Oristano
11 Agosto 2016
Cari amici,
Sicuramente dire che
ormai l'Italia (in particolare il Mezzogiorno) “è in ripresa” appare, per
il momento, alquanto esagerato; ma i segnali per uscire da una crisi che attanaglia tutto
il Sud d’Italia, da tempi lunghissimi, ci sono tutti. Dopo i primi segni in positivo
manifestati nel 2015, anno nel quale un’inversione di tendenza vide l’economia
del Sud crescere per la prima volta leggermente più che nel Centro-Nord, nel
2016 la crescita economica sembra consolidarsi, nonostante sia ancora presto
per accertarne la reale concretezza, viste anche le situazioni di grande
incertezza che imperversano sia in campo nazionale che internazionale.
La conferma di questo
trend positivo viene dallo studio Check-up
Mezzogiorno, curato da Confindustria e SRM (il Centro Studi
collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), che ha accertato che le previsioni sulla
crescita del PIL volgono, seppur di poco, verso il segno positivo (+0,3 % nel 2016, secondo le
ultime stime), anche se in presenza di non poche incognite. Anche il clima di
fiducia delle imprese appare un po’ più elevato della media degli ultimi anni, così
come la percezione dei consumatori sul clima economico. Ma vediamo nei dettagli questo studio,
seppur sommariamente.
Il Sud, secondo quest'analisi, è dunque “ripartito”, ma la
fragilità del sistema produttivo, le incertezze interne e quelle internazionali,
rischiano di stoppare la crescita appena avviata. Confindustria ha verificato "potenzialità enormi", ma anche tendenze contrastanti: a
fronte di una prevista modesta crescita del PIL (0,3%), fa riscontro la fragilità delle “microimprese”
operanti nel Mezzogiorno, che necessitano di supporto di investimenti pubblici e privati,
tali da accompagnarle nella crescita (il 99 % delle aziende meridionali ha meno
di 49 addetti); aziende davvero piccole e troppo fragili per farcela da sole,
anche se fortunatamente al Sud la voglia di “fare impresa” (in particolare da parte
dei suoi giovani) c’è!
Questa positiva
inversione di tendenza è dimostrata dal boom di start up avviate dalle “Giovani
Imprese”: per la prima volta dal 2008, segnala lo studio, il numero complessivo delle
aziende è tornato a crescere, mentre i fallimenti sono apparsi in netta flessione. Rispetto
al primo semestre del 2015 risulta una crescita di un + 0,6 %, con diecimila
imprese in più, in particolare tra le società di capitali (16 mila in più, il 6
%) e nel settore giovanile; quelle guidate da under 35 sono risultate oltre 220 mila e, soprattutto, aumentano ad un ritmo più sostenuto rispetto al resto del Paese. Rispetto allo scorso anno le start up
innovative sono aumentate del 39,2 per cento! Peccato che le loro dimensioni continuino a rimanere
abbastanza piccole!
A rappresentare “la chiave di svolta” del positivo cambiamento
sono stati in particolare due settori: l'export e il turismo. Secondo questo studio
l'export ha raggiunto livelli da record: nel Sud, rispetto al primo trimestre
2015, le esportazioni sono aumentate del 2,5 %, mentre quelle nazionali sono risultate
stazionarie. All’interno delle macro aree, tuttavia, si è rilevata una grande
differenziazione dei risultati: mentre le esportazioni sono cresciute in
Abruzzo, Molise e Basilicata, sono calate in Campania, Puglia, Calabria,
Sicilia, e Sardegna. Nello specifico è cresciuto l’export dell’auto motive e
dell’elettronica, mentre è calato quello dei prodotti della raffinazione, dei
prodotti chimici e farmaceutici e, per la prima volta, ha subito una battuta
d’arresto anche l’agroalimentare (-2,4 %), settore cresciuto ininterrottamente anche
negli anni della crisi.
Di buon livello è
apparsa anche la crescita nel turismo: grazie anche alle perdita di
appetibilità di altre zone internazionali, lo scorso anno sono arrivati al Sud 500
mila turisti stranieri in più, con un introito nelle "casse" delle
aziende di mezzo miliardo di euro in più rispetto alla precedente stagione, e non
solo limitatamente al turismo di mare: è aumentato anche il turismo di qualità (gli
introiti di musei e aree archeologiche sono aumentati del 13 per cento).
Questa straordinaria inversione di tendenza, in sintesi,
ha inciso positivamente anche sul numero degli occupati: rispetto ai primi tre mesi
del 2015 lo studio ha segnalato ben 50 mila occupati in più, nonostante l'effetto
negativo prodotto dalla riduzione degli incentivi sui contratti a tempo
indeterminato (nel 2016, rispetto ai primi cinque mesi del 2015, sono crollati
del 57 per cento). Certo, da recuperare c'è ancora molto: nel Mezzogiorno il
tasso di disoccupazione tocca ancora percentuali vicine al 20 per cento, che salgono al 22,2 fra le donne e
lievitano al 53,9 fra gli under 24.
Confindustria e SRM hanno
anche rilevato al Sud anche il positivo andamento delle dinamiche creditizie. Nel 2015 gli
impieghi nel Mezzogiorno sono cresciuti in misura maggiore (+2,5 %) rispetto alle altre
zone (Centro e Nord), dove risultano stabili al Centro ed in calo al Nord; risulta
anche rafforzata la domanda di credito, mentre sono in diminuzione i tassi attivi sulle
operazioni a breve, anche se rimane un differenziale di circa 1 punto e mezzo
rispetto alla media nazionale. In crescita, purtroppo, anche le sofferenze, che
hanno ormai superato la soglia dei 42 miliardi di euro (pari al 15,1% del
totale dei crediti concessi) su un totale di 144 sul piano nazionale.
Cari amici, non è la
prima volta che lo dico, ma voglio ancora ribadirlo (considerato che è
fortemente affermato anche nel rapporto): “il Sud ha un potenziale di crescita enorme,
ma è la ripresa degli investimenti privati e pubblici a poter fare la
differenza tra la ripartenza e il ripiegamento delle prospettive di crescita”;
“ancora
una volta è decisivo il ruolo che può essere svolto dai fondi strutturali”; e “il
tempo resta la variabile chiave. Sebbene velate di incertezza, le prospettive
economiche restano timidamente positive: se il Sud ne sa approfittare, può
trainare la ripartenza dell’intero Paese”.
Non voglio aggiungere
altro: spero davvero che questa ripresa si concretizzi, e per questo lo Stato
deve fare fortemente la sua parte! Ne va del benessere dell’intero Paese.
A domani.
Mario
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