Oristano 18 Ottobre 2016
Cari amici,
Rubare delle opere
d’arte in Italia, più che un reato è praticamente un affare! Strano ma vero.
Eppure il furto ed il traffico internazionale di opere d'arte è, secondo le
Nazioni Unite, il quarto business preferito dalla criminalità organizzata nel
mondo. Il primo è ovviamente il traffico di droga, il secondo è la
compravendita di armi, il terzo è il riciclaggio finanziario (ovvero il
reinserimento dei capitali illeciti nel circuito della legalità), e il quarto è
proprio il traffico internazionale di opere d'arte. Un business sotto certi
aspetti abbastanza facile, che muove molto denaro, si occulta con poco, e
quanto ai rischi, in casa nostra sono proprio di poco conto. L’Italia in questo
campo occupa un posto d’eccellenza.
I numeri confermano
quanto detto prima: sono oltre 22 mila le opere d'arte rubate in Italia, schedate nel catalogo dei
Carabinieri del nucleo nazionale dei Beni culturali che continuano ad essere cercate. Chissà
dove sono nascoste: magari in casa, dietro una finta parete, oppure in un'anonima casa di campagna, fintamente ricoperte da un poster da 4 soldi. Stanno lì a fare da
patrimonio disponibile per quei clan malavitosi e le loro famiglie, per le quali costituiscono un ricco 'salvadanaio', utilizzabile in ogni tempo. I rischi in effetti, anche in caso di scoperta del furto, sono modesti e anche le pene a cui si va incontro risaltano davvero irrisorie.
Il problema credetemi è
davvero serio: in Italia, le pene per chi ruba o possiede un'opera d'arte
trafugata, sono, in termini di rischi penali, veramente poco o nulla. Questo non lo
affermo solo io, da “piccolo scrivano sardo”, ma lo sostiene con forza da anni un
giornalista del Corriere della Sera come Gian Antonio Stella, che è tornato sull’argomento
anche di recente. L’attuale normativa vigente in Italia, infatti, per chi saccheggia
il patrimonio artistico - anche prelevando opere di valore inestimabile – prevede
sanzioni così modeste che non fanno paura a nessuno. Pene così basse da
condurre spesso i procedimenti alla prescrizione, con il risultato per il ladro
di non fare nemmeno una notte in cella. Una vera ghiottoneria per chi mette in
questo modo ‘al sicuro’ i proventi da traffici illeciti, costruendoci sopra una
previdenza personale per la sua vita e quella dei suoi familiari.
Sono anni ormai che si
parla di portare in Parlamento una legge che modifichi, inasprendole, le sanzioni
per il traffico di opere d'arte, per i danneggiamenti del patrimonio, per il
trafugamento e la ricettazione di capolavori, ma finora, nonostante i tentativi
fatti, non si è arrivati al dunque. Nel 2011, col Governo Berlusconi, fu concepito
un disegno di legge per raddoppiare le pene per questi reati da tre a sei anni,
con la possibilità di allungare anche i tempi di prescrizione, ma la caduta del
Governo annullò tutto. E nessuno successivamente ha ripreso (o voluto riprendere)
in mano il problema.
Una Questio davvero seria, quella della
sottrazione illecita di opere d’arte di particolare rilevanza, che per mille
ragioni continua ad essere ignorata, forse perché ritenuta secondaria, rispetto
alle maggiori esigenze del Paese. Il sito Internet dei Carabinieri, intanto,
continua a segnalare che i “Beni culturali
illecitamente sottratti” sono sempre numerosi: diverse migliaia; solo nel 2009,
secondo i dati del rapporto Ecomafia 2010, sono stati compiuti 882 furti di
opere d’arte e trafugati 13 mila 219 oggetti.
Il motivo per cui
predoni e lestofanti di opere d’arte dal valore inestimabile, non demordono, ma
anzi aumentano, sta proprio nel fatto che, oltre le pene irrisorie previste, è
possibilissimo farla franca, anche per la scarsa protezione esistente nelle
strutture dove vengono custodite: Chiese Musei hanno impianti di allarme e video sorveglianza scarsi o nulli. Il così detto “Codice dei Beni culturali”, varato dal
governo Berlusconi e dal Ministro Giuliano Urbani il 22 Gennaio 2004, codice
che recepiva in realtà il Decreto Legislativo 29 Ottobre 1999, impostato dal
governo D’Alema, non si accaniva adeguatamente contro i “i predoni dell’arte”,
prevedendo per loro pene fin troppo blande: multe risibili e una reclusione
massima di tre anni. Da sottolineare poi che la carcerazione per questo reato non
è prevista, se non dopo la condanna definitiva. In pratica in galera per reati
identificabili con il saccheggio del patrimonio artistico non ci va proprio
nessuno. Un piccolo esempio può essere d’aiuto.
Se un turista/ladro, in
vacanza ammettiamo nelle vicinanze dell'area archeologica di Pompei o Ercolano, decidesse di
prelevare un reperto antichissimo, ovvero rubare un pezzo d'arte di un valore
incommensurabile, se anche colto in flagranza viene assoggettato ad una pena
ridicola. Se, per esempio, stacca un pezzo di affresco (danneggiandolo) paga
solo con una multa che parte da 775 euro. Nei casi più gravi di furti d'arte,
se al ladro gli va proprio male, nel peggiore dei casi si becca una pena
massima di tre anni: praticamente un’inezia, che non gli fa fare nemmeno un
giorno di galera. Pensate che qualcuno possa scoraggiarsi, di fronte a queste
pene?
Cari amici, io credo che la
questione non sia di così poco conto, come molti pensano. Senza l’inasprimento
delle pene ai trafficanti, che oggi sono proprio irrisorie, credo che,
parafrasando un vecchio proverbio, “quando
il gatto non c’è (o è debole) i topi continuano a ballare”, i molti topi in
circolazione continueranno a rosicchiare il formaggio- opere d'arte senza paura alcuna!
Meditate, gente, meditate! A domani.
Mario
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