Oristano
22 Dicembre 2015
Cari amici,
mancano tre giorni a
Natale e per molti questo è un periodo particolarmente impegnativo, in quanto dedicato allo scambio degli auguri anche per
l’imminente arrivo del nuovo anno. In questi compulsivi giorni, spesi alla ricerca di regali, di saluti e di auguri, la nostra mente si affanna a cercare di ricordare anche le
persone a noi oggi lontane, per poter scambiare con loro almeno un saluto ed un
augurio. Ricerca, questa, che ci fa tornare alla mente quelle amicizie che, per
i motivi più disparati, si sono interrotte e mai più riprese. Subentra a questo
punto, anche se non lo si vuole, una certa malinconia, una specie di imbarazzo, che ci
riporta indietro nel tempo, pensando ai motivi che hanno interrotto quelle amicizie.
Quello che affiora in
questi momenti è un sentimento particolare, che viene definito “senso di colpa”; riviviamo le tensioni di allora, le colpe nostre o quelle ricevute, riviviamo i tristi momenti in cui un’amicizia si
è interrotta, trasformandosi in inimicizia. Credo che tutti, certamente più di una
volta nella vita, si siano sentiti in colpa, convincendosi a posteriori di aver
fatto qualcosa di sbagliato; già fin da bambini abbiamo avuto a che fare con
queste sensazioni, quando abbiamo violato le regole imposte dai nostri
genitori, trasgredendole. Nella vita, poi, abbiamo continuato a fare tanti di
quegli errori e trasgressioni…che il conto sarebbe difficile da fare.
Trasgressioni e Sensi di colpa, ecco i due comportamenti di cui stiamo
parlando e che non viaggiano mai da soli, in quanto sempre strettamente legati. In psicologia il termine
trasgressione indica il comportamento anomalo di un soggetto che non rispetta le
regole che stanno alla base della vita comunitaria: sociali, culturali, morali,
ecc. Alla violazione segue il senso di colpa, che, sempre in psicologia, è
considerato quel sentimento umano che, essendo collegato all'infrazione, fa sentire
colpevoli (reali o presunti), e si manifesta come un senso di riprovazione verso sé
stessi.
Il senso di colpa,
dunque, altro non è che un’azione punitiva, messa in atto a posteriori nei
confronti di se stessi. Sensazione negativa, che mortifica e appanna l’immagine positiva che prima avevamo di noi stessi. Io positivo, il nostro, che abbiamo costruito in varie
fasi: attraverso l’educazione dataci dai nostri genitori, con l’insegnamento ricevuto dai
nostri maestri, o dai superiori nel lavoro svolto. La psicologia ci insegna che questo "senso di
colpa" ha una motivazione sociologicamente valida: evitarci di ripetere la
trasgressione messa in atto, convincerci che violare le regole porta solo ansia
e negatività. Quali, allora, gli strumenti che possiamo utilizzare per porre rimedio agli errori commessi e rimetterci nei giusti binari della correttezza?
Se si vuole evitare di
rifare gli stessi errori, per riuscire a cancellare quel senso di colpa che proviamo è
necessario ricostituire dentro di noi la precedente, positiva autostima che avevamo, diminuita a causa dell'errore; per fare questo,
anziché “piangere sul latte versato”, impiegheremo invece le nostre energie per
analizzare il comportamento non ottimale tenuto, operando per migliorarlo nelle successive occasioni. In questo modo, anziché continuare a punirci angustiandoci con il nostro senso di colpa, comportamento inutile e stupido, potremo ricostruire la nostra positiva autostima. Solo una coerente analisi di noi stessi, fatta dopo l'errore, ci consentirà di mettere in atto l’unico comportamento intelligente
possibile: rimboccarci le maniche e cercare di migliorarci, trovando gioia e soddisfazione
in ogni piccolo, infinitesimo passo in avanti che riusciremo a fare.
Passando poi ad analizzare l’altra
parte, quella di chi, per la violazione, per la trasgressione, ha dovuto
subire l’errato comportamento di qualcuno, anche qui entra il gioco l’autostima. E' certamente la positiva capacità di analizzare se stessi che può dare una grossa mano: vivere insieme agli altri presuppone la capacità di saper "stare insieme" che, altro non è che intelligente autostima. Virtù questa che, unitamente alla tolleranza, presuppone anche l'applicazione del perdono. Perdonare, anche se spesso non è facile, è
necessario, anche se presuppone che sia l’altro, l’autore dell’offesa, a chiedere il perdono.
Per farsi perdonare è
indispensabile compiere dei passi importanti: partendo dalla lucida convinzione
di aver commesso l’errore e di essere pronti a ripararlo. Riuscire a farsi
perdonare significa innanzitutto comprendere e ammettere di aver sbagliato.
Anche chi ha subito il torto, la violazione, deve essere tollerante: comprendere che sbagliare è umano e che tutti possiamo commettere degli errori. L’incontro,
tra offensore e offeso, se avvenuto nei termini prima descritti, consentirà da
una parte l’eliminazione del precedente senso di colpa, unito alla convinzione
che sbagliare è stato negativo, e dall'altra la raggiunta consapevolezza
che l’errore è sempre possibile e che perdonare chi si pente è certamente un'azione positiva.
Cari amici, ho iniziato
questo post, ricordando a tutti Voi che il Natale è vicino e che, certamente, questo
è il periodo dell’anno in cui dovremmo sentirci più buoni e disponibili a
perdonare e a riallacciare relazioni da tempo interrotte. L’uomo, anche se
fragile e peccatore, è nato per vivere in pace e armonia insieme agli altri.
Cogliamo quest’occasione per riconciliarci, perdonarci e riprendere con amore,
amicizia e solidarietà a fare ancora strada insieme.
Ricordiamoci che questo
che stiamo vivendo è l’anno del Giubileo della Misericordia: se Dio è
misericordioso con gli uomini, possono questi non perdonarsi a vicenda?
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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