Oristano
17 Agosto 2016
Cari amici,
Al primo impatto la
figura tridimensionale realizzata desta stupore e meraviglia: dopo aver immaginato in mille
variabili come poteva essere il volto in carne e ossa dei Giganti di Mont’e
Prama, ora la prima ipotesi ricostruttiva esiste ed ha già fatto il giro del
mondo! Grazie al paziente lavoro di un gruppo di archeologi e di scienziati
dell’Università di Sassari, l’immagine di un guerriero è stata ricostruita in
laboratorio, partendo da un cranio quasi intatto, facendoci scoprire il volto
di uno degli eroi di pietra, uno di quelli che in alcune statue vediamo con le lunghe
trecce.
La presentazione al
pubblico della straordinaria e difficile operazione di ricostruzione è avvenuta
Venerdì 12 agosto a Stintino, presso il Museo della Tonnara, durante una
conferenza su “Le nuove frontiere della
bio-archeologia: Mont’e Prama, dallo
scavo al laboratorio". Relatori e presentatori del certosino lavoro di
ricerca e analisi, i due studiosi che hanno coordinato la complessa ricerca: l’archeologo
Prof. Raimondo Zucca, direttore degli scavi nel 2014, e il microbiologo Prof. Salvatore
Rubino, che ha coordinato lo studio bio-archeologico. L’operazione di ricostruzione
è stata resa possibile grazie al contributo dell’Università di Sassari, che ha
finanziato sia la precedente campagna di scavi del 2014, sia le successive analisi sul DNA
dei reperti, portate avanti dal Dipartimento di Scienze Biomediche.
L’immagine
tridimensionale è stata ottenuta basandosi su un cranio rinvenuto in una delle
tombe della collina di Mont’e Prama. Sul reperto si sono alternati diversi
tecnici, che hanno lavorato congiuntamente coinvolgendo anche un centro di
chirurgia facciale inglese per ricostruire le fattezze del volto. Dopo gli studiosi anche chi
osserva con attenzione le immagini del volto ricostruito concorda sul fatto che
si tratti di un giovane sui 20/25 anni, di forte e robusta costituzione, senza
barba e con due belle trecce che scendono lungo il petto. L'ipotesi ricostruttiva fatta
al computer non è stata facile: per riportare alla luce le sembianze del
guerriero, si è dovuti ricorrere alle più sofisticate tecniche utilizzate dalla
medicina forense e dalla bio-archeologia, ma alla fine gli sforzi dell’equipe sono
stati premiati.
Gli studi, sia sul sito
che sui ritrovamenti di Mont’e Prama, non si sono mai fermati ma continuano
senza sosta. Che questo luogo custodisca le spoglie mortali degli eroi della
civiltà nuragica è sicuramente una certezza, anche se risultano ancora da
definire non pochi dettagli, alcuni anche molto difficili da decifrare. Allo
stato attuale delle ricerche si è certi che nella necropoli del IX secolo a.C. è
presente una bella serie di sepolture individuali, riservate a maschi di età
compresa tra i 15 e i 30 anni, presumibilmente di alto prestigio sociale. Insomma,
è proprio vero: il sito dei giganti di Mont’e Prama continua ad essere uno di
quelli che continua a far parlare di sé alla grande, sia tra gli archeologi che
tra gli esperti, anche a livello internazionale.
L’immagine tridimensionale
di questo cranio ormai famoso e che ha consentito la
ricostruzione del volto del guerriero, è stata ottenuta sottoponendo il reperto
ad una minuziosa TAC effettuata dal Professor Gianni Meloni dell’Istituto di Radiologia
dell’Università di Sassari; il lavoro ricostruttivo è proseguito poi nel laboratorio
di antropologia sassarese, coordinato dal Prof. Vittorio Mazzarello (grazie anche
alla collaborazione della dottoressa Manuela Uras) e completato con il Face Lab della John Moores University di Liverpool. La ricostruzione facciale si è
basata, oltre che sui dati scientifici, sullo studio dei bronzetti e delle
diverse statue di Mont’e Prama.
Cari amici, nei giorni
scorsi ho appreso da l’Unione Sarda (leggo sempre i due quotidiani sardi L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna)
che l’Amministrazione Comunale di Cabras si è
lamentata del fatto che la recente presentazione della ricostruzione del volto
di uno dei guerrieri non sia avvenuta a Cabras ma nel sassarese, località ben distante
dal territorio dove i giganti sono stati rinvenuti. Anche se la risposta data al
Sindaco di Cabras è stata “piuttosto diplomatica” (il volto è stato presentato
nel contesto di una conferenza scientifica ad ampio raggio), credo che la presa
di posizione del Sindaco di Cabras sia pienamente giustificata: il contesto più
adeguato sarebbe stato quello dove i famosi guerrieri sono stati rinvenuti e
tutt’ora custoditi.
Con amarezza, mi viene
da chiudere questa riflessione pensando che ad essere sacrificati sono sempre i piccoli centri, a vantaggio dei più grandi. La nostra Provincia è stata sempre
“Cenerentola”, succube di Cagliari prima (ci basti pensare che i giganti
dormirono, dopo la scoperta del 1974, per molti lustri tra la polvere dei magazzini
del museo di Cagliari) ed oggi destinata a scomparire, defunta per sempre. Nell’Isola,
già ampiamente spopolata, i piccoli centri non hanno futuro: senza scuole,
senza uffici postali e banche, senza centri commerciali neppure modesti, chi
avrà il coraggio di resistere, continuando a vivere in questi luoghi diventati deserto? I pochi sardi rimasti (si parla che in mezzo
secolo in Sardegna saremo meno di un milione di abitanti) potranno vivere solo
al Sud a Cagliari e al Nord a Sassari.
A domani.
Mario
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