Oristano
27 Ottobre 2016
Cari amici,
Nel lungo “tiro alla
fune” sulla liberalizzazione della vendita dei farmaci in fascia C anche
nelle Parafarmacie, ha vinto la ministra della salute Beatrice Lorenzin: continueranno ad essere venduti solo
in farmacia.
“Passa la linea del Ministro @bealorenzin: farmaci di fascia C venduti solo in farmacia, colonna del Sistema Salute”, questo quanto pubblicato su Twitter dall’ufficio stampa del Ministro della Salute, al termine della riunione del Consiglio dei Ministri che esaminava il DDL sulla concorrenza.
“Passa la linea del Ministro @bealorenzin: farmaci di fascia C venduti solo in farmacia, colonna del Sistema Salute”, questo quanto pubblicato su Twitter dall’ufficio stampa del Ministro della Salute, al termine della riunione del Consiglio dei Ministri che esaminava il DDL sulla concorrenza.
Eppure nei giorni
precedenti era sembrato alquanto possibile che le numerose parafarmacie sparse sul
territorio venissero abilitate all’erogazione ai clienti dei farmaci di fascia
C, invece così non è stato. A detta di molti a vincere è stata la lobby dei
farmacisti, sicuramente sempre forte e potente. “L’aver evitato che i farmaci di
fascia C, come gli psicofarmaci, possano essere venduti nei supermercati o
nelle parafarmacie è innanzitutto una vittoria dei cittadini, poiché garantisce
la loro salute e la sicurezza nella distribuzione dei farmaci più sensibili”,
questo quanto dichiarato dalla Lorenzin in un apposito comunicato, portando a
sostegno della decisione presa le diverse criticità che la liberalizzazione avrebbe
comportato.
Criticità che, sempre
secondo la titolare del Ministero della salute, si sarebbero concretizzate in
un sensibile aumento del consumo di farmaci e, cosa più grave, in un danno per
le piccole farmacie, a partire da quelle rurali. Nella realtà, invece, secondo
molti settori dell’opinione pubblica, si è trattato di una liberalizzazione mancata, frutto di chissà quali compromessi nelle ‘segrete
stanze’, che restringe e non allarga, a differenza di quanto sostiene il Ministro,
il mercato per i consumatori.
Secondo Altroconsumo, infatti, la
liberalizzazione di settori-chiave quali quello dell'accesso ai farmaci di
fascia C rappresenta una necessità non più procrastinabile per i cittadini e
per il sistema sanitario del Paese; la mancata liberalizzazione della fascia C,
sostiene ancora questa associazione nata per la difesa del cittadino, costa alle
famiglie più di 500 milioni di euro ogni anno. La fetta di mercato
rappresentata dai farmaci non mutuabili, ma con obbligo di prescrizione medica,
è più che rilevante: nel 2015 è stata di circa 3 miliardi di euro, pari al 36%
della spesa privata complessiva sostenuta dai cittadini per acquistare farmaci.
Una delle prime
conseguenze della non avvenuta liberalizzazione, è il mancato risparmio sul
costo dei farmaci che le famiglie avrebbero potuto avere: prezzi certamente più
bassi, in quanto solo allargando la catena di distribuzione (come le
parafarmacie e gli ipermercati), i prezzi possono diminuire per le normali
leggi della concorrenza. L’accoglimento delle istanze dei cittadini (il
provvedimento era inserito nel DDL sulla concorrenza), avrebbe potuto cambiare
i giochi, ma le forze in campo, governate dalla sempre presente “Mano Invisibile” (trattandosi di
economia uso, anche se impropriamente, il famoso termine coniato da Adam
Smith), hanno continuato a privilegiare il monopolio in atto.
Anche all’interno della
Legge di bilancio appena presentata e a breve in discussione in Parlamento,
pare non ci sia nulla sulla tanto attesa liberalizzazione. Il Fondo sanitario
nazionale, infatti, per il prossimo anno avrebbe dovuto avere una dotazione di
113 miliardi, due in più rispetto agli attuali 111, ora invece pare destinato a
scendere a 112. La Federconsumatori chiede al Governo di non gettare alle
ortiche quanto già deciso per la spesa sanitaria nello scorso mese di Febbraio
nel protocollo d’intesa Stato-Regioni.
Cari amici, il problema
credo sia più complesso di quello che appare in superficie. Il controllo e la
riduzione dell’ingente spesa destinata alla sanità, passa fondamentalmente attraverso
le forche caudine dell'efficienza e dell’efficacia, attraverso un forte contrasto
agli sprechi ed agli abusi, mediante il passaggio (e dall'utilizzo) dai farmaci
originali a quelli equivalenti (che secondo Assogenerici
ha già fatto risparmiare molti miliardi), e razionalizzando al massimo le
strutture. Cambiare non è mai stato facile ma quando è necessario “il diavolo
va preso per le corna”. Anche il disegno di legge relativo a
questa ristrutturazione-liberalizzazione, ristagna in Commissione al Senato e
chissà se verrà mai portato avanti, considerata la disastrosa situazione del
Servizio Sanitario Nazionale.
Cari amici, parole, parole, parole: solo un
oceano di parole, ma alle promesse, debbono seguire i fatti! il Ministro dello
Sviluppo economico Carlo Calenda il 1° di Ottobre di questo mese, ha cercato di
essere rassicurante: "il DDL sulla Concorrenza sarà
esaminato prima del referendum"; il 5 di Ottobre ha ulteriormente
ribadito alla Commissione Attività produttive della Camera e Industria del
Senato, riunita in audizione congiunta: “Non ci sono motivi politici per rimandare
la discussione del DDL sulla Concorrenza a dopo il referendum”. Parole
al vento ancora, in quanto l’11 di Ottobre, il Senato ha cancellato dai lavori
dell’aula il DDL sulla Concorrenza; ufficialmente la decisione è stata assunta
in quanto vi erano dei provvedimenti più urgenti: della riforma delle
Assicurazioni, a quella dell’Energia e del Registro delle opposizioni.
Sicuramente uno
stratagemma per evitare ritorsioni da parte di quella “Mano invisibile” prima
citata, che potrebbe cambiare idea…prima del voto sul Referendum. L'Italia, purtroppo, continua ad andare così.
A domani.
Mario
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