti: rimedi per le malattie
dell’occhio, applicazioni su ferite, ascessi, ulcere o come protettivo in seguito a operazioni
chirurgiche come la circoncisione, e persino come componente di contraccettivi.
Anche il papiro Edwin Smith (circa
1600 avanti Cristo), detto il “Papiro chirurgico”, nomina il miele come
componente di una medicazione per ferite.
Nella cultura egizia era
molto praticata l’apicoltura, e l’uso terapeutico del miele è rintracciabile
anche presso diverse altre antiche culture come quella cinese, quella araba, quella
bizantina, quella indiana, quella greca, quella romana; anche i popoli del
Nord Europa, del Sud America e dell’Africa nera, utilizzavano il miele sia per
uso esterno che per i disturbi della gola, quelli respiratori e anche intestinali. Con il
progredire della medicina moderna l’uso terapeutico del miele andò scemando fino
a scomparire quasi del tutto. Ora, la sua riscoperta è quasi un ‘ritorno in
auge’, una rivalutazione del potere delle medicine naturali, che sotto certi
aspetti continuano a rivelarsi efficaci anche in casi in cui il prodotto di sintesi
si è dimostrato poco attivo.
Studi recenti, dunque,
accreditano nuovamente il miele di poteri naturali molto efficaci. Un gruppo di
ricercatori dell'Academic Medical Center in Amsterdam (ha pubblicato un
articolo sulla rivista FASEB Journal) afferma che il miele contiene un potente
antibatterico, una proteina elaborata dalle api, chiamata Difensina 1, che poi finisce nel miele prodotto. Ricercatori
svedesi, inoltre, affermano che i batteri contenuti nel miele sono un buon
sostituto degli antibiotici, specie quando quelli di sintesi non funzionano
adeguatamente; insomma il miele visto oggi come una risorsa naturale che potrebbe
essere un’alternativa alla lotta contro la piaga moderna delle infezioni
resistenti ai moderni rimedi di sintesie.
Una delle ricerche più
recente, infatti, afferma che il miele può risultare utile anche contro le infezioni
urinarie, sempre più diffuse nelle corsie degli ospedali e difficili da
combattere. Un gruppo di ricercatori inglesi dell'Università di Southampton,
autori di uno studio pubblicato sul 'Journal of Clinical Pathology', hanno
testato una soluzione di miele diluito in acqua che potrebbe essere positivamente
utilizzata come arma vincente per evitare le pericolose formazioni batteriche
nei tubicini di plastica dei dispositivi drenanti. Per ora l’esperimento è solo
un test di laboratorio, anche se l’esito è definito “entusiasmante”. Presto,
dunque, si darà corso all’applicazione in corsia.
Il Dr. Bashir Lwaleed,
responsabile della ricerca, e i suoi colleghi hanno osservato che un mix miele-acqua
anche molto diluito (al 3,3%) è in grado di impedire ai comuni batteri
responsabili delle infezioni urinarie (come l'Escherichia coli o il Proteus
mirabilis) di organizzarsi in assetto biofilm, formazioni infettive
particolarmente resistenti e difficili da rimuovere dai dispositivi medicali.
L'idea del team britannico, quindi, è che un 'cocktail' acquoso di miele possa
essere impiegato per lavare i cateteri mentre sono inseriti in vescica,
dribblando le fastidiose complicazioni sempre più frequenti in corsia. Per il
loro esperimento - riferisce la Bbc online - i ricercatori di Southampton hanno
scelto il miele di Manuka, varietà scura prodotta in Australia e in Nuova
Zelanda, nota per le sue particolari virtù antisettiche.
Gli scienziati
sostengono tuttavia che anche altri tipi di miele potrebbero funzionare, pur
non essendo ancora state testate. "Nessuno può sapere esattamente come e
perché il miele agisca come un antibatterico - dice il prof. Lwaleed - e
al momento non sappiamo ancora quanto possa essere tollerato all'interno della
vescica". Serviranno ancora numerosi trial clinici per accertarlo,
ma le ragioni per battere questa strada ci sono tutte. Quest’ultima
è certamente una bella scoperta, se teniamo conto che le infezioni batteriche
resistenti agli antibiotici sono oggetto di un’inarrestabile diffusione che sta
mietendo sempre più vittime in tutto il mondo.
Cari amici, ho già trattato l'argomento miele in altre mie riflessioni ( per chi è curioso eccone una:
Rivalutiamo, dunque, il miele: anche in casa questo dolce prodotto può ancora costituire, come in passato, un ottimo rimedio contro i piccoli e grandi mali di stagione! La cosa importante è utilizzare il miele “vivo”, cioè fresco, puro, come quello che possiamo reperire presso i piccoli produttori, senza manipolazioni o sofisticazioni. Si, perché è il miele naturale che contiene quel bel paniere di batteri lattici (sono almeno 13), in grado di neutralizzare anche i peggiori agenti patogeni.
Rivalutiamo, dunque, il miele: anche in casa questo dolce prodotto può ancora costituire, come in passato, un ottimo rimedio contro i piccoli e grandi mali di stagione! La cosa importante è utilizzare il miele “vivo”, cioè fresco, puro, come quello che possiamo reperire presso i piccoli produttori, senza manipolazioni o sofisticazioni. Si, perché è il miele naturale che contiene quel bel paniere di batteri lattici (sono almeno 13), in grado di neutralizzare anche i peggiori agenti patogeni.
Grazie amici della
Vostra sempre gradita attenzione.
A domani.
Mario
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