lunedì, ottobre 10, 2016

ORISTANO, CAPITALE SARDA DEL RISO DA SEME, CONSIDERATO IL MIGLIORE AL MONDO. HO VISITATO L'AZIENDA FALCHI CHE LO PRODUCE.



Oristano    10 Ottobre 2016
Cari amici,
Il riso è sicuramente uno degli alimenti più consumati al mondo: si calcola che circa 3 miliardi di persone se ne cibino tutti i giorni. In Italia, nonostante le superfici coltivate a riso siano praticamente limitate ad aree della Pianura Padana, dell'Emilia Romagna e della Sardegna, il riso ha trovato il suo habitat ideale, raggiungendo (in particolare in Sardegna) l’eccellenza nella qualità e la palma della migliore produttività, con percentuali di germinazione altissime. Nella nostra Sardegna, grazie al clima particolarmente mite, le coltivazioni sono considerate ecosostenibili, in quanto avvengono nel rispetto dell'ambiente e con un bassissimo uso di prodotti chimici, come ha anche di recente sostenuto l'assessore all'Agricoltura Elisabetta Falchi, che di riso, grazie alla tradizione familiare, se ne intende.
Il nuovo Presidente della C.C.I.A.A. di Oristano Nando Faedda, in occasione di un incontro di settore ha affermato: “Il comparto risicolo rappresenta una delle eccellenze del settore agricolo oristanese, con una produzione di altissima qualità, apprezzata e utilizzata come riso da seme sull’intero territorio nazionale. L'agricoltura - ha concluso Faedda - è uno degli assi principali di intervento su cui la Camera di Commercio di Oristano ha impostato la programmazione e pone la nostra provincia al secondo posto in Italia per la percentuale di imprese agricole rispetto al totale delle aziende".
Principale regista nazionale, che sovraintende alla gran parte delle produzioni risicole italiane, è la SAPISE (Sardo Piemontese Sementi), una Cooperativa agricola nata nel 1978 proprio per organizzare al meglio i produttori. In quasi quarant’anni di attività la Sapise ha conquistato un posto autorevole nel mercato delle sementi di riso sia in Italia che in Europa: basti pensare che analizzando i dati provvisori 2016 il 29,8% della superficie coltivata a riso in Italia è seminata con varietà di seme Sapise. In Europa questa cooperativa può vantare diversi primati, tra cui quello di essere stata la prima azienda risicola ad aver creato un riso nero, il famoso Riso Venere, l’originale nero aromatico italiano.
La Sardegna, dunque, si colloca in Italia tra le regioni a maggiore vocazione risicola. A questo punto, però, mi piace, come è mio solito, partire dalle origini. In che modo, direte Voi? Intanto ripercorrendo la storia del riso, a partire dagli inizi della sua coltivazione e utilizzo da parte dell'uomo. 
Le origini dell’uso alimentare di questo alimento sono abbastanza incerte. Le varietà più antiche pare siano comparse oltre quindicimila anni fa lungo le pendici dell'Himalaya. Dai ritrovamenti archeologici è stato possibile sapere che il riso era coltivato 7.000 anni fa nella Cina orientale e nell’India nord-orientale. Successivamente il riso raggiunse il bacino del Mediterraneo, probabilmente a seguito della conquista dell’Asia da parte di Alessandro Magno (356-323 a.C.).
Fu Teofrasto (371-287 a.C.) a parlare per primo nei suoi scritti di questo cereale. In epoca romana il riso era poco usato, in quanto considerato un prodotto raro e costoso e veniva utilizzato solo per scopi medicinali. La sua coltivazione in Italia venne verosimilmente introdotta con le dominazioni arabe in Spagna e Sicilia. Anche durante quasi tutto il Medioevo questo cereale era considerato solo una delle tante spezie che giungevano dall'Oriente con le navi arabe, genovesi e veneziane. La nostra cucina iniziò più tardi ad utilizzare il riso come ingrediente, a partire dalla seconda metà del XV secolo.
Verso la fine del XV secolo, anche in Italia la coltivazione del riso cominciò a divenire importante: le prime regioni ad adottarlo furono la Lombardia e il Piemonte, dove le prime risaie furono impiantate da Ludovico il Moro e Galeazzo Sforza. Nel corso del tempo il riso, come per altri alimenti, ebbe momenti di successo e momenti di abbandono. Nel XVII secolo, per esempio, il riso venne accusato dai medici di essere portatore della malaria, ma nel secolo XVIII, riscontrate le sue preziose qualità alimentari, tornò in auge. 
In Sardegna, come detto all’inizio, il riso ha trovato subito terreno fertile e produttivo, in particolare nelle pianure di Oristano e dintorni e nel Sinis di Cabras. In queste pianure la giusta temperatura e umidità hanno consentito al riso di trovare il territorio ideale per realizzare raffinate produzioni, sia alimentari che da seme.
Cari amici, nei giorni scorsi ho avuto il piacere di assistere, invitato con mio figlio Santino che fa il fotografo, ad una fase di trebbiatura del riso da seme. Ospiti di Virgilio Garau, general manager dell’Azienda Agricola Falchi, abbiamo seguito con interesse le varie operazioni di raccolta, oggi effettuate con dovizia di macchinari che posso dirvi mi hanno meravigliato non poco! Il lavoro è svolto da trebbie gigantesche, capaci di mietere il riso con una barra di taglio di sei metri di larghezza e in grado di raccogliere in media circa 150 quintali/ora; solitamente, come mi raccontava Virgilio, si è soliti trebbiare 15 ettari al giorno, che poi è il quantitativo che basta per riempire due essiccatoi, ma la superficie lavorabile giornaliera potrebbe anche arrivare ai 20 ha/giorno.
Proprio dalla viva voce di Virgilio, che mi faceva da cicerone, ho appreso l’intero svolgimento del ciclo di raccolta, che va dal campo fino all’insaccamento. Una volta che la trebbiatrice ha raccolto e immagazzinato il prodotto nella sua ampia “pancia”, un’apposita proboscide meccanica lo riversa su un capiente trattore che lo porta poi ai magazzini dell’azienda. Qui viene riversato dentro delle tramogge che lo trasportano verso altri macchinari per il lavoro di asciugatura e di ripulitura. 
Seguono poi, in parte anche nei giorni successivi, diverse operazioni di lavorazione (sempre effettuate da moderni macchinari), fino ad arrivare, per il riso da seme, all’insaccamento e per quello alimentare all’operazione di brillatura e inscatolamento. Virgilio mi ha spiegato che il riso da seme prodotto in Sardegna ha una germinazione davvero eccellente, fra le migliori in commercio: essa oscilla tra il 95 e il 98% del prodotto seminato. Per evitare le possibili truffe il riso da semina viene opportunamente colorato in modo indelebile e, dopo l’insaccamento, certificato da apposita struttura di controllo.
Cari amici, la produzione dell’Azienda Falchi è particolarmente concentrata sul riso da seme, anche se una parte del seminato è destinata all’alimentazione, con eccellenti varietà prodotte: Venere, Apollo, Carnise ed Ermes, fra le più importanti. 
Visitare l’azienda Falchi mi ha fatto conoscere una realtà che prima ignoravo o conoscevo solo superficialmente, e questo non solo mi ha fatto piacere ma ha anche arricchito la mia conoscenza. Conosco bene Virgilio e le sorelle Falchi (la moglie Maura, architetto di vaglia, ed Elisabetta, attualmente assessore all’agricoltura della Regione Sardegna): sono persone che, con caparbietà e determinazione, proseguono l’attività dell’azienda di famiglia, iniziata nel 1792. Sono certo che con grande impegno continueranno a far crescere l'azienda, che rappresenta nella nostra Provincia una bella e grande realtà imprenditoriale.
Dopo questa  interessante esperienza posso dire, ancora con più gusto, che è proprio vero che... “il riso fa davvero buon sangue”!
Grazie, amici, a domani.
Mario

1 commento:

Unknown ha detto...

Mario è sempre un piacere leggere i tuoi articoli ed i tuoi libri, da sempre fonti di notizie puntuali e informazioni precise, mai casuali o scontate. Speriamo di avervi nuovamente ospiti molto presto, in modo da visitare ancora insieme le accoglienti e tranquille campagne oristanesi.