Oristano
22 Agosto 2016
Cari amici,
Da ragazzo, quando
facevo i miei giri in campagna in alta primavera (sono nato in un picclo paese con tanta campagna intorno) e la sete iniziava a farsi
sentire, era bello, incontrando un cardo di questo tipo, fermarsi e reciderne
con un coltello il giovane fusto centrale ricco di acqua e, dopo averlo decorticato, mangiarlo
con piacere; il suo amarognolo e acquoso sapore riusciva a dare refrigerio, estinguendo anche la precedente sete. Allora non ne conoscevo certo
le sue numerose proprietà, che invece scoprii molti anni dopo. Ebbene, amici,
oggi voglio fare partecipi anche Voi della grandi virtù di questa pianta che
nella nostra Sardegna cresce spontanea nelle campagne e nei terreni non
coltivati. Ecco per Voi alcune interessanti notizie.
Il Carduus benedictus
(Centaurea benedicta) o Cardo benedetto, appartiene alla famiglia delle asteraceae.
È una pianta erbacea annuale, spinosa, con fusti eretti e ramificati all'apice.
Originario delle regioni mediterranee il Cardo Santo cresce spontaneo
nell’Italia Centro Meridionale, dalla pianura fino all’alta collina. Chiamato
Centaurea dal greco "κέντρον kéntron" pungolo, sprone, per la forma
del bocciolo, oppure dal latino 'Centaurus' (greco “κένταυρος céntauros”)
centauro, la nota figura mitologica metà uomo e metà cavallo; secondo alcuni autori, la
pianta sarebbe stata dedicata a Chirone che, al contrario degli altri centauri,
aveva un’indole saggia e mite: esperto nelle scienze e nella medicina era
considerato maestro di Esculapio, di Achille e di altri eroi.
Sulle virtù di
questa pianta fiorirono non poche leggende. Una di queste dice che
quest'erba fu introdotta dalle Indie verso la metà del 1400 e donata
all'imperatore Federico III, che grazie ad essa guarì dalla sua emicrania; fu l’imperatore, dopo aver usufruito dei suoi positivi effetti, a chiamarla benedetta. Nel XVI secolo la sua fama
aumentò non poco: Shakespeare la decantava come ottimo rimedio contro le
palpitazioni. Dal Medio-Evo la varietà di cardo ‘benedicta’ divenne quella
magica per eccellenza, in quanto capace di dare forza e protezione. Anche nei
riti scaramantici bruciare del Cardo produceva l’effetto di allontanare le
negatività. Il Cardo Santo entrò così di diritto negli ingredienti degli antichi
rituali di guarigione, mediante la somministrazione di pozioni e infusi ai depressi
ed ai malinconici.
Nel Medioevo la pianta
era ritenuta efficace in una grande varietà di malattie, tra cui addirittura la
peste. Nell'antico studio dell'astronomia è Marte il pianeta legato al Cardo, e le divinità associate erano Minerva
e Thor. Già celebrata da Dioscoride duemila anni fa, nel Medioevo la pianta era coltivata
con successo da frati ed erboristi nei loro orti per le sue proprietà
medicinali. Si riteneva che la Centaurea benedicta possedesse, tra le altre virtù, quella di
rinforzare la memoria e di migliorare l’udito. Probabilmente questo attributo
gli venne riconosciuto per le supposte proprietà cardiocircolatorie che
favorendo la circolazione sanguigna, avrebbero aiutato l’irrorazione del
cervello.
Anche al giorno d’oggi
le sue proprietà sono ampiamente riconosciute: in erboristeria è rinomato per
le sue proprietà aperitive, diuretiche e toniche. La pianta contiene un
principio amaro (la cninina), tannini, sali minerali e vitamina B1. Il
principio amaro facilita la secrezione della bile e dei succhi gastrici,
rendendosi così utile a quanti soffrono di disturbi digestivi. Lo stesso principio
amaro è un valido aiuto contro l’inappetenza, favorendo i processi digestivi,
stimolando l'intestino e la cistifellea e, aumentando la diuresi, depurando in questo modo
l'organismo. In Sardegna, pensate, in alcune zone questo cardo è più noto come
“Cardu pisciarolu”.
Le proprietà
amaro-toniche ed aromatizzanti possedute, ne fanno un componente importante per la
preparazione di wermouth e di amari digestivi. Il suo importante principio
attivo, la cninina, ha buone proprietà antibiotiche e antinfiammatorie. Il suo uso, però, risulta controindicato nei soggetti affetti da iperacidità gastrica ed a quelli allergici alla
asteracee (può provocare irritazione della mucosa gastrica). Bisogna stare anche attenti alle dosi: meglio rispettarle
scrupolosamente, in quanto la cninina, se ingerita in forti dosi, causa vomito
e malesseri gastro intestinali. Il cardo santo può essere utilizzato anche in cucina: lessato in insalata o
unito in piccole dosi alla frutta nelle marmellate. Ottimo anche per bagni tonificanti.
Cari amici, con il passare del tempo per curare la nostra salute si aggiungono sempre nuovi e più efficaci rimedi, ma quelli vecchi risultano sempre efficaci. Nel caso del cardo benedetto, anche ai nostri giorni la sua efficacia risulta ben valida: la direttiva del Ministero della
Salute (Dicembre 2010), consente di inserire negli integratori alimentari gli
estratti vegetali di questa pianta in particolare cita folium, fructus, herba
c.floribus, summitas. Ovviamente, lo ricordo sempre, dobbiamo usare la massima pridenza e attenzione
nell’utilizzo “fai da te” delle sostanze naturali contenute nelle piante. Usatele sempre con cautela e solo su
prescrizione e controllo del medico o dell’erborista.
A domani.
Mario
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