Oristano
22 Ottobre 2016
Cari amici,
Il costante bisogno dell'uomo di energia, da lungo tempo ricavata da materiale fossile, considerato il pericoloso inquinamento creato, lo ha indotto a ricercare "fonti alternative", ovvero produrre energia
con fonti rinnovabili. La ricerca senza sosta ha da poco consentito di raggiungere un’altra tappa importante; l’ha
conquistata il Gruppo “Novamont”, che il 30 di Settembre scorso ha inaugurato il
nuovo stabilimento ubicato sul delta del Po (Bottrighe) per la produzione di
bio-butandiolo (1,4 BDO) ricavato direttamente dagli zuccheri, attraverso dei particolari processi
fermentativi. La nuova bio-raffineria impiegherà inizialmente circa 70 persone (con
un indotto stimato in ulteriori 180/200 persone). Il nuovo impianto, che ha
richiesto un investimento da 100 milioni di €uro, ha una capacità produttiva iniziale
di circa 30mila tonnellate. Ma cos’è esattamente questo bio-butandiolo”?
Vediamolo insieme, partendo dalla conoscenza più approfondita della Novamont.
La Novamont S.p.A. è
una azienda chimica italiana, molto attiva nel settore delle bio-plastiche; con
un fatturato di circa 170 milioni di €uro dà lavoro a circa 650 addetti, ha
sede a Novara e stabilimento a Terni. Oggi è l’unico produttore italiano di bio-plastiche.
In effetti la Novamont promuove da tempo un modello di Bioeconomia incentrato sull’uso efficiente delle risorse e sulla
rigenerazione territoriale; attraverso la riconversione di siti industriali non
più competitivi o dismessi, ha attivato delle bio-raffinerie integrate nel
territorio, realizzando prodotti ad alto valore aggiunto e a basso impatto
ambientale e creando anche nuovi posti di lavoro.
Novamont, attraverso la
collegata MATER-BIOTECH nata e sviluppatasi dal progetto di riconversione
industriale del precedente sito BioItalia ex Ajinomoto di Adria (RO), ha
realizzato il nuovo impianto per la produzione di bio-butandiolo. Ma cos'è esattamente
il butandiolo (1,4 BDO) e cosa si può fabbricare con esso? Il butandiolo è un composto
chimico derivato dal butano, ottenuto finora da fonti fossili, e molto usato
sia come solvente che per la produzione di plastiche, fibre elastiche e
poliuretani.
Questo prodotto rappresenta
un mercato importante, che vale 1,5 milioni di tonnellate per un valore di circa
3,5 miliardi di euro all’anno, ma si stima che nel 2020 raggiungerà addirittura 2,7 milioni di tonnellate, per un valore di oltre 6,5 miliardi di
euro. Attualmente i principali produttori di butandiolo da fonti fossili sono i
grandi gruppi chimici mondiali, dalla tedesca Basf alla Dairen di Taiwan alle
statunitensi Lyondell, ISP e DuPont, per una capacità produttiva di oltre 1,5
milioni di tonnellate. Ma adesso sul mercato arriva il nuovo prodotto bio, nato
in casa Novamont.
L’azienda italiana, leader
nel mondo delle bio-plastiche con il marchio Mater Bi, partendo da una tecnologia sviluppata da Genomatica,
società californiana leader nel settore della bioingegneria, ha costruito e
messo a punto una piattaforma
biotecnologica che, partendo dagli zuccheri, attraverso l’azione di batteri
di tipo escherichia-coli (e.coli) opportunamente ingegnerizzati, riesce a
trasformarli in bio-butandiolo. Un successo capace di far accantonare le fonti
fossili, utilizzando al loro posto le fonti rinnovabili.
Il butandiolo ricavato da
fonte rinnovabile verrà utilizzato per la produzione della quarta generazione
delle bio-plastiche Mater Bi, raggiungendo
un doppio traguardo: quello di ottenere un contenuto ancora più elevato di
materie prime rinnovabili, e allo stesso tempo una riduzione delle emissioni di
gas serra. E' stato infatti calcolato che la sostituzione di 1,4 BDO da fonte
fossile con il bio BDO nel grado di Mater Bi destinato alla produzione di film,
fa aumentare il contenuto rinnovabile dal 36% al 61% con una riduzione del
10-15% del pericoloso carbonio. E non è tutto.
Il nuovo impianto ha
dedicato grande attenzione anche al tema dell'efficienza energetica. L'azienda
chimica, infatti, è stata concepita anche per poter riutilizzare i
sottoprodotti della lavorazione degli zuccheri, che riescono a soddisfare il
fabbisogno energetico dell’impianto stesso, ottimizzando così il ciclo di vita
dell’intero processo. Spiega Catia
Bastioli, amministratrice delegata
(fatico ancora ad usare il nuovo linguaggio rispettoso del genere femminile) di
Novamont: “Mater-Biotech è un tassello di un sistema di impianti
primi al mondo e interconnessi al quale dobbiamo guardare come un formidabile
acceleratore, come un punto di moltiplicazione di opportunità della filiera
delle bio-plastiche e dei chemical, per chi produce materie prime, per chi fa
prodotti finiti, per nuove idee imprenditoriali, per la creazione di posti di
lavoro, per chi si preoccupa di progettare un futuro di maggiore sostenibilità
ambientale e sociale”.
Cari amici, in tutti i
settori dell’industria, dell’economia e della finanza, ormai sempre più
strettamente legati, le innovazioni sono sempre più all’ordine del giorno, e l’apertura
dello stabilimento Mater-Biotech Novamont porta avanti un nuovo modello di
bioeconomia, che, partendo dalla rigenerazione
territoriale (che riparte da siti deindustrializzati o in grave crisi), crea
nuove possibilità di sostituzione delle vecchie fonti energetiche e produttive,
arrivando, attraverso la bioeconomia, alla necessaria e sempre più urgente
dismissione delle fonti non rinnovabili.
Le risorse del mondo,
ormai lo sappiamo tutti, non sono infinite e il futuro, se vogliamo riservarne
uno accettabile per i nostri figli, lo dobbiamo costruire noi, smettendo di inquinare
e usando solo risorse rinnovabili.
A domani.
Mario
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