Oristano
11 Dicembre 2015
Cari amici,
Il Terzo Millennio che
abbiamo appena iniziato a percorrere non potrà, economicamente, continuare a
muoversi negli stessi binari degli ultimi due secoli. Se il Novecento ha visto
nascere e svilupparsi la grande ‘Rivoluzione Industriale’, con cambiamenti
epocali sia nella produzione che nel cambiamento del nostro tenore di vita, dalla
fine del secolo scorso, ora le cose sono cambiate. Con l’avvento della Globalizzazione il sistema economico
ha iniziatosi a presentare crepe sempre più profonde: insomma, il consolidato
sistema economico, che gli economisti idealmente chiamano “Lineare”, è apparso chiaramente inadeguato, tanto da far pensare alla necessità di cambiamenti
importanti, necessari per la salvezza stessa del Pianeta.
I problemi più difficili
da risolvere appaiono almeno due: da un lato trovare soluzione ad una perdurante crisi economica e dall'altro la
necessità di salvaguardare l'ambiente, sempre più compromesso. Saranno proprio questi 2 fattori, quelli
che ci costringeranno a cambiare marcia, che ci faranno trasformare l’attuale
economia da “Lineare” a “Circolare”. Cerco di spiegarmi meglio. La crisi economica
galoppante che tocca sia la popolazione degli Stati europei industrializzati
che quella dei Paesi in via di sviluppo, deve trovare al più presto soluzione: la costante migrazione di milioni di persone è un esempio che non ha bisogno di commenti. Colpa, forse, dell'applicazione frettolosa di una Globalizzazione, che necessitava di maggiore graadualità? Chissà!
Nata con l’intento di
distribuire meglio la ricchezza, la Globalizzazione, in un mondo che non era ancora
pronto, è riuscita ad avvantaggiare chi era già ricco, creando invece schiere
di nuovi poveri. Trovare semplici e facili rimedi non è certo facile, se non
cambiando mentalità: in una parola modificando l’attuale sistema economico, di fatto
lineare, che non prevede la circolarità, ovvero il ri-uso delle risorse. L’unico rimedio applicabile nell'immediato appare quello del “risparmio”, dell'evitare lo spreco: sistema
vantaggioso, che consentirebbe un migliore utilizzo delle risorse, la riduzione degli sprechi,
e, di riflesso, una maggiore salvaguardia ambientale.
Chi ha letto il mio
recente post su questo blog (è del 2 Dicembre e porta per titolo: CONFERENZA DI
PARIGI SUL CLIMA: COP21 È FORSE
L’ULTIMA OCCASIONE PER SALVARE IL PIANETA), si è reso certamente conto che, senza
una seria e stringente politica di contenimento energetico, il pianeta stenterà
a salvarsi. Ma ‘contenimento energetico’, cari amici, significa proprio minore
spreco delle risorse, significa minori emissioni nell’atmosfera, significa evitare
di accumulare montagne di rifiuti e, invece, riciclare!
Certo, la verità è che
il mondo non è abituato al risparmio: ormai l’economia, basata sulla consuetudine dell’usa e
getta, ha contagiato un po’ tutti e questo è evidenziato dalle migliaia di
tonnellate di plastica che hanno già formato un’immensa isola di plastica galleggiante nel Pacifico che
continua a crescere. Tutto questo deve creare in tutti noi una profonda riflessione
e convincerci che è necessario cambiare determinate regole, anche economiche:
ecco cosa intendevo dire, a Voi che leggete, con il titolo che ho voluto dare a
questo post.
L’Economia
da lineare deve diventare circolare! Questo, certo,
comporterà modifiche anche dolorose al nostro tenore di vita, ma le
trasformazioni importanti un po’ lo sono sempre state: difficili e dolorose. Con la trasformazione nasceranno
nuovi mestieri, mentre altri diventeranno obsoleti, ci rassegneremo a sprecare
di meno, a fare economie, a rispettare maggiormente un pianeta sempre più
inquinato. La nostra coscienza ambientale sicuramente crescerà, con l’applicazione di una
nuova economia, più attenta e salutare. Si, quella di cui parlo, definita
“economia circolare”, manderà presto in soffitta proprio la
filosofia dell’usa e getta: se avessimo recuperato solo la metà di quello che
quotidianamente buttiamo, non saremmo mai arrivati a questo punto! Per esempio,
solo in campo alimentare gli sprechi hanno raggiunto dimensioni da capogiro.
Questo nuovo modello
economico, che lentamente sta entrando nella mentalità della gente, è in parte
già operativo: come la green economy, la sharing
economic, la bikeconomics, la blue economy, l’agricoltura sociale, etc. Certo, sistemi
nuovi, ai più ancora sconosciuti, che ci indicano già una nuova strada da seguire: armonizzare al meglio le
risorse e acquisire una maggiore sensibilità ambientale, in modo che nulla vada
sprecato ma rimesso in circolo. Tutto questo si concretizza attraverso la
mobilità sostenibile, il riuso dei materiali, la sostenibilità di nuovi modelli
di rigenerazione, anche urbana;
Ecco allora la
necessità di “ripensare l’economia”,
cambiando le regole del gioco! E’ attraverso questo nuovo concetto, quello di
economia circolare, che si può pensare di porre rimedio ai disastri del
passato. La nuova formula economica parte non tanto dal valore strettamente
commerciale della produzione, ma dal suo valore sociale. Il prodotto immesso
sul mercato non è banalmente della semplice merce ma la tessera di un puzzle, l’elemento di un sistema di relazioni, tra chi produce e chi
consuma; relazione costante, che non esaurisce la sua funzione una volta che la
merce consumata è diventata quello che noi oggi chiamiamo scarto! E’ questo
così detto ‘scarto’ la nuova materia prima che entra a far parte di un nuovo
ciclo: trasformato e rigenerato, lo scarto sarà il 'seme' di una nuova vita.
Cari amici, l’economia circolare più che un
sistema economico è un modello di vita, che pone al centro dell’uomo la
sostenibilità del sistema, un modello in cui non ci sono prodotti di scarto e
in cui le materie utilizzate vengono costantemente riutilizzate. Si tratta di
un sistema opposto a quello definito “lineare”, che parte dalla materia e
arriva al rifiuto. Quello che noi oggi chiamiamo rifiuto, invece, può generare altro
valore economico e sociale di rilevante importanza.
Spero davvero, che, al
termine della Conferenza di Parigi, si raggiunga, tra tutti i partecipanti,
una maggiore consapevolezza della fragilità del nostro pianeta e del necessario corretto uso delle sue risorse; è auspicabile che ogni
Nazione si decida, piccola o grande che sia, a fare senza indugio e correttamente la sua parte. Il pianeta è di tutti,
anche se alcuni continuano a pensare di esserne i padroni…
Grazie amici, a domani.
Mario
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