Oristano
14 Dicembre 2015
Cari amici,
quello indetto quest’anno
da Papa Francesco è un “GIUBILEO STRAORDINARIO”, che Egli ha voluto dedicare
alla “Misericordia”. Storia lunga e complessa nella Cristianità quella dei
Giubilei, divisi anche in ordinari e straordinari. Credo valga la pena di fare
un piccolo excursus storico su questa ricorrenza di valore tanto importante per
la Chiesa. La parola Giubileo deriva dall’ebraico «Jobel», che significa
«caprone», in riferimento al corno di montone utilizzato nelle antiche cerimonie
sacre. Il Giubileo, detto anche Anno Santo, è l’anno che il Papa dedica alla
remissione dei peccati e delle pene dei peccati; dedicato, dunque, alla
riconciliazione e alla conversione, attraverso la penitenza sacramentale. Un
anno (questa la sua durata) dedicato alla solidarietà, alla speranza, alla giustizia,
all’impegno al servizio di Dio, vissuto nella gioia e nella pace con tutti. L'Anno
giubilare è a tutti gli effetti un anno
dedicato a Cristo Redentore, portatore di vita e di grazia all'umanità. Quello
appena iniziato da Papa Francesco, si è aperto l’8 Dicembre, festa
dell’Immacolata, e si concluderà il 20 Novembre del 2016.
«Anno Santo», dunque,
che si svolge con la celebrazione di solenni riti sacri, con l’obiettivo primario
di una maggiore santità di vita degli uomini. Il Giubileo, come accennato
prima, è un evento universale, valido in tutta la Cristianità; esso viene definito
ordinario, quando è legato a scadenze prestabilite (in genere 50 o 25 anni),
mentre è straordinario quando è indetto per qualche avvenimento di speciale
importanza. Le sue origini sono radicate nel Vecchio Testamento, come spiega il
sito della Santa Sede; era la legge di Mosè che aveva fissato per il popolo
ebraico degli speciali anni particolari: "Dichiarerete santo il cinquantesimo
anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà
per voi un giubileo: ognuno di Voi tornerà nella sua proprietà e nella sua
famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina,
né mietitura di quanto i campi produrranno da sé; né farete la vendemmia delle
vigne, non potate. Poiché è il giubileo, esso Vi sarà sacro; potrete però
mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest'anno del giubileo, ciascuno
tornerà in possesso del suo" (Libro del Levitico)».
L’ultimo Anno Santo
ordinario è stato quello del 2000, indetto da Papa Wojtyla, che assunse un
significato speciale in quanto celebrava i 2mila anni dalla venuta di Cristo
(prescindendo dall'esattezza del calcolo cronologico). E, poi, anche perché fu
il primo Anno Santo a cavallo tra la fine di un millennio e l’inizio di un
altro: il Giubileo più antico, infatti, fu promulgato da papa Bonifacio VIII
nel 1300. Papa Bonifacio VIII aveva previsto un Giubileo ogni secolo: a partire
dal 1475, esso doveva permettere a ogni generazione di vivere almeno un Anno
Santo. Successivamente i Giubilei ordinari furono cadenzati con il ritmo dei 25
anni. Quelli «speciali», se promulgati, non modificano la periodicità di quelli
ordinari e sono indetti in occasioni definite, appunto, speciali.
Gli obiettivi e le
finalità peculiari di ogni «Anno Santo» vengono fissate dal Papa nel momento
stesso della promulgazione. Tuttavia, mentre nei Giubilei straordinari viene
indicato lo scopo specifico, la motivazione in quelli ordinari risulta generica:
il richiamo materno della Chiesa alla vita di grazia, la ripresa della vita
sacramentale, una maggiore carità nella vita di relazione, l’invito alla
liberazione dai mali sociali, il rinnovamento e la purificazione della vita
morale, e, ovviamente, la concessione dell’indulgenza plenaria. L’ultimo
Giubileo straordinario fu quello indetto da Papa Wojtyla, oggi santo.
La consuetudine di
indire Giubilei straordinari, senza intaccare la periodicità di quelli
ordinari, risale al XVI secolo. Il primo fu concesso da Sisto V (1585-1590) il
25 maggio 1585; indetto per inaugurare il proprio pontificato, esso avviò una consuetudine
che sarebbe continuata con i vari successori. Ci sono stati Giubilei
straordinari per avvenimenti certamente importanti: favorire la pace tra
cristiani, agevolare il buon esito di un Concilio, sostenere la lotta contro i
turchi, festeggiare la ricorrenza del 50° della definizione del dogma
dell’Immacolata Concezione.
Il Giubileo inizia con
un rito del tutto “particolare”: l'apertura della così detta Porta Santa. Si
tratta di una porta che, nella Basilica di S. Pietro a Roma, viene aperta solo
durante l'Anno santo, mentre negli altri anni rimane sigillata. Papa Francesco
quest’anno, rompendo la precedente tradizione, ha apportato non poche modifiche
all’antico rituale: dall’apertura in anteprima della “Porta Santa” a Bangui, alla
replica del rito anche nelle più lontane Diocesi da Roma, delegando i Vescovi
ad aprirle. In tante Basiliche del mondo quest’anno si apriranno tutta una
serie di porte sante: il mondo, come sostiene Papa Francesco, ha davvero
bisogno della “Misericordia di Dio”!
Si proprio la ‘Misericordia’
di Dio è il Leitmotiv del Giubileo di Papa Francesco: anteporre la misericordia al giudizio! “Dobbiamo anteporre la
misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio sarà sempre nella luce
della sua misericordia”. Questo l’invito centrale dell’omelia del Papa,
rivolta alle migliaia di persone presenti l’8 Dicembre in Piazza S. Pietro per
assistere alla suggestiva cerimonia dell’apertura della Porta Santa. Il Papa ha
ribadito che “questo Anno Straordinario è dono di grazia”. Riferendosi poi al gesto dell’apertura
della Porta Santa, ha spiegato: “Entrare per quella Porta significa scoprire
la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va
incontro personalmente. È Lui che ci cerca, è Lui che ci viene incontro”.
Cari amici, questo
“Sacro Rito” è stato compiuto ieri, Domenica 13 Dicembre, anche ad Oristano dal
nostro Arcivescovo Mons. Ignazio Sanna. Davanti ad una grande folla,
proveniente da tutte le Parrocchie della Diocesi, alle 16,30 un lungo corteo,
partito dalla Chiesa di San Francesco, si è compostamente avviato verso la
Cattedrale, il cui piazzale era già gremito di fedeli. L’Arcivescovo, preceduto
dal Presbiterio Arborense, ha raggiunto la grande porta laterale in bronzo.
Giunto alla porta si è fermato, sostando alcuni istanti in riflessione, pronunciando,
poi: “Aprite
le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore”. Dopo
aver appoggiato le mani sulla porta, ha detto: “E’ questa la porta del Signore,
per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono”.
Al termine del rituale,
la processione è continuata all’interno della Chiesa fino a raggiungere
l’altare: tutti cantavano il Salmo 121 “Rallegrati, Gerusalemme, accogli i tuoi
figli nelle tue mura”. In una Chiesa stracolma, il sacro rito ha preso corpo,
partendo dalla benedizione dell’acqua da parte dell’Arcivescovo. Rito di
benedizione iniziale che aveva il significato di forte “invocazione di
misericordia e salvezza”. Anche le letture del Vangelo riportavano all’atto
battesimale con l’acqua, effettuato da Giovanni il Battista, rito il Suo, che
anticipava il vero battesimo che sarebbe arrivato successivamente con la forza
dello Spirito Santo.
Mons. Sanna, nella Sua dotta
omelia ha ricordato il vero scopo di questo Giubileo della Misericordia:
riconciliare l’uomo con Dio, attraverso la conversione. Il Suo appassionato
discorso ruotava attraverso i ‘punti cardine’ cari a Papa Francesco, i tre
punti essenziali di questo Anno Santo: Giustizia,
Misericordia e Perdono. Giustizia certamente, ma amministrata con misericordia, e seguita dal perdono. Perdonare,
ha detto, non vuol dire cancellare le colpe, sfuggire alla giustizia, perché le
colpe vanno pagate, ma in presenza della misericordia e del perdono, si
instaura un patto nuovo che predispone alla rappacificazione. Contano l’oggi ed
il domani, non l'ieri, il passato! L’uomo rappacificato con Dio è un uomo nuovo: il
perdono, attraverso la misericordia, ha rinnovato quell’amicizia prima
interrotta.
Cari amici, ho
partecipato con gioia a questa solenne celebrazione. L’uomo ha bisogno di
coltivare la speranza, di riconciliarsi con gli altri uomini e conseguentemente
con Dio, che nella Sua immensa Misericordia, è sempre pronto a perdonarlo e a
ridargli nuova speranza. I pericolosi lampi di guerra che quotidianamente
scuotono il mondo, si possono spegnere solo attraverso la misericordia e il
perdono, perché se è vero che l’uomo è fragile, Egli sa di avere sempre Dio al
suo fianco, un Dio-Padre che mai lo abbandonerà.
Grazie, amici, della
Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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